RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 217 - Testo della Trasmissione di martedì 5 agosto 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Nominati dal Papa il nunzio apostolico in Guinea Equatoriale e un nuovo vescovo in Vietnam

 

Cento anni fa come ieri, l’elezione di Pio X al soglio pontificio. Un ricordo di Papa Sarto con il prof. Francesco Malgeri

 

Sugli organismi genericamente modificati, la Chiesa attende dalla scienza risposte certe per il servizio dell’uomo. Intervista con il vescovo Elio Sgreccia.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

I fedeli romani celebrano oggi la memoria della dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore, nell’anniversario della prodigiosa nevicata estiva sul colle Esquilino. Con noi, il mariologo padre Stefano De Fiores

 

Importante svolta in Liberia: presentata a Roma davanti alla stampa internazionale una formale dichiarazione di pace dei vertici del Lurd. Ai nostri microfoni, il leader dei ribelli, Sekou Damate Conneh.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Appello dei Salesiani per aiuti al popolo dominicano, duramente provato da fame e povertà

 

Saccheggiata dai banditi in Brasile la Comunità Incontro fondata da don Pierino Gelmini

 

In Svizzera calano le vocazioni alla vita religiosa. Le congregazioni cercano vie per proporre con più efficacia i propri carismi

 

I cento anni di madre Bernadette Smeyers, abbadessa emerita del monastero di Santa Cecilia sull’isola di Wight

 

Una mostra ad Edimburgo con 90 opere di Claude Monet, maestro dell’impressionismo

 

24 ORE NEL MONDO:

In Indonesia l’esplosione di una bomba ha causato, stamani, la morte di almeno 10 persone

 

E’ stato annullato l’incontro, previsto domani, tra il premier palestinese, Abu Mazen, e quello israeliano, Ariel Sharon

 

L’ingresso del primo contingente dell’Ecowas e la dichiarazione dei ribelli a favore della pace: sono questi gli sviluppi più significativi della situazione in Liberia.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

5 agosto 2003

 

 

NOMINATI DAL PAPA IL NUNZIO APOSTOLICO IN GUINEA EQUATORIALE

E UN NUOVO VESCOVO IN VIETNAM

- A cura di Paolo Salvo -

 

Il Papa ha provveduto oggi a due nomine riguardanti rispettivamente l’attività diplomatica della Santa Sede e la provvista di Chiesa in una diocesi del Vietnam. Nel primo caso, il Santo Padre ha nominato nunzio apostolico in Guinea Equatoriale il neo arcivescovo italiano Eliseo Antonio Ariotti, dallo scorso 17 luglio nunzio apostolico in Camerun. Il presule, che ha 54 anni, è al servizio diplomatico della Santa Sede dal 1984 e ha prestato successivamente la propria opera nelle rappresentanze pontificie in Uganda, Siria, Malta, Stati Uniti d’America, nella Sezione per gli Affari Generali della Segreteria di Stato, quindi in Spagna e in Francia.

 

Per quanto riguarda la Chiesa in Vietnam, Giovanni Paolo II ha nominato vescovo della diocesi di Hung Hoà il sacerdote Antoine Vu Huy Chuong, di 58 anni, attuale professore di Teologia Dogmatica nel Seminario maggiore interdiocesano di Can Tho. La biografia del nuovo presule vietnamita rivela che nel 1954, il piccolo Antoine, quando aveva appena dieci anni, al momento della divisione del Paese in due parti, si rifugiò nel Sud insieme con i milioni di cattolici del Nord. Nel 1956, a 12 anni, entrò nel Seminario minore dell’arcidiocesi di Saigon, poi passò nel Pontificio Seminario San Pio X di Dalat, per gli studi filosofici e teologici. Ordinato sacerdote nel 1971 a Saigon, fu incardinato nella diocesi di Can Tho, dove si è occupato della direzione spirituale dei seminaristi e dell’insegnamento teologico.

 

La diocesi di Hung Hoà, eretta nel 1960, era vacante da ben 11 anni, ossia dal 9 maggio 1992, a seguito della morte del suo vescovo, mons. Joseph Le Phung Hieu. Suffraganea dell’arcidiocesi di Hanoi, dal punto di vista territoriale la diocesi di Hung Hoà è la più grande circoscrizione ecclesiastica del Vietnam, con una superficie di oltre 54 mila kmq, nove provincie civili, 7 milioni e 145 mila abitanti. I cattolici sono 192 mila, distribuiti in 76 parrocchie e assistiti da 17 sacerdoti diocesani. Vi sono inoltre 7 diaconi, 30 seminaristi maggiori, 102 preseminaristi. Nella stessa diocesi vietnamita operano pure 97 religiose “Amanti della Croce”, 21 laiche consacrate dell’Istituto secolare “Sacro Cuore” e una schiera di ben 1.762 catechisti.

