RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 215 - Testo della
Trasmissione di domenica 3 agosto 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA
E SOCIETA’:
Negli Stati Uniti dal 6 al 9 agosto, l’assemblea
della Conferenza dei superiori maggiori americani
Nasce a
Milano, da un’idea del cardinale Martini, la Fondazione “Casa della Carità”.
3 agosto 2003
L’EUROPA
SALVAGUARDI IL VALORE CRISTIANO DELLA DOMENICA,
GIORNO
DEL SIGNORE: COSI’ IL PAPA ALL’ANGELUS DOMENICALE
NELLA
RESIDENZA DI CASTEL GANDOLFO
- A cura di Paolo Salvo –
Il senso cristiano della Domenica, un valore da
salvaguardare per l’Europa, segnata da due millenni di cristianesimo,
attraverso un rinnovato impegno dei credenti “di fronte alle sfide della
secolarizzazione”. E’ l’appello che Giovanni Paolo II ha lanciato prima della
recita dell’Angelus domenicale con i fedeli e i pellegrini, nel cortile del Palazzo
Pontificio di Castel Gandolfo.
E’ il Giorno del Signore, Dies Domini, come fece con la Lettera apostolica del 1998 sulla
santificazione della Domenica, che il Papa ripropone ai credenti del vecchio continente,
più di ogni altro segnato dal cristianesimo nei due trascorsi millenni.
**********
Dalle sue terre – nelle abbazie, nelle cattedrali, nelle
chiese – si è levata incessante la lode a Cristo, Signore del tempo e della
storia.
**********
“Il Battesimo e gli altri Sacramenti – ha ricordato ancora
Giovanni Paolo II – hanno consacrato le stagioni della vita di innumerevoli
credenti. L’Eucaristia, specialmente nel Giorno del Signore, ha nutrito la loro
fede ed il loro amore. La Liturgia
delle Ore e molte forme popolari di preghiera
ne hanno scandito il ritmo giornaliero”.
“Anche se tutto ciò non è venuto meno in questo nostro
tempo, è però indispensabile – ha aggiunto citando l’Esortazione apostolica Ecclesia
in Europa – un rinnovato impegno di fronte alle sfide della secolarizzazione,
perché l’intera esistenza dei credenti sia
un vero culto spirituale gradito
a Dio”.
**********
Particolare attenzione va riservata alla salvaguardia
della Domenica, Dies Domini. Questo giorno è simbolo per eccellenza di ciò che
il cristianesimo ha rappresentato e rappresenta per l’Europa e per il mondo.
**********
“La perenne proclamazione – ha precisato – della buona
notizia della risurrezione di Gesù, la
celebrazione della sua vittoria sul peccato e sulla morte, l’impegno per la piena
liberazione dell’uomo”.
**********
Custodendo il senso cristiano della Domenica, si offre
all’Europa un contributo notevole per la tutela di una parte essenziale del
proprio patrimonio spirituale e culturale.
**********
Su tutte le popolazioni del Continente, il Papa ha quindi
invocato la protezione della Vergine, alla quale sono dedicate tante chiese e
cappelle nelle varie contrade d’Europa.
Al
termine della preghiera mariana, c’è stato un breve incontro del Papa con
Francesco Rutelli, quando il leader della Margherita, accompagnato dalla moglie,
si è avvicinato al Santo Padre per il cosiddetto “baciamano”. Tra i fedeli
ammessi a salutare il Papa, c’erano anche le mamme ed i bambini di una casa di
accoglienza per madri nubili della diocesi di Albano, accompagnati dal vescovo
mons. Agostino Vallini. Giovanni Paolo II non ha mancato di dedicare alcune parole
ai suoi connazionali polacchi, presenti a Castel Gandolfo o collegati attraverso
la radio e la televisione.
=======ooo=======
3 agosto 2003
SI E’ CONCLUSO OGGI IL 6° MEETING
INTERNAZIONALE DI LORETO SULLE MIGRAZIONI
-
Intervista con padre Beniamino Rossi e con padre Giulio Albanese -
Con una celebrazione eucaristica, officiata nella Basilica
della Santa Casa di Loreto dal responsabile dei missionari Scalabriniani in
Europa, padre Beniamino Rossi, si sono chiusi
nella tarda mattinata di oggi i lavori del 6° meeting internazionale sulle migrazioni, promosso dalla nota
Congregazione che ha come specifico carisma proprio la cura pastorale dei
migranti. Tema al centro dei lavori iniziati lo scorso 28 luglio:
“Globalizzazione e migrazioni in Europa”. In serata ai partecipanti sarà
offerta la possibilità di assistere all’esibizione del Coro di
S. Giovanni Crisostomo dell’Eparchia Ortodossa di Sabac, in Serbia. La
settimana appena conclusa è stata caratterizzata da conferenze, tavole rotonde e laboratori
svolti nella sala consiliare del Comune, in cui politici e studiosi di ambito
europeo hanno analizzato il fenomeno della globalizzazione nella sua incidenza
sui flussi migratori diretti verso il continente europeo; ma si è discusso
anche dei problemi, delle prospettive della mobilità umana nell’Europa dei 25 e
delle possibili reazioni del mercato del lavoro di fronte all’allargamento.
