RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 218 - Testo della
Trasmissione di mercoledì 6 agosto 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Il profondo cordoglio di Giovanni Paolo II
per le vittime del sanguinoso attentato in Indonesia.
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA
E SOCIETA’:
Sempre
più drammatica la situazione in Uganda, dove i ribelli continuano a sequestrare
i civili
Numerose iniziative negli
osservatori astronomici europei per le “Notti delle stelle”
Il
gruppo terroristico Jemaah Islamiya, legato ad Al Qaeda, ha rivendicato
l’attentato avvenuto ieri in Indonesia e costato la vita ad almeno 15 persone
In Liberia continuano gli scontri a fuoco
nonostante il progressivo dispiegamento della forza di pace dell’Ecowas
Israele ha liberato oggi 342 detenuti palestinesi
ma secondo il premier Abu Mazen il provvedimento adottato dallo Stato ebraico è
insufficiente.
6 agosto 2003
NELLA FESTA LITURGICA DELLA TRASFIGURAZIONE DEL
SIGNORE,
ALL’UDIENZA
GENERALE DI CASTELGANDOLFO, GIOVANNI PAOLO II HA RICORDATO
CON EMOZIONE LE STRAORDINARIE FIGURE DI PAOLO
VI, A 25 ANNI DALLA MORTE,
E SAN PIO X, A CENTO ANNI DALL’ELEZIONE A
PAPA
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
Un
testimone di Cristo, innamorato della Chiesa, attento ai segni dei tempi: così,
all’udienza generale di stamani a Castel Gandolfo, Giovanni Paolo II ha
tratteggiato la figura del servo di Dio Papa Paolo VI, nel venticinquesimo
anniversario della morte. Il Pontefice ha anche ricordato san Pio X, che
proprio cento anni fa veniva eletto alla Cattedra di Pietro. Il servizio di
Alessandro Gisotti:
**********
Nel
giorno in cui la Chiesa celebra il mistero luminoso della Trasfigurazione,
Giovanni Paolo II ha ricordato con parole emozionate il suo predecessore Paolo
VI, a venticinque anni da quel 6 agosto del 1978, quando Papa Montini si
spegneva nella residenza di Castel Gandolfo. E andando a ritroso con la memoria,
ha sottolineato come nell’ultima udienza generale, a quattro giorni dalla morte,
Paolo VI aveva parlato della “fede quale forza e luce della Chiesa”. Nel testo
preparato per l’Angelus del 6 agosto, che non poté pronunciare, ha aggiunto,
aveva scritto volgendo lo sguardo al Cristo trasfigurato: “quella luce che lo
inonda è e sarà anche la nostra parte di eredità e splendore”, una gloria che
siamo chiamati a condividere perché “partecipi della natura divina”. Paolo VI,
ha rilevato ancora, “avvertiva l’importanza di commisurare i gesti e le scelte
di ogni giorno al ‘grande passaggio’ al quale si andava via via preparando”
come testimonia quanto scriveva nel Pensiero alla morte. E qui il Santo
Padre ha corredato questo ricordo con una profonda riflessione per tutti i
fedeli:
“Per i credenti la morte è come l’“amen” finale della
loro esistenza terrena. Così è stato certamente per il servo di Dio Paolo VI,
che nel “grande passaggio” rese manifesta la sua più alta professione di fede”.
Egli che, alla
chiusura dell’Anno della Fede, aveva proclamato con solennità il ‘Credo del
Popolo di Dio’, ha aggiunto, “lo sigillò con l’ultimo personalissimo ‘amen’,
quale coronamento di un impegno per Cristo che aveva dato senso a tutta la sua
vita”. Con devota
riconoscenza, ha proseguito, vogliamo ricordare Paolo VI come “autentico
testimone di Cristo Signore, innamorato della Chiesa e sempre attento a
scrutare i segni dei tempi nella cultura contemporanea”:
“A distanza di venticinque anni dalla sua dipartita,
sempre più fulgida ci appare la sua alta statura di maestro e difensore della
fede in un’ora drammatica della storia della Chiesa e del mondo”.
All’udienza, circondato dall’affetto di oltre tremila
fedeli, Giovanni Paolo II ha ricordato anche un altro suo predecessore: san Pio
X, che il 4 agosto di cento anni fa veniva eletto al soglio pontificio.
Salutando con affetto un gruppo di pellegrini di Treviso, conterranei di Papa
Sarto, ha ricordato il “ruolo importante” che questo Pontefice ha avuto nella
storia della Chiesa e dell’umanità all’inizio del XX secolo. San Pio X, ha
detto, ci “ha lasciato un esempio di “totale fedeltà a Cristo e di amore
appassionato per la sua Chiesa”.
**********
Prima
dell’udienza generale, Giovanni Paolo II ha celebrato, stamani a Castel
Gandolfo, una Messa in memoria di Paolo VI. Il Santo Padre ha ricordato la
memorabile Enciclica, Mysterium fidei, che Papa Montini dedicò
all’Eucaristia, nel terzo anno del suo pontificato. “Devotissimo maestro della
dottrina e del culto dell’Eucaristia – ha detto – egli definiva la presenza
sacramentale di Cristo nel Sacrificio eucaristico come presenza ‘veramente
sublime’ che ‘costituisce nel suo genere il più grande dei miracoli’. Giovanni
Paolo II ha così messo l’accento sulla “fede e sollecitudine” con cui Paolo VI
“istruì il Popolo di Dio su questo mistero centrale della fede cattolica”. Alla
messa di stamani, era presente anche il segretario privato di Paolo VI, mons.