 

Nell’ottobre dello scorso anno, una delegazione della Santa Sede guidata dall’allora sottosegretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Celestino Migliore, aveva compiuto una visita in Vietnam, affrontando con le autorità governative vari aspetti della presenza e della vita della Chiesa cattolica nel Paese asiatico. Nel mese di novembre, inoltre, erano avvenute due nomine vescovili, mentre il vice primo ministro della Repubblica socialista del Vietnam, Wu Khoang, si era incontrato in Vaticano con il cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, e con il segretario per i Rapporti con gli Stati, l’arcivescovo Jean Louis Tauran. Nel luglio scorso a Roma, infine, si sono riuniti i cattolici vietnamiti della diaspora.

 

 

CENTO ANNI FA PIO X SULLA CATTEDRA DI PIETRO

- Intervista con il prof. Francesco Malgeri -

 

La Chiesa ha ricordato ieri i 100 anni dall’elezione al soglio pontificio di Papa Pio X, Giuseppe Sarto. Il successore di Leone XIII – che Pio XII canonizzerà il 29 maggio 1954 – nacque nel 1835 a Riese, in provincia di Treviso e resse la Chiesa sino al 20 agosto 1914, agli inizi della prima Guerra Mondiale. Considerato un conservatore sotto molteplici aspetti, Pio X si afferma come uno dei Papi più riformatori del secolo sul piano della riorganizzazione interna della Chiesa romana. Ma qual era il contesto storico in cui Pio X si trovava a guidare la Chiesa? Stefano Leszczynski lo ha chiesto a Francesco Malgeri, docente di storia contemporanea presso l’Università La Sapienza di Roma:

 

*********

R. – Vanno tenute presenti le sue riforme. La ristrutturazione, ad esempio, delle diocesi nell’Italia meridionale anche con l’instaurazione dei seminari regionali. Una  riforma che, tra l’altro, poi nel Mezzogiorno ha suscitato molte polemiche perché la tendenza di Pio X era quella di mandare vescovi settentrionali nelle diocesi meridionali e questo a volte non era troppo gradito all’interno delle diocesi, ma era una preoccupazione legata soprattutto ad una formazione più attenta del clero. Nello stesso tempo riordina le parrocchie romane, istituendone molte nuove nelle periferie di Roma. C’è il tentativo di snellire anche le funzioni della Curia Romana con una sorta di accentramento attorno alla Segreteria di Stato. C’è la codificazione del Diritto canonico. Insomma tutta una serie di iniziative certamente non trascurabili.

 

D. – Pio X è anche famoso per il suo catechismo e per la preoccupazione di una scristianizzazione della società che riteneva dilagante ...

 

R. – Possiamo dire che il catechismo si caratterizzava per la semplicità delle immagini, dei termini, con suggerimenti e concetti morali. Certamente l’intenzione era anche quella di portare l’uomo a duna maggiore aderenza ai valori cristiani perché tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento si assiste a un processo di scristianizzazione della società, soprattutto all’interno del mondo del lavoro. La penetrazione, ad esempio, delle idee socialiste nel mondo operaio in Paesi come la Francia e come l’Italia provocava il rischio che gli antichi valori, su cui era fondata  la società, venissero meno. L’obiettivo di Pio X era di tentare questo recupero, di evitare che questo processo potesse coinvolgere l’intera società.

 

D. – Infine, si arriva ad un altro episodio cruciale della storia, ma anche della vita di questo Papa, cioè la prima guerra mondiale...

 

R. – Questo Papa tentò con tutte le sue forze di scongiurare il conflitto. Si dice addirittura che proprio lo scoppio del conflitto  e il non essere riuscito ad evitarlo sia stata anche una causa della sua morte. Certamente si muove sul filo dell’azione diplomatica delle varie nunziature, ma si coglie immediatamente, come poi lo coglierà anche il suo successore Benedetto XV, una sorta di insensibilità da parte delle potenze ad accogliere questo invito alla riconciliazione e alla pace tra i vari Stati europei.

**********

 

 

PROVARE L’UTILITA’ E VERIFICARE I RISCHI PER LA SALUTE UMANA

NEL RISPETTO DELL’AMBIENTE E DELL’ETICA ECONOMICA:

LA CHIESA IN ATTEGGIAMENTO DI APERTURA VERSO LA SCIENZA

A SERVIZIO DELL’UOMO ATTENDE RISPOSTE CERTE SUGLI ‘OGM’

- Intervista con mons. Elio Sgreccia -

 

 

Si allarga e si approfondisce anche nel mondo cattolico il dibattito sugli ‘Ogm’, gli organismi geneticamente modificati, usati in campo agricolo: c’è bisogno di maggiori informazioni ‘pro e contro’ perché il pubblico, i consumatori, i cittadini possano capire e decidere su un aspetto tanto importante quale è quello del cibo per la salute umana, per l’ambiente, per gli equilibri economici e per i risvolti etici. Luca Collodi, del nostro programma  One-o-five live” ha interpellato il vescovo Elio Sgreccia, vicepresidente della Pontificia Accademia per la Vita e direttore del Centro di Bioetica dell’Università Cattolica del “Sacro Cuore”:

 

**********

R. – Prima di tutto non ci deve essere chiusura per l’intervento dell’uomo sulle piante e sugli animali anche nel campo genetico, qualora questo risulti esente da danni e utile per l’uomo stesso. Il secondo punto è che ci sia una verifica dei rischi, una verifica che deve essere obiettiva, deve essere scientifica, che deve essere fatta sui prodotti naturali ma anche sui farmaci e, per una ragione ancor più delicata, sugli organismi geneticamente modificati. E’ la verifica del rischio, il cosiddetto principio di precauzione. Finora non sono stati denunciati, se non come allarme, gravissimi rischi. Mi sembra che si vada con le debite cautele, con una sorta di sperimentazione prima di immettere sul mercato. Un’altra condizione è che si rispetti anche l’equilibrio ecologico, cioè si rispetti la biodiversità. Le specie nuove non debbono soppiantare quelle preesistenti. La biodiversità deve essere custodita nel mondo perché è una ricchezza di tutti.  Terzo, il cittadino deve essere informato, cioè noi siamo per una etichettatura dei prodotti. Del prodotto che viene immesso nel mercato si deve sapere se è ‘ingegnerizzato’, non ‘ingegnerizzato’ anche perché, vero o no il rischio, si dia tempo alla gente di persuadersi, ma a quel punto ci sia la libertà e la consape-volezza di sapere se il prodotto è ‘ingegnerizzato’ o no. In ultimo, questa materia  - ecco l’altra componente del problema – deve essere anche rispet-tosa dell’etica economica a livello internazionale. Cioè, prodotti ‘ingegnerizzati’ non devono servire per esclusiva utilità delle grandi imprese, delle grandi industrie. Tutte le industrie hanno il loro vantaggio, devono avere il loro giusto vantaggio, ma non deve essere un monopolio che diventi gravoso per chi fosse costretto a utilizzare questi prodotti. Il discorso sulle biotecnologie non deve poi essere utilizzato a fini protezionistici. Di questa istanza si è fatto portavoce il cardinale Ersilio Tonini, e cioè la paura che i prodotti preesistenti possano venire in concorrenza con quelli nuovi a loro svantaggio. Ci deve essere un equilibrio, un rispetto anche delle ragioni etiche del mercato, non solo quelle etiche della salute.

 

D. – Quando parliamo di tematiche così delicate, c’è sempre un impatto molto attento da parte della gente ...

 

R. – Su questo problema, come su molti altri di grande importanza in questo scorcio di storia, il segreto sta nel congiungere insieme la scienza, con le sue indubbie capacità di avanzare, di verificare le verità oggettive, di carat-tere sperimentale,  e l’etica che metta in confronto le risorse della scienza con i valori umani e con la persona che deve stare al centro. L’etica, inoltre, deve guardare anche ai processi economici a carattere internazionale, globalizzati.

**********

 

 

=======ooo=======

 

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

La prima pagina si apre con la situazione in Liberia: non tacciono le armi a Monrovia e a Buchanan.

Un articolo di Andrea Riccardi dal titolo “Con il suo genio cristiano ha lavorato per una nuova primavera della Chiesa”: venticinque anni fa la morte di Paolo VI. 

All’interno, una pagina dedicata alla solenne ricorrenza, con un contributo di Vicente Carcel Orti dal titolo “Promotore del rinnovamento conciliare della Spagna”.

Sempre in prima, un articolo dal titolo “Non deludere la speranza di pace del popolo sudanese”: occorre un rinnovato impegno internazionale per superare lo stallo negoziale.

 

Nelle vaticane, una pagina dedicata alla Trasfigurazione del Signore.

 

Nelle pagine estere, Indonesia: attentato in un albergo di Jakarta.

Medio Oriente: annullato per forti divergenze il vertice tra Sharon ed Abu Mazen.

 

Nella pagina culturale, un elzeviro di Luigi Maria Personè dal titolo “Quelle amare vacanze passate sui libri”.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema delle pensioni: accesa discussione politica e sindacale sulle dichiarazioni di Maroni.