Ampi spazi di dibattito sono stati riservati anche all’Africa, con
particolare riferimento alla situazione demografica, politica, sociale e
culturale della fascia sub-sahariana , al rinnovamento dell’impegno per il
dialogo interreligioso e alla questione dell’immagine dell’immigrazione su tv e
carta stampata in Italia e all’estero. Altro argomento di primo piano è stato
quello della tratta delle persone e la riduzione in schiavitù e servitù: un
crimine che secondo l’Unicef colpisce ogni anno oltre un milione di bambini
vittime dello sfruttamento sessuale o del prelievo di organi. A questo riguardo
Stefano Leszczynski ha sentito il parere di padre Beniamino Rossi.
**********
R. – Si dice sempre che i giovani siano il futuro, quindi
si spera che i giovani, se sensibilizzati, possano rendersi responsabili del
futuro delle problematiche che abbiamo dibattuto in questi giorni.
D. – Al di là del lato teorico, vi dedicate anche a
questioni concrete sul campo, ad esempio c’è un progetto che si chiama Cape
Town, di cosa si tratta?
R. – Il progetto Cape Town prevede la formazione al
lavoro allo di sviluppo di impresa per la comunità dei rifugiati a Cape Town,
che ormai raggiunge 30 mila persone provenienti dall’Africa del Sud, ma anche
dal Congo e da altri Paesi del Centro dell’Africa.
D. – Quello di Loreto è un Meeting che cade in una
stagione un po’ particolare per quanto riguarda l’immigrazione in Italia. Ci
sono state delle nuove leggi approvate con grandi difficoltà. Se ne è parlato?
R. – E’ stata approvata la legge sulla tratta degli
schiavi, la tratta umana in particolare per quanto concerne la prostituzione,
la vendita degli organi, l’accattonaggio, ecc. Questo fenomeno è uno dei più
tristi e nello stesso tempo dei più lucrosi. Economicamente oggi supera in
dollari quello che era una volta il commercio della droga. Questo dato mi fa
ricordare che Scalabrini nel 1887 chiamava le genti di immigrazione di allora
‘sensali di carne umana’. Ora ci troviamo a che fare con vere e proprie
organizzazioni criminali molto ben strutturate. L’inasprimento delle pene è
molto importante, ma soprattutto sarà importante trovare i mezzi per riuscire a
contrastare il fenomeno.
D. – Un altro grosso problema è quello dei minori che
migrano …
R. – In effetti molti di questi minori sono affidati a
persone che fanno un po’ da “passatori” di questi bambini. Sia chiaro che i
minori emigrano non per loro volontà. Essi divengono vittime di questo enorme
traffico.
**********
Nel corso dei lavori del 6° Meeting di Loreto sulle migrazioni, nel pomeriggio di
venerdì scorso, 1° agosto, è stato conferito all’Agenzia missionaria di stampa
Misna, nella persona del suo direttore padre Giulio Albanese, il “Premio Meeting”.
Si tratta di una scultura sanguigna, opera dell’artista Floriano Ippoliti,
realizzata su travertino e raffigurante il volto della Vergine Maria. “Padre
Albanese si e' distinto – si legge in una nota del comitato organizzativo della
premiazione - nell'opera di promozione dei valori e della cultura di pace e
convivenza tra i popoli, nonché della
comunicazione sociale.
Ha dato voce, infatti, alle Chiese del Sud del mondo e a
tutte quelle realtà
socio-politico-economiche ai margini del mondo del villaggio globale”. Tra i meriti riconosciuti al padre comboniano
c’è sicuramente quello di aver portato alla ribalta internazionale le
guerre dimenticate della Guinea Bissau,
della Sierra Leone e dell' ex Zaire,
oltre alle innumerevoli vessazioni di regimi totalitari, come quello di
Khartoum contro i cristiani sudanesi o al dramma di Safya, la donna condannata a morte per adulterio. Ascoltiamolo
nell’intervista di Stefano Leszczynski.
**********
R. – In effetti il fenomeno migratorio va considerato
soprattutto come l’effetto del sottosviluppo, della povertà, della instabilità
economica dell’Africa in generale. Anziché continuare ad escludere questi Paesi
bisognerebbe innanzitutto chiedersi quali siano le ragioni che determinano i
flussi migratori. La convinzione del mondo missionario è che occorre
soprattutto rilanciare la cooperazione internazionale se vogliamo dare una chance,
a questi nostri fratelli e sorelle, di poter davvero sperimentare una vita
decente.
D. – Perché l’Africa è un Continente che dispone di grandi
risorse e quindi ha potenzialità sufficienti per uno sviluppo futuro, quindi
tutti questi flussi migratori, diciamo, sono un po’ obbligati …
R. – Sì, perché non dimentichiamo che vi sono dei Paesi,
come la Repubblica Democratica del Congo, che sono delle vere e proprie miniere
a cielo aperto. C’è tanta ricchezza soprattutto di risorse naturali, ma
paradossalmente vi è mancanza di infrastrutture, vi è mancanza di mezzi, vi è
mancanza, direi, soprattutto di una classe politica capace di amministrare il
bene comune, la res publica. Ma tornando al discorso proprio
migratorio c’è da considerare che si tratta della punta dell’iceberg,
nel senso che il fenomeno della povertà è molto, molto più complesso e per
certi versi molto più grave. Quelli che sbarcano sulle nostre coste sono una
piccolissima percentuale delle persone che soffrono in questi Paesi e la verità
poi è che purtroppo anche la malavita organizzata, pensiamo all’Italia, ma
anche ad altri Paesi europei, in una maniera o nell’altra specula sulla
sofferenza altrui ed ecco che allora molte volte questi flussi determinano
nuove schiavitù. Si pensi al fenomeno della prostituzione che riguarda moltissime
ragazze che provengono da Paesi, per esempio