Pasquale Macchi, che - al microfono di Antonella Palermo - ricorda la
straordinaria umanità, tratto caratterizzante della personalità di Papa
Montini:
**********
Paolo VI aveva un rapporto con le persone di estrema
umanità e questa si manifestava in modo particolare proprio attraverso lo
sguardo. Uno sguardo che non era inquisitorio, non era di rimprovero, era solo
uno sguardo di amore che voleva penetrare nell’anima per dare vera comunicazione
e per arrivare ad un rapporto sincero, profondo, intimo. Il sorriso più bello,
più straordinario, che io ricordo di Paolo VI, è quello che ho visto sul suo
volto quando ha subito l’attentato. Dopo che io ho preso per il collo
l’attentatore e lo ho allontanato buttandolo tra le braccia della polizia, mi
sono voltato a vedere Paolo VI e nel suo sguardo dapprima ho visto una punta di
rimprovero per la violenza con cui avevo reagito, ma poi, soprattutto ho visto
un sorriso che non dimenticherò mai. Un sorriso che mi sembrava l’espressione
della gioia di chi poteva offrire qualcosa a Cristo, il suo sangue a Cristo.
**********
In occasione
del 25.mo anniversario della morte di Paolo VI - oggi pomeriggio alle ore 17 -
il cardinale Virgilio Noé celebrerà una Messa nella Basilica Vaticana in
ricordo di Papa Montini.
A 25
ANNI DALLA MORTE, UN PROFILO DI PAOLO VI NELLA RIEVOCAZIONE
DEL
GIORNALISTA ANDREA TORNIELLI CHE HA RACCOLTO I TRATTI SALIENTI
DEL
SUO PONTIFICATO IN UN VOLUME EDITO IN QUESTI GIORNI DALLA PIEMME,
DAL
TITOLO “PAOLO VI IL TIMONIERE DEL CONCILIO”
-
Servizio di Giovanni Peduto -
**********
Amato e avversato, lodato e
criticato, Paolo VI raccolse l’eredità del Concilio Vaticano II trovando il
coraggio di scelte difficili. Terminava il corso della sua vita terrena 25 anni
or sono, come oggi, a Castel Gandolfo. Era la sera di domenica 6 agosto, Festa
della Trasfigurazione del Signore. Invano i fedeli lo avevano atteso alla
recita dell’Angelus: venne divulgato il testo dell’allocuzione che aveva
preparato. Chi è stato Paolo VI? Impossibile in poche battute delinearne esaurientemente
la figura. Ne abbozziamo un tentativo con il giornalista Andrea Tornielli di
Milano, vaticanista del quotidiano ‘Il Giornale’, che vanta già numerose
pubblicazioni.
D. – Si può tracciare una
linea dominante del pontificato di Paolo VI?
R. – Certamente. Direi che
Paolo VI ha avvertito più che mai la grande distanza, il grande fossato che si
era verificato tra il mondo moderno, la società contemporanea, il Vangelo e la
Chiesa, per cui, in tutto il suo pontificato, egli ha cercato i modi per
colmare questa distanza. Nella sua prima grande Enciclica programmatica del
Pontificato l’Ecclesiam Suam, spiega che i cristiani devono vivere nel
mondo ma non essere del mondo, ma che questa distinzione non è mai distanza e
che la Chiesa ha il dovere di rendere ed annunciare a tutti il patrimonio che
ha ricevuto. In questo senso è stato un grande Papa moderno che ha insistito
molto sul dialogo, ma questo dialogo lo intendeva sempre come l’offerta che la
Chiesa fa delle verità di grazia di cui Cristo l’ha resa depositaria.
D. – Quali reazioni suscitava
Paolo VI nei suoi contemporanei?
R. – Bisogna dire che Paolo
VI, fin dall’inizio del suo Pontificato, è sempre intervenuto ogni qual volta
ha visto o ha creduto di vedere messe in gioco le verità della fede: penso
all’Enciclica sull’Eucaristia Mysterium Fidei o ad altri pronunciamenti,
dall’Humanae vitae all’Enciclica che ribadisce il celibato sacerdotale o
agli interventi puntuali e precisi fatti durante il Concilio. Ecco, tutto
questo ha fatto sì che il Papa alla fine sia stato un po’ avversato sia da
destra, mi si perdoni la semplificazione, che da sinistra all’interno della
Chiesa. Da destra, dalla galassia tradizionalista, perché lo si vede come il
Papa che durante la fase del post-Concilio, in qualche modo non ha saputo
gestire la crisi della Chiesa, da sinistra, dalla parte più progressista,
perché gli si imputa il fatto di non aver portato a compimento le grandi
riforme iniziate con il Concilio da Giovanni XXIII. Credo che questa divisione
sia del tutto ingenerosa ed anti-storica, perché Paolo VI è stato a un tempo un
Papa profondamente moderno ma fedele alla tradizione.