 

=======ooo=======

 

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

5 agosto 2003

 

NEL SEGNO DELLA DEVOZIONE MARIANA, I FEDELI ROMANI CELEBRANO IL “MIRACOLO

DELLA NEVE” E LA DEDICAZIONE DELLA BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

 

**********

(Magnificat di F. Lizst)

 

Una tradizione secolare, ma sempre emozionante, segno di una devozione che il tempo non intacca. Ricorre oggi la Memoria della Dedicazione della Basilica romana di Santa Maria Maggiore, nell’anniversario della storica nevicata sull’Esquilino del 5 agosto 335. Evento straordinario, interpretato quale segno della volontà della Madonna di indicare il luogo su cui elevare una cappella in suo onore. Quello che rappresenta il più antico tempio dedicato alla divina Maternità di Maria, è anche noto come Basilica Liberiana, dal nome di Papa Liberio (352-366), cui si deve l’edificazione della chiesa primitiva. La ricorrenza mariana del “Miracolo della Neve”, riproposto ogni anno in una festosa e suggestiva rappresentazione, viene amplificata in questi giorni dalla concomitanza con l'Anno del Rosario indetto dal Papa. Ieri, la “celebrazione della vigilia” ha visto la partecipazione di numerosi fedeli alla preghiera del Rosario, alla celebrazione dei Primi Vespri Capitolari e, infine, alla Santa Messa, presieduta da mons. Vincenzo Apicella, ausiliare di Roma. Stamani, poi, il cardinale Carlo Furno, arciprete della Basilica, ha presieduto la Santa Messa Pontificale, mentre nel pomeriggio l'Eucaristia verrà officiata dall’arcivescovo Robert Sarah, segretario della Congregazione per l'Evangelizzazione dei popoli. Sulle tradizioni di devozione popolare legate alla figura di Maria, Debora Donnini ha raccolto una riflessione del mariologo padre Stefano De Fiores:

 

“All’inizio proprio dell’VIII secolo, Papa Sergio ordinò una solenne processione in occasione della Festa della ‘Dormizione’, che sarà subito chiamata anche Assunzione, dalla chiesa di Sant’Adriano fino a Santa Maria Maggiore. Quindi, abbiamo delle testimonianze del fatto che i fedeli si sono posti questa domanda: “dov’è Maria, dov’è la Madre di Gesù”? A questo interrogativo i fedeli rispondono con la preghiera. La tipica orazione, molto antica del II-III secolo, è quella del Sub tuum praesidium, “sotto la tua protezione ci rifugiamo, Madre di Dio, le nostre suppliche non respingere nelle necessità, ma da ogni pericolo liberaci, tu sola pura, sola Benedetta”. Vediamo qui che c’è la percezione della persona di Maria nell’ambito della gloria di Dio in un’atmosfera di santità, di bontà, di misericordia e, naturalmente, anche di potenza.

 

Dobbiamo rivolgerci alla Madre di Gesù, perché Maria ode tutti i giorni le generazioni chiamarla Beata e quindi noi dobbiamo avere fiducia in Lei, perché è la fonte della luce, è anche la Madre della salvezza avendo dato a noi il Salvatore del mondo, Gesù Cristo. La Corona che brilla sulla testa di Maria è stata interpretata in tanti modi nel corso dei tempi. Ultimamente, queste 12 stelle hanno ispirato un artista cattolico a metterle nella bandiera d’Europa.

 

Maria entra in Europa in qualche modo al posto di Suo Figlio, prima di Suo Figlio, però essendo Maria totalmente relazionata al Cristo, che deve partorire ogni giorno nella Chiesa e con la Chiesa, questo riferimento fa sì che già nella bandiera ci siano le radici cristiane, e siano messi in rilievo, proprio attraverso la figura di Maria, i valori cristiani che sono veramente all’origine, hanno davvero costituito un punto di riferimento nella storia dell’Europa”.

 

(musica)

**********

 

 

PRESENTATA A ROMA DINANZI ALLA STAMPA INTERNAZIONALE

UNA FORMALE DICHIARAZIONE DI PACE DEI VERTICI DEL LURD

- Intervista con Sekou Damate Conneh -

 

 

Ritiro immediato dei guerriglieri all’arrivo a Monrovia delle forze di pace, impegno per una soluzione politica che coinvolga tutte le parti in causa in Liberia, priorità all’arrivo dei soccorsi umanitari per la popolazione allo stremo. Questo in sintesi il contenuto del documento letto ieri dai vertici del Lurd, i “Liberiani uniti per la riconciliazione e la democrazia”, durante la conferenza stampa svoltasi nella sede della Comunità di Sant’Egidio a Roma. Al microfono di Dorotea Gambardella il leader delle forze ribelli, Sekou Damate Conneh, ci illustra i punti più importanti della proposta politica.

 

**********

R. - THE IMPORTANT POINT IS THE PRESIDENCE …

Il punto fondamentale è la presidenza. In Liberia tutti vogliono assumere il comando. Noi stessi siamo stati accusati di combattere per la presidenza, ma vogliamo sottolineare che non è così. Siamo convinti che la soluzione politica debba includere le società civili, i partiti politici e le altre organizzazioni liberiane, siamo anche convinti che la pace debba svilupparsi nel rispetto delle norme del diritto internazionale.