D. – Quale eredità ha lasciato
questo Pontefice alla Chiesa e al mondo?
R. – Credo che la grande
eredità di Paolo VI sia stata raccolta in pieno da Giovanni Paolo II.
Ricordiamo che fu Paolo VI ad iniziare i viaggi internazionali in giro per il
mondo: ne fece ben 9 visitando tutti i Continenti. E’ stato Paolo VI ad
iniziare l’ecumenismo, un ecumenismo della carità, come lo chiamava, un
ecumenismo fatto di gesti e di incontri più che di discorsi e di proclamazioni
dottrinali. E credo che questi due elementi, insieme all’ansia dell’annuncio
evangelico - in questo senso, lo ribadisco, lui intendeva il dialogo - siano
l’eredità che Giovanni Paolo II ha raccolto e sviluppato, fedele alle indicazioni
del Concilio.
D. – Qualche ricordo della
morte …
R. – 25 anni fa il Papa moriva
nella solitudine di Castel Gandolfo così come aveva voluto, cioè lavorando fino
all’ultimo, perché in fondo saltò soltanto quell’Angelus. Tre giorni prima
aveva incontrato il presidente della Repubblica, Sandro Pertini, nascondendogli
il fatto che già era sofferente e aveva la febbre. Un episodio, un aneddoto che
mi ha sempre molto colpito e commosso, è il fatto che nel momento in cui il
Papa muore, alle 9.40 della sera, la sveglia che teneva sul tavolo si mette a
trillare. E’ una sveglia che gli aveva regalato la madre negli anni ’20 e che
lui aveva portato con sé in Polonia e che da allora, per tutta la sua vita, lo
aveva svegliato ogni mattina all’alba. Il giorno della morte del Papa, il
segretario inavvertitamente, caricandola, la puntò all’ora in cui poi il Papa
sarebbe morto.
**********
Il Papa
ha istituito in Colombia tre nuove diocesi, con territorio distaccato
dall’arcidiocesi di Bogotà, rendendole suffraganee della stessa Chiesa metropolitana.
La prima è la nuova diocesi di Engativà, con più di un milione e 300 mila
abitanti. Vi sono 48 parrocchie ed un santuario, 71 sacerdoti, di cui 49
diocesani e 22 religiosi, 14 seminaristi maggiori, 68 comunità religiose
maschili e femminili. Come primo vescovo di Engativà, il Santo Padre ha
nominato mons. Héctor Luis Gutiérrez Pabòn, finora vescovo di Chiquinquirà.
La seconda nuova diocesi è quella di Fontibòn, con un
milione e 232 mila abitanti. I fedeli sono distribuiti in 41 parrocchie e
assistiti da 63 sacerdoti, di cui 40 diocesani e 23 religiosi, più 8 diaconi
permanenti. Vi sono 24 seminaristi maggiori, mentre le comunità religiose sono
7 maschili e 27 femminili. Il Pontefice ha nominato primo vescovo di Fontibòn
mons. Enrique Sarmiento Angulo, finora ausiliare di Bogotà.
La terza diocesi istituita dal Papa in Colombia è quella
di Soacha, con poco più di un milione di abitanti. Vi sono 28 parrocchie e 42
sacerdoti, di cui 39 diocesani e 3 religiosi, più un diacono permanente e 7
seminaristi maggiori. Da aggiungere poi una comunità di religiosi e 14 di
religiose. Come primo vescovo di Soacha, il Santo Padre ha nominato mons.
Daniel Caro Borda, finora ausiliare di Bogotà.
In Brasile, il Pontefice ha nominato ausiliare
dell’arcidiocesi di San Paolo il presule mons. José Maria Pinheiro, finora
ausiliare della diocesi di Guajarà-Mirim.
In Canada, il Papa ha nominato vescovo di Saint-George’s
il presule mons. Douglas Crosby, dei Missionari Oblati di Maria Immacolata, che
continua a reggere anche la diocesi di Labrador City-Schefferville.
IL
CORDOGLIO DEL PAPA PER LE VITTIME
DELLA
SANGUINOSA ESPLOSIONE A GIAKARTA
Profonda
tristezza per le vittime della tragica esplosione avvenuta ieri in Indonesia è
espressa da Giovanni Paolo II in un telegramma di cordoglio, inviato a suo nome
dal cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, al cardinale Julius Riyadi
Darmaatmadja, arcivescovo di Giakarta.
“Profondamente rattristato dalla notizia della tragica
esplosione nell’hotel Marriott in Giakarta, Sua Santità Papa Giovanni Paolo II
– si legge nel messaggio in inglese – offre ferventi preghiere per le vittime,
i loro familiari e tutti coloro che sono rimasti feriti. Sulla scia di questa
insensata perdita di vite, il Santo Padre fa appello a tutte le persone
affinché si adoperino per la pace e l’armonia. Egli prega per quanti sono stati
colpiti da questa tragedia e implora da Dio Onnipotente il dono della forza e
del conforto per tutti coloro che sono nel lutto”.
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
La prima pagina si apre
sottolineando che nel giorno in cui la Chiesa celebra il mistero luminoso della
Trasfigurazione di Cristo sul Tabor, Giovanni Paolo II ricorda all’udienza
generale il “Papa dell'Eucaristia” e il “Papa del Concilio”.