 

D. – Quale sarà il vostro ruolo nel futuro della Liberia?

 

R. – WE WILL BE VERY HAPPY WHEN ONE DAY PEACE …

Noi saremo soddisfatti quando nel nostro Paese si instaurerà la pace e ciascuno potrà far ritorno alle proprie abitazioni. Non siamo un partito politico, ma un’organizzazione di resistenza, abbiamo imbracciato le armi per liberare la Liberia. La nostra missione sarà conclusa quando il Paese sarà liberato, in tal caso potremo cercare un lavoro, anche in ambito governativo. Ribadisco non vogliamo trasformare il Lurd in un partito politico, alcuni nostri membri si occupano di politica non è escluso che in futuro potranno ritornare a ricoprire la loro carica.

 

D. – Nel vostro Paese c’è una vera e propria emergenza umanitaria, che cosa state facendo voi in tal senso?

 

R. -  WE ARE VERY VERY CONCERNED …

Siamo molto preoccupati per l’emergenza umanitaria, al momento stiamo distribuendo cibo, ma auspichiamo che le forze di pace arrivino al più presto, in modo da permettere alle organizzazioni umanitarie di entrare in Liberia per portare il loro contributo.

 

D. – Qual è la vostra opinione in merito al fenomeno dei bambini soldato?

 

R. – WE ARE VERY CONCERNED …

Siamo molto preoccupati per questo fenomeno, tanto da aver proibito ai nostri reparti di arruolare bambini, per cui se contravvengono ai nostri ordini, sanno che verranno puniti. Oltre a questo, la nostra organizzazione ha investito denaro nell’apertura di diverse scuole, che abbiamo fornito di tutto il materiale necessario per attrarre i bambini. Abbiamo compreso infatti che molti ragazzini si arruolano per noia, perché non sanno cosa fare. La gente, soprattutto coloro che vivono al Nord, ha bisogno di cibo e medicine. Dal canto nostro stiamo facendo quanto più è possibile.

**********

 

 

=======ooo=======

 

 

CHIESA E SOCIETA’

5 agosto 2003

 

“LA POPOLAZIONE DOMINICANA HA BISOGNO DI ASSISTENZA, SCUOLE E STRADE”.

I PADRI SALESIANI LANCIANO UN APPELLO PER UN AIUTO AL PAESE CARAIBICO DURAMENTE PROVATO DALLA POVERTÁ E DALLA FAME

 

SANTO DOMINGO. = “Più che dei Giochi Panamericani la popolazione dominicana ha bisogno di scuole, strade e assistenza. In alcuni quartieri della capitale non c’è niente di tutto questo e la gente non riceve aiuti sufficienti dal governo”. Sono le parole, rilasciate all’agenzia missionaria Misna, del sacerdote salesiano dominicano padre Rogelio Cruz, impegnato ad esercitare il proprio ministero nel quartiere periferico di Cristo Rey, nella zona nord di Santo Domingo. A margine della XIV edizione dei Giochi Panamericani, in programma fino al 17 agosto, padre Cruz ha lanciato in collaborazione con diversi organismi popolari un’iniziativa, denominata “Fiamma contro la fame”, per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica nazionale ed internazionale sulla grave crisi economica che affligge il Paese caraibico. “Qui la gente vive in uno stato di completo abbandono - spiega il religioso – la maggior parte delle abitazioni non hanno neanche l’elettricità. La popolazione più sfortunata si rende conto di questo paradosso e teme che i proventi di questo avvenimento sportivo non vengano investiti per il bene del Paese ma finiscano solo nelle tasche di un’elite”. L’iniziativa non è stata tuttavia accolta senza problemi. Padre Cruz lamenta come all’inaugurazione della “Fiamma contro la fame”, venerdì scorso, le forze dell’ordine siano intervenute cercando di impedire con gas lacrimogeni lo svolgimento della manifestazione. Secondo fonti di stampa dominicane l’operazione di polizia avrebbe causato un numero imprecisato di feriti. (M.D.)

 

 

SACCHEGGIATA DAI BANDITI LA COMUNITÁ INCONTRO “VITORIA REGIA” DI BURITY VERMELHO, IN BRASILE. “CONTINUEREMO NEL NOSTRO IMPEGNO”,

AFFERMA IL FONDATORE DEL CENTRO, DON PIERINO GELMINI

 

BURITY VERMELHO. = Ha suscitato sconcerto e vero e proprio terrore negli adolescenti e nei giovani della Comunità Incontro “Vitoria regia” di Burity Vermelho, a 70 chilometri da Brasilia, la razzia perpetrata venerdì 1° agosto da sette banditi mascherati ai danni della struttura fondata nel 1995 dal sacerdote italiano don Pierino Gelmini per raccogliere dalle strade i ragazzi provenienti dalle favelas delle grandi città brasiliane. I rapinatori si sono presentati alle otto di sera, e, con le pistole puntate, hanno chiuso i giovani nelle celle frigorifere, obbligando poi il responsabile del centro ad accompagnarli nel corso del vero e proprio saccheggio. Sono stati rubati denaro, automezzi, televisori, telefoni, computer e mezzi meccanici. Solamente verso la mezzanotte il responsabile ha potuto raggiungere un telefono esterno e comunicare l’accaduto alla polizia. “Questo episodio – ha commentato, profondamente scosso, don Gelmini -  lungi dallo scoraggiarci, ci conferma di quanto siano importanti opere come la nostra in quel Paese. Certo, i giovani residenti e chi opera in mezzo a loro, hanno bisogno di sentirsi vicino istituzioni pubbliche, enti sociali, privati cittadini, in modo da ricevere calore, amicizia, e quegli aiuti materiali e umani che possano confermarli nella validità del loro impegno e aiutarli a portarlo avanti”. (M.D.)