Pio X: esempio di totale
fedeltà a Cristo e di amore appassionato alla Chiesa.
Paolo VI: testimone del
Signore, sempre attento a scrutare i segni dei tempi.
Sempre in prima, un articolo
dal titolo “L’Onu e la clonazione umana”.
Nelle vaticane, per il cammino
della Chiesa in Africa, un articolo sull’azione pastorale delle Suore “Notre
Dame de l’Eglise” al servizio dei non vedenti.
Nelle pagine estere, Indonesia:
sospettati terroristi islamici alleati di “Al Qaeda” per l’attentato all’hotel
Marriott di Jakarta.
Uganda: catechisti rapiti a
Kitgum dai ribelli dell’Lra.
Liberia: l’arrivo delle forze
dell'Ecowas non ferma gli scontri armati.
Nella pagina culturale, un
articolo di Domenico Volpi su un volume dedicato a Silvio Spaventa Filippi,
fondatore del “Corriere dei Piccoli”.
Nelle pagine italiane, in primo
piano il tema delle pensioni: altri attriti tra sindacati e membri del Governo.
=======ooo=======
6 agosto 2003
UN
INCONTRO INTERNAZIONALE DI GIOVANI IN SPAGNA SUGLI INSEGNAMENTI
DI
SANT’AGOSTINO, PER VIVERE UN’ESPERIENZA DI COMUNITA’ CRISTIANA
Si è concluso ieri a
Guadarrama, in Spagna, il settimo incontro internazionale giovanile agostiniano,
un campo di sei giornate voluto dai religiosi agostiniani per fare incontrare i
giovani che percorrono un cammino ispirato agli insegnamenti di Sant’Agostino.
Lo scopo è di proporre un’esperienza di vera comunità cristiana basata su fede,
amicizia e fraternità. Il servizio è di Tiziana Campisi:
**********
Sono
350 i giovani che da 25 diverse Nazioni si sono radunati a Guadarrama, in
Spagna, per il VII incontro internazionale giovanile agostiniano. Un Meeting
che l’ordine di Sant’Agostino organizza ogni 3 anni per proporre giornate di
riflessione sui diritti umani, conferenze su problematiche attuali, momenti di
preghiera, festival e spettacoli, uniti per fare di questi tempi, tempi
migliori. Questo il tema conduttore delle giornate che vogliono suggerire ai
giovani di cercare nel loro cuore secondo la spiritualità di Sant’Agostino, la
speranza di un mondo migliore. Padre Alfonso Turieso, responsabile della
pastorale giovanile di una parrocchia di Madrid:
“Accompagniamo
i giovani nel mondo dell’educazione tentando di indicare loro un cammino di
vita cristiana. La nostra missione è cercare di condurre i giovani a Dio
attraverso l’amicizia ed un cammino di gruppo in cui si condividono esperienze
di vita. L’obiettivo di questo incontro, per noi religiosi agostiniani, è di
convivere con i giovani per conoscere quello che pensano ed aiutarli nelle loro
necessità”.
Barbara
ed Edward, due giovani che hanno partecipato all’incontro ci raccontano le loro
esperienze:
“Questo
incontro internazionale mi dà molta soddisfazione. E’ meraviglioso che possa
parlare con tanta gente proveniente da tutto il mondo e che siamo uniti
nell’amicizia agostiniana. Mi sembra di essere in una grande comunità che supera
le barriere delle Nazioni”.
D. –
Edward, tu sei di Panama, cosa ti ha insegnato la spiritualità agostiniana?
R. – A
condividere esperienze, vivere in comunità, cercare la verità e coltivare
l’amicizia.
Da
Guadarrama i giovani porteranno con loro uno statuto, cercheranno di vivere gli
insegnamenti di Agostino affrontando i problemi della loro vita, la vita di
ogni giorno.
Da
Guadarrama, in Spagna, per la Radio Vaticana, Tiziana Campisi.
**********
A
CHIUSURA DEL CAMPO NAZIONALE, UN IDENTIKIT DEGLI SCOUT DELL’AGESCI,
ASSOCIAZIONE
EDUCATIVA CON UNA PROPOSTA DI FEDE FORTE
-
Intervista con Lino Lacagnina -
Si conclude il campo nazionale scout dell’Agesci che ha
coinvolto, in quattro province italiane, oltre 20 mila giovani e 3 mila
volontari. In un messaggio inviato ai vertici dell’Associazione, il Papa ha
ribadito l'importanza della proposta educativa scout che mira a formare il
senso di responsabilità dei giovani per costruire buoni cittadini di domani. Il
campo nazionale ha ricevuto la visita di mons. Giuseppe Betori, segretario
generale della Conferenza episcopale italiana, e quella di rappresentanti delle
Istituzioni nazionali e locali. Luca Collodi ha chiesto a Lino Lacagnina,
presidente del Comitato centrale Agesci, quali sono le caratteristiche
dell’Associazione:
**********
R. – La possiamo definire come un’Associazione educativa
aperta a tutti, con un’offerta educativa però specifica, cioè quella dello
scoutismo. Una proposta di fede forte, quella di fare un’esperienza personale
di Gesù; è un’appartenenza territoriale capillare interattiva con il contesto dove
opera, quindi con tutte le agenzie educative, quartiere, società civile e
parrocchia: questo è in sintesi l’Agesci. Ma la vocazione fondamentale è quella
educativa attraverso il metodo scout.