 

 

IN SVIZZERA CALANO LE VOCAZIONI ALLA VITA RELIGIOSA. LE CONGREGAZIONI CERCANO SOLUZIONI AL PASSO CON I TEMPI PER RIPROPORRE

CON MAGGIORE EFFICACIA I PROPRI CARISMI SPIRITUALI

 

FRIBURGO. = Il problema del calo delle vocazioni alla vita consacrata in Svizzera si sta acutizzando e sta spingendo diverse congregazioni operanti nel Paese ad affrontare questa vera e propria emergenza. La questione, tra l’altro, è stata al centro dei lavori della recente assemblea dell’Unione dei superiori maggiori della Svizzera, lo scorso mese di giugno. Diverse le congregazioni colpite dalla crisi, fra le quali figurano quelle dei Padri Bianchi e dei Cappuccini, la cui età media nella Confederazione è molto elevata. I Padri Bianchi hanno compiuto la scelta di rivolgere le proprie cure pastorali agli immigrati del Sud del mondo che vivono in Svizzera, per cercare così di mantenere il proprio carisma “africano”. La risposta dei Cappuccini al problema è, invece, la messa in comune delle proprie case di formazione con gli altri paesi di lingua tedesca. Un altro istituto che ha molto risentito del calo numerico è quello dei Missionari di Bethlehem, il cui numero, in quarant’anni di attività, si è dimezzato. Qui la soluzione proposta, venuta dal Capitolo generale di maggio, è quella di una maggiore apertura internazionale e al laicato, per il quale è ora prevista una forma di associazione secondo propri statuti. Se il calo delle vocazioni tra le congregazioni maschili suscita preoccupazioni, diverso è invece l’atteggiamento degli istituti femminili, che vedono una certa tenuta delle vocazioni, soprattutto contemplative. Nel Paese le religiose sono oltre 4.200, contro 1.800 religiosi. Tuttavia anche le suore stanno cercando di rinnovare i propri percorsi di formazione: la sfida riguarda in particolare il linguaggio, il modo di comunicare e di condividere la propria eredità spirituale. (M.D.)

 

 

COMPIE CENTO ANNI MADRE BERNADETTE SMEYERS, ABBADESSA EMERITA

DEL MONASTERO DI SANTA CECILIA SULL’ISOLA DI WIGHT.

UNA SPECIALE BENEDIZIONE DEL PAPA PER UNA LUNGA VITA

DEDICATA INTERAMENTE ALLA PREGHIERA E ALLA LODE DEL SIGNORE

 

ISOLA DI WIGHT. = Con una speciale benedizione di Giovanni Paolo II madre Bernadette Smeyers, abbadessa emerita del monastero benedettino di Santa Cecilia sull’Isola di Wight festeggia il compimento dei 100 anni di età. Con il compleanno centenario, la religiosa di origine belga festeggia anche i 75 anni di professione monastica e il cinquantenario della sua prima elezione ad abbadessa. La Santa Messa di ringraziamento, nella cappella del monastero, è stata concelebrata questa mattina, dall’abate di Quarr, fra’ Cutberth Johnson, dall’abate di Saint Wandrille in Normandia, fra’ Pierre Massein, da fra’ Cuthbert Brogan, priore dell’abbazia di San Michele a Farnborough, e da fra’ Patrice Mahieu, rappresentante dell’abbazia di Solesmes, dalla quale dipende la stessa abbazia di Santa Cecilia. Dopo la Messa, l’ambasciatore belga in Gran Bretagna, ha portato i saluti dei reali del Belgio. Tra i molti avvenimenti, che hanno segnato la lunga vita di madre Smeyers, figurano la fondazione di una comunità di benedettine in India, l’incontro con Columba Marmion, l’abate benedettino irlandese beatificato da Giovanni Paolo II nel 2000, e la permanenza a Roma durante i lavori del Concilio Ecumenico Vaticano II. Allo zelo di madre Smeyers, latinista di valore, si deve specialmente la grande opera di valorizzazione del canto gregoriano nelle celebrazioni liturgiche monastiche. (M.D.)

 

 

EDIMBURGO OSPITA FINO AD OTTOBRE UNA MOSTRA DEDICATA A CLAUDE MONET.