D. – Questo campo nazionale dell’Agesci suddiviso in
quattro regioni ha ricevuto il messaggio di Giovanni Paolo II e poi la visita
di mons. Giuseppe Betori, segretario generale della Conferenza episcopale
italiana; quindi nella Chiesa c’è un grande interesse, sia quello del Papa sia
quello della Conferenza episcopale italiana. Sicuramente ciò vi ha dato modo di
ripensare l’importanza di questa esperienza, in particolare per qualificare i
giovani. Andiamo a parlare del problema educativo dei giovani di oggi: l’Agesci
si sente coinvolta da questa problematica?
R. – Noi
ci sentiamo particolarmente grati al Santo Padre per aver ribadito la stima e
la fiducia della Chiesa verso l’Agesci e soprattutto verso la sua azione
educatrice ed evangelizzatrice. Questo ci ricarica molto, ci dà anche la
responsabilità di non deludere il Santo Padre. Ci sono poi anche le parole di
mons. Betori, che sono state di stima ma soprattutto di invito a continuare
questo impegno evangelizzatore in una situazione certo non facile, in controtendenza,
ma dove sta risultando sempre di più che i nostri adolescenti - perfettamente
inseriti nel contesto ma non diversi dagli altri - stanno risultando una realtà
splendida. Forse noi adulti dovremmo riflettere un po’ su questo.
D. – In cosa si differenzia la vostra proposta educativa
per i giovani rispetto ad altre realtà italiane?
R. – Il messaggio del Papa centrava molto bene alcune
caratteristiche dell’Agesci. Per esempio, il discorso della vita nella natura
che non è un mero ecologismo; questa capacità di intervenire sempre di più
sugli aspetti delle autonomie, del senso di responsabilità da parte dei
ragazzi. Baden Powell aveva intuito alcuni elementi pedagogici che sono
validissimi ancora oggi. Ad esempio, proprio il discorso, dell’autoeducazione,
dell’autonomia, del senso di responsabilità: noi abbiamo voluto mettere al
centro dei nostri campi la ‘squadriglia’, che è stata la grande intuizione pedagogica
di Baden Powell, perché è proprio
dentro questo piccola ‘squadriglia’ che si evidenziano tutti gli elementi
principali del metodo scout: la formazione del carattere, il servizio al
prossimo, le abilità manuali; quindi, le capacità che si acquisiscono, possono
esprimersi al meglio perché in questo gioco di squadra ciascuno dev’essere in
grado e capace di fare la sua parte. Il gruppo diventa vincente, diventa un
luogo di crescita, se tutti giocano fino in fondo la loro parte.
**********
=======ooo=======
6 agosto 2003
L’ONU STIMA IN 5 MILIARDI DI DOLLARI IL FABBISOGNO
MINIMO DI AIUTI
DA PARTE DEI PAESI DONATORI A SOSTEGNO DELLA RIPRESA
ECONOMICA IN IRAQ
NEL 2004. ALTRI 15 MILIARDI DOVREBBERO ENTRARE NELLE
TASCHE DEGLI IRACHENI
ATTRAVERSO LA VENDITA DEL PETROLIO, LA REMISSIONE
DEL DEBITO ESTERO
E IL RIMPATRIO DI FONDI CONGELATI O SEQUESTRATI
BAGHDAD = L'Iraq avrà bisogno
per il 2004 di cinque miliardi di dollari dai Paesi donatori per mantenere le
proprie 'pericolanti' infrastrutture e non arrivare ad un blocco totale dei
servizi di base. Lo ha dichiarato Ramiro Lopez da Silva, il coordinatore delle
Nazioni Unite per le operazioni umanitarie in Iraq, precisando che funzionari
del ministero delle Finanze iracheno hanno stimato che i costi per mantenere
attivi le istituzioni del Paese ed i servizi per il 2004 si aggirano intorno a
20 miliardi di dollari. Da Silva ha
aggiunto che l'Iraq, come entrate, può aspettarsi molto poco oltre a ciò che
potrebbe provenire dall'industria
petrolifera, dalla cancellazione del debito estero e dal rimpatrio dei
fondi congelati o sequestrati. Dati i gravi problemi iracheni nella ripresa
delle esportazioni del petrolio, le stime previste per le entrate totali nel
2004 sarebbero di 15 miliardi di dollari, o anche meno, e lascerebbero un buco
di 5 miliardi di dollari. I Paesi donatori, che si riuniranno nell'ottobre
prossimo, potrebbero essere riluttanti a fornire tale somma, data la mancanza
di sicurezza nel Paese ed inoltre, ha sottolineato da Silva, anche se si
impegnassero non vorrebbe dire che il denaro arriverebbe a destinazione: la
maggior parte dei soldi promessi all'Afghanistan deve ancora arrivare Prima
della guerra, molti funzionari americani affermavano che l'Iraq sarebbe stato
in grado in breve tempo di pagare autonomamente la propria ricostruzione,
grazie alle entrate petrolifere. Ma
funzionari dell'Onu hanno riferito che Washington è rimasta
sorpresa per l'estensione dei danni
provocati dalla guerra e per gli alti costi della ricostruzione. Da Silva ha
detto che la situazione della sicurezza è la
principale preoccupazione dei donatori. La mancanza di sicurezza ha un
''impatto molto serio'' sugli sforzi umanitari in Iraq: ''Ci sono aree dove i nostri operatori - ha detto da
Silva - non possono recarsi, come nel cosiddetto triangolo sunnita, ad ovest e
nord di Baghdad'', dove i fedelissimi
di Saddam sono ancora molto forti e le truppe statunitensi sono bersaglio di
numerosi attacchi. (R.G.)