90 OPERE NELLA RASSEGNA DEDICATA AD UNO DEI MAESTRI DELL’IMPRESSIONISMO

 

EDIMBURGO. = La capitale scozzese ospita, da ieri e fino al 26 ottobre, una mostra dedicata al grande pittore impressionista Claude Monet, intitolata “Monet: The Seine and the Sea 1878-1883” (Monet: la Senna e il Mare 1878-1883). La rassegna raccoglie 90 opere del maestro francese prese in prestito dalle gallerie di tutto il mondo. La mostra, allestita alla Royal Scottish Academy, include dipinti appartenenti a due periodi stilisticamente distinti dell'artista. Nel 1878 Monet si era trasferito da Argenteuil, vicino a Parigi, a Vetheuil, un tranquillo villaggio sulla Senna, e aveva cominciato a dipingere paesaggi rurali costellati di prati e chiese. Nello stesso periodo il pittore aveva anche iniziato e recarsi regolarmente in Normandia, regione che lo ispirò, invece, a dipingere scenari più drammatici, con scogliere a picco sul mare e onde impetuose. A margine della mostra dedicata a Monet, è esposta nel museo anche una collezione di quadri dei pittori del paesaggio francese, come Corot e Courbet, che hanno ispirato il lavoro dell'artista. (M.D.)

 

 

=======ooo=======

 

 

24 ORE NEL MONDO

5 agosto 2003

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

 

Un grave episodio di violenza si deve purtroppo registrare oggi in Indonesia,  dove l’esplosione di una bomba avvenuta nell’hotel ‘Marriot’ di Giakarta, l’albergo recentemente scelto dall’ambasciata americana dello Stato asiatico per ospitare la festa del 4 luglio, ha causato, secondo quanto riferisce l’agenzia France Presse, almeno 13 morti e più di 140 feriti. Ma in Indonesia, il più popoloso Paese islamico del mondo, era alto l’allarme attentati? Andrea Sarubbi lo ha chiesto a Guido Olimpio, esperto di intelligence del Corriere della Sera:

 

**********

R. – Diciamo che i rischi in Indonesia erano possibili come in altre aree periferiche. Nella zona indonesiana, in Malaysia, Thailandia, i gruppi simpatizzanti di Al Qaeda sono molto forti e ben organizzati. Per quanto riguarda l’operazione, riterrei che sia legata ad Al Qaeda perché si sta svolgendo un processo per gli attentati di Bali e quindi è possibile che sia un’azione di supporto a questi personaggi che vengono giudicati in questo periodo.

 

D. – Gli Stati Uniti ritengono che molti dei terroristi più pericolosi siano rifugiati proprio nel Sud-Est asiatico. E’ possibile?

 

R. – Sicuramente ci sono delle presenze di estremisti islamici. Si è parlato poi di campi di addestramento nella giungla, si è parlato di passaggi di personaggi legati ad Al Qaeda. Non dobbiamo dimenticare che il ‘piano 11 settembre’ è stato messo a punto a Kuala Lumpur, uno dei vertici decisivi del ‘piano 11 settembre’. Questo vuol dire che è un posto dove gli operativi di Al Qaeda si possono muovere con relativa tranquillità.

**********

 

In Liberia l’arrivo a Monrovia dei primi soldati della forza di interposizione dell’Ecowas, potrebbe segnare una svolta nel drammatico conflitto che in 14 anni ha provocato la morte di oltre 200 mila persone. La popolazione civile ha accolto con entusiasmo il primo contingente di pace ma la situazione del Paese resta comunque critica a causa di nuovi, sanguinosi scontri tra i gruppi ribelli e le forze fedeli al presidente liberiano, Charles Taylor, che si è impegnato a lasciare la Liberia il prossimo 11 agosto. I particolari nel servizio di Giulio Albanese:

 

**********

La giornata di ieri è stata emblematica per comprendere quanto stia effettivamente accadendo in Liberia. Segnali contrastanti che indicano davvero quanto sia arduo il cammino della pace e soprattutto della riconciliazione. I combattimenti a Monrovia e dintorni, dopo la pausa del week-end, sono ripresi per tutto il giorno, soprattutto nella zona portuale e anche nel settore orientale della città tra i ribelli del Lurd, ‘i liberiani uniti per la riconciliazione e la democrazia’, e le forze governative fedeli al presidente Charles Taylor. Queste ultime pare che abbiano subito pesanti perdite. Contemporaneamente la popolazione si è lasciata andare a scene di giubilo mentre gli elicotteri dell’esercito nigeriano sorvolavano la città con a bordo i primi soldati della forza di pace inviata dall’Ecowas, la Comunità economica dei Paesi dell’Africa occidentale. Centinaia, forse migliaia di persone si sono riversate lungo le strade della capitale per salutare i peacekeeper, un segnale di speranza per gente davvero disperata.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

**********

 

Intanto ieri, a Roma, in una conferenza stampa promossa dalla Comunità di Sant’Egidio, il leader del gruppo ribelle dei ‘Liberiani uniti per la riconciliazione e la democrazia’ (Lurd), Sekou Damate Conneh, ha letto un documento che intende essere una dichiarazione formale di pace, neutralità e comprensione per il dramma che sta vivendo il popolo liberiano.

 

La tregua in Medio Oriente, recentemente infranta da nuovi, sanguinosi episodi di violenza, appare a rischio anche sotto il profilo politico. E’ saltato, infatti, l’incontro previsto domani fra il primo ministro israeliano, Ariel Sharon, e quello palestinese, Abu Mazen. Le cause di questo mancato colloquio sembrano essere la ripresa degli agguati in Israele, la costruzione del controverso muro tra lo Stato ebraico e la Cisgiordania e lo scontro sulla liberazione dei detenuti palestinesi nelle carceri israeliane. Sui nuovi ostacoli che sembrano frenare il processo di pace, riavviato dopo la presentazione della “Road map”, ci riferisce Graziano Motta:

 

**********

La liberazione dei prigionieri continua ad ostacolare il dialogo politico. Arafat ha denunciato la ‘presa in giro’ ed Abu Mazen ha deciso di annullare l’incontro in programma per domani con Sharon. Gli israeliani non negano che nella lista ci siano delle persone che espieranno a fine corso la loro pena e che altre siano state condannate per delitti comuni o infrazioni amministrative, ma 183 sostengono sono state ritenute colpevoli di reati contro la sicurezza e 59 di essi appartengono a gruppi fondamentalisti islamici. Gruppi che stanno approfittando della tregua per organizzarsi ed accelerare la costruzione di missili in grado di colpire il centro di Israele, come è stato riferito ieri alla Commissione parlamentare esteri e difesa. Abu Mazen sta cercando di calmare dei gruppi armati che intendono rompere la tregua e ieri si è recato in proposito nella Striscia di Gaza. Questa mattina, con gradissimo rilievo, i giornali riferiscono della scoperta di una cellula terroristica palestinese che aveva programmato di attentare alla vita di Sharon e aveva anche raccolto informazioni su personalità da rapire per servirsene come moneta di scambio.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

**********

 

Prosegue il dibattito sulla misteriosa forma di epidemia che, in Iraq, sta colpendo i soldati americani e che ha già causato la morte di due militari. Il Pentagono ha scartato l’eventualità che la malattia possa essere stata causata dall’uso di armi batteriologiche. Sul terreno, intanto, gli agguati contro le truppe americane, da parte della guerriglia irachena, hanno provocato, ieri, il ferimento di alcuni soldati statunitensi a Nord di Baghdad. Ma nuovi episodi di violenza si sono registrati anche in altre zone del Paese. Ce lo conferma Paolo Mastrolilli:

 

**********

Incidenti sono avvenuti anche nella zona di Tikrit, Falluja e Caldia, ma non hanno provocato vittime, mentre il comando Usa ha lanciato diversi raid catturando dei sospetti collaboratori del rais. Allo scopo di affrontare il problema della guerriglia, il governo britannico ha segnalato la disponibilità a tornare all’Onu per chiedere al Consiglio di sicurezza di approvare una nuova risoluzione riguardo l’occupazione del Paese. Questo passo servirebbe a superare le riserve di molti Stati, come la Turchia o l’India, che quindi potrebbero mandare truppe in Iraq come parte della coalizione internazionale. L’allargamento della forza di occupazione, secondo Londra, produrrebbe il risultato di dimostrare che tutta la Comunità mondiale è impegnata nella costruzione del nuovo Iraq, limitando forse il risentimento della popolazione locale indirizzato in particolare verso i soldati americani. Questa potenziale svolta diplomatica viene discussa proprio mentre a Washington è circolata la voce, poi smentita dall’interessato, che il segretario di Stato Powell potrebbe lasciare il suo posto se Bush verrà rieletto nelle presidenziali dell’anno prossimo. Lo ha scritto il giornale del Washington Post, ma anche il portavoce della Casa Bianca lo ha negato.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

**********  

 

L’invio di forze arabe in Iraq, in supporto alle forze anglo-americane, non può essere preso in considerazione. E’ quanto si afferma in un documento presentato in una riunione in corso al Cairo, alla quale partecipano diversi ministri arabi degli esteri. Nel testo si sottolinea la necessità di formare al più presto un governo iracheno “legittimo”, “senza alcuna distinzione di razza e di religione”, trattando con “tutti i poteri iracheni, compresi i membri del consiglio di governo provvisorio, per aiutarli a far recuperare all’Iraq la propria sovranità”.

 

Il presidente sudanese, Hassan al-Bashir, ha chiesto aiuto ai governi di Egitto e Libia per affrontare le emergenze umanitarie ed ambientali create dalle grandi inondazioni del Nilo. Sia l'Egitto che la Libia hanno promesso aiuti immediati, inviando mezzi e squadre di soccorso.

 

=======ooo=======