NON SI FERMANO IN UGANDA
I SEQUESTRI COMPIUTI DAI RIBELLI
DEL SEDICENTE “ESERCITO
DI RESISTENZA DEL SIGNORE”.
L’EMERGENZA UMANITARIA
SI FA SEMPRE PIÚ DRAMMATICA
LIRA. =
Rimane sempre drammatica la situazione in Uganda, sconvolta da un conflitto
interno che sta seminando ovunque distruzione e costringe la popolazione civile
a continui spostamenti nel Paese. In particolare, “la cittadina di Lira, di
questo passo, si trasformerà in un immenso campo profughi”, afferma all’agenzia
missionaria Misna padre Sebhatleab Ayele, responsabile dei programmi di “Radio
Wa” (La Nostra Radio), emittente della diocesi di Lira, nel nord Uganda. “Qui è
emergenza umanitaria a tutti gli effetti: servono cibo, coperte, medicine… La
gente vorrebbe tornare a lavorare nei campi. Ma il terrore di finire nelle mani
dei ribelli è troppo grande”, afferma il sacerdote comboniano. In questa
precaria situazione, infatti, i bambini sono quelli che soffrono maggiormente,
costretti spesso a trascorrere le notti all’addiaccio in mancanza di un tetto.
La stagione delle piogge ha poi moltiplicato i casi di malaria, tifo e altre
malattie infettive. Intanto non si fermano i sequestri, nel nord del Paese,
compiuti dai ribelli del sedicente “Esercito di resistenza del signore”. Altri
venti civili sono stati catturati, tra
cui figura Francis Tolit, un catechista
cattolico della missione di Kitgum, nell’arcidiocesi di Gulu. Il sequestro sarebbe avvenuto già
venerdì scorso presso Lelamur (otto chilometri ad ovest di Kitgum). Solamente
nel fine settimana, attorno a Kitgum, sono state rapite una decina di persone, mentre proprio ieri
un convoglio di macchine è stato assalito dai ribelli, in una località a
sette chilometri dalla missione
cattolica di Namokora: un automezzo con a bordo alcune infermiere
impegnate in una campagna di
vaccinazioni è stato dato alle fiamme, fortunatamente senza vittime. (M.D.)
“LA CHIESA APPROFONDISCA TUTTI GLI ASPETTI DEL
PROBLEMA OGM”.
PADRE GIULIO ALBANESE, DIRETTORE DELL’AGENZIA
MISSIONARIA MISNA, SOTTOLINEA LA NECESSITÁ DI CONSIDERARE LE REALI ESIGENZE
DEI PAESI DEL SUD DEL MONDO
ROMA. =
Recentemente è tornato alla ribalta sulla stampa internazionale il dibattito
sui cosiddetti organismi geneticamente modificati, meglio noti come Ogm. La
Chiesa stessa desidera valutare seriamente, dopo i dovuti studi, gli eventuali aspetti
positivi e negativi delle nuove tecnologie applicate all’agricoltura. Una voce
significativa nella discussione è quella del mondo missionario, direttamente
interessato al drammatico problema della fame nel Sud del mondo, per il quale
gli Ogm potrebbero rappresentare, secondo alcuni, una soluzione. Padre Giulio Albanese,
direttore responsabile dell'agenzia missionaria Misna, sottolinea l’importanza
di ricercare un punto di vista comune nella Chiesa, allo scopo di approfondire
ogni aspetto del problema, sia dal punto di vista scientifico che etico ed
umanitario. La riunione di studio prevista per il prossimo autunno, patrocinata
dal Pontificio consiglio di Giustizia e Pace, potrà, secondo padre Albanese,
portare ad indicazioni autorevoli in merito. Le preoccupazioni di numerose
componenti del mondo missionario, delle quali la Misna si vuole fare portavoce,
riguardano, però, il meccanismo economico che soggiacerebbe all’utilizzo degli
Ogm. “Al di là del pur lecito principio cautelativo – afferma Giulio Albanese
- ben radicato nella cultura europea,
vi è la questione del “business”, e più precisamente del diritto di proprietà
sulle sementi Ogm, che indiscutibilmente, anche alla luce della etica sociale
della Chiesa cattolica, non farebbe che acuire, a nostro avviso, la dipendenza
dei Paesi poveri dai Paesi ricchi”. Il mondo missionario, per bocca del direttore
della Misna, si proclama certo che la Chiesa saprà tenere in alta considerazione
le esigenze dei popoli e delle comunità del Sud del mondo. (M.D.)
DAL 10 AL 12 AGOSTO PER
LE ‘NOTTI DELLE STELLE’ NUMEROSI GLI APPUNTAMENTI
NEGLI OSSERVATORI ASTRONOMICI EUROPEI, APERTI PER
L’OCCASIONE AL PUBBLICO. SERATE PER SCRUTARE IL CIELO STELLATO ANCHE NELLE LOCALITA’
DI VACANZA
BRUXELLES. = Gli astrofili di tutt'Europa si preparano a festeggiare l'Astronomia nelle
notti tra il 10 ed il 12 agosto prossimi. A partecipare sono le Associazioni di
Astronomia in Francia, Italia, Belgio, Olanda, Gran Bretagna, Germania e Spagna.
“Questa manifestazione - spiega una nota dell'Unione Astrofili Italiani (Uai),
guidata da Emilio Sassone Corsi - è cresciuta anno dopo anno ed oggi si può ben
dire che è l'unico grande appuntamento europeo per condividere l'Astronomia in
tutte le sue mille sfaccettature”. “In Italia - riferisce ancora l'Uai - molti
Osservatori astronomici saranno aperti e svolgeranno attività per il pubblico.
Molte associazioni di astrofili locali, inoltre, organizzeranno serate di per
osservare le stelle nelle località di vacanza, al mare o in montagna,
richiedendo alle Amministrazioni comunali lo spegnimento o l'abbassamento
dell'illuminazione pubblica. “Sarà un modo semplice - conclude l'associazione -
per far avvicinare grandi masse di cittadini in Europa all'Astronomia ed alle
problematiche dell'inquinamento luminoso”. (R.G.)
=======ooo=======
6 agosto 2003
- A
cura di Amedeo Lomonaco -
Potrebbe esservi la ‘Jemaah Islamiya’, il gruppo
terroristico legato ad Al Qaeda, dietro il
sanguinoso attentato che ieri ha devastato, in Indonesia, l’hotel ‘Marriott’ di Giakarta causando almeno 15 morti e circa 150 feriti. Il
drammatico episodio di violenza, avvenuto due giorni prima della conclusione
del processo contro alcuni integralisti islamici imputati per la strage di Bali
del 12 ottobre 2002, sembra dunque collocarsi nel complesso scenario legato al
terrorismo. La ‘Marriott’ è infatti una delle
maggiori catene alberghiere americane e l’hotel della capitale indonesiana era
uno tra i potenziali obiettivi indicati in appunti sequestrati a sospetti
membri della rete islamica. Secondo la polizia indonesiana è
anche molto probabile un collegamento con la strage avvenuta, lo scorso
ottobre, nell’isola di Bali. I particolari nel servizio di Maurizio
Pascucci:
**********
La presidente Megawati Sukarnoputri ha visitato ieri il
luogo dell’attentato. Nessun gruppo ha per ora rivendicato la responsabilità
dell’attentato, ma i sospetti cadono sull’organizzazione Jemaah Islamiya,
legata ad Al Qaeda, e a cui si attribuisce anche l’attentato di Bali dello
scorso ottobre che costò la vita a 202 persone. Domani, infatti, sarà pronunciata
la condanna contro Amrozi, il principale imputato del processo per l’attentato
di Bali. Intanto, un portavoce del ministro degli esteri, ha detto che la
priorità al momento è quella di salvare i feriti, molti dei quali verserebbero
in gravi condizioni:
“WE ARE
NOT GOING TO LIMIT SUSPECT TO ANY PARTICULAR GROUP, ...
Ufficialmente, non circoscriveremo le indagini ad un
gruppo specifico; al momento, però, a poche ore dall’attentato, capirete che la
nostra maggiore preoccupazione è quella di salvare vite e curare i feriti, di
proteggere l’area così che nessuno possa manomettere eventuali prove. E
speriamo che presto sapremo chi è il responsabile di questo vile atto”.
Le autorità locali e quelle internazionali avevano
precedentemente indicato che ulteriori attentati sarebbero stati probabili in Indonesia.
Maurizio Pascucci, per la Radio Vaticana.
**********
La crisi liberiana ha vissuto
ieri un’altra giornata caratterizzata da segnali contrastanti. Accanto al
progressivo dispiegamento del contingente nigeriano dell’Ecowas ed ai propositi
di pace lanciati dai
ribelli del Lurd, nella recente conferenza stampa promossa a Roma dalla Comunità di
Sant’Egidio, si deve infatti registrare la drammatica
situazione del Paese africano, martoriato anche ieri da sanguinosi
combattimenti. Ce lo conferma Giulio Albanese:
*********
Scontri tra ribelli e forze governative sono avvenuti ieri
soprattutto nella capitale liberiana Monrovia, nella zona del porto di cui le
forze del presidente Charles Taylor vogliono riprendere il controllo, e
Buchanan, seconda città del Paese, dove invece le forze governative affrontano
i ribelli dell’altro gruppo attivo nel Paese, il Model. Intanto, i contrasti
che si vivono sul campo di battaglia si ritrovano anche sul versante
diplomatico. Secondo un portavoce del governo nigeriano, infatti, ieri il
presidente Taylor avrebbe posto nuove condizioni alla proposta di asilo
presentatagli dalla Nigeria. Taylor avrebbe sì confermato la sua intenzione di
lasciare il potere lunedì 11 agosto, come promesso, d’altronde, ma avrebbe
precisato che non lascerà la Liberia, finché il tribunale speciale per la
Sierra Leone non avrà ritirato le accuse di crimini di guerra e contro
l’umanità mosse nei suoi confronti.
Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.
**********
In Medio Oriente è il giorno della liberazione di 342
detenuti palestinesi: un provvedimento che Israele ha definito un segno di
buona volontà nella direzione della pace. Ma secondo il premier palestinese,
Abu Mazen, che attendeva il rilascio di circa 6 mila prigionieri, il gesto è
insufficiente e rischia di far salire ulteriormente la tensione nei Territori.
Il servizio di Graziano Motta:
**********
263
dei 339 palestinesi liberati hanno lasciato il grande campo di detenzione di
Ketsiot nel Negeb, 58 la prigione di Megiddo, gli altri quella centrale della
polizia. Hanno dovuto tutti sottoscrivere un impegno a rinunciare a violenze e
terrorismo. Nei prossimi giorni Israele rilascerà altri 99 palestinesi, molti
dei quali condannati per delitti comuni o perché in posizioni irregolari.
Intanto, chiedono di essere scarcerati nel contesto del processo di pace due
prigionieri eccellenti nella prigione di Gerico sotto sorveglianza americana:
il segretario generale del Fronte popolare Ahmed Saada e Fuad Shubaki,
mandatario del trasporto illegale di armi scoperto sulla nave Kalinaa. A Jenin
stamane un reparto delle forze di sicurezza israeliane ha compiuto
un’incursione volta alla cattura di otto ricercati, membri della polizia
palestinese o della guardia presidenziale di Arafat.
Per la
Radio Vaticana, Graziano Motta.
**********
Nel
giorno del 58.mo anniversario del primo olocausto atomico della storia, il
sindaco di Hiroshima ha lanciato, alla presenza del primo ministro giapponese,
Junichiro Koizumi, un appello al presidente americano, George Bush, ed al
leader nordcoreano, Kim Jong Il, perchè visitino la città nipponica.
Nel
pieno delle polemiche sui dossier relativi alle armi irachene, che hanno
investito il governo britannico di Tony Blair, si celebrano oggi, a Longworth,
i funerali del consulente delle autorità di Londra in materia di armi chimiche,
David Kelly. Il consigliere di Downing Street si era suicidato il 17 luglio
scorso, dopo che il suo nome era entrato nello scandalo sui rapporti
dell'intelligence presumibilmente gonfiati per attaccare Saddam Hussein. Nelle
prossime settimane, nel quadro dell’inchiesta sulla morte dell’esperto,
verranno ascoltati tra gli altri lo stesso Blair e il ministro della Difesa
Hoon. Ma quanto pesa la morte di Kelly sul futuro del governo laburista di
Londra? Giada Aquilino lo ha chiesto al corrispondente Rai dalla capitale
britannica, Antonio Caprarica:
**********
R. – E’ difficile naturalmente dirlo con precisione, ma
certo è un’ombra assai grave che staglia su questo governo che pure ha battuto
il record di durata di tutti i governi laburisti. C’è un sondaggio che dovrebbe
risultare particolarmente preoccupante per Blair, dal quale risulta che ormai
due terzi degli inglesi non hanno fiducia nel primo ministro. E’ piuttosto
impressionante che proprio pochi giorni prima del funerale, il portavoce
ufficiale di Downing Street sia andato a dire ai giornalisti che tutto sommato
questo Kelly vantava un ruolo che di fatto non giocava. Naturalmente, questo ha
prodotto una ovvia indignazione dell’opinione pubblica e l’ennesima
presentazione di scuse da parte del governo.
D. – La vicenda Kelly, le armi di distruzione di massa
irachene che non si trovano, i dossier dell’Intelligence addomesticati … Cosa
rimane oggi della guerra in Iraq?
R. – Il comitato ristretto della Commissione affari esteri
del Parlamento ha risposto in modo preoccupante facendo un bilancio molto
negativo della guerra, soprattutto dal punto di vista della battaglia
permanente contro il terrorismo. Di fatto la guerra all’Iraq ha in qualche modo
distolto impegno e forze dalla guerra al terrorismo.
**********
Proseguono
le indagini, da parte del Pentagono, per una misteriosa forma di polmonite che
nelle ultime settimane ha provocato, in Iraq, la morte di almeno due soldati
statunitensi. Un’ipotesi sulle cause della malattia riguarda i possibili
effetti collaterali del vaccino contro l’antrace somministrato ai militari
americani inviati nel Golfo Persico. Le maggiori autorità religiose musulmano-sciite delle città
di Najaf e Kerbala, a Sud di Baghdad, hanno intanto raggiunto un accordo con
l’amministrazione civile statunitense in base al quale si assumono l’incarico
di garantire ordine e rispetto della legge a patto che le forze americane si
ritirino ai limiti dei due centri abitati. L’urgenza di una maggiore sicurezza
nelle città irachene è purtroppo confermata dall’esplosione, a Baghdad, di un
camion che - secondo alcuni testimoni - avrebbe causato, oggi, la morte di
almeno 4 persone.
=======ooo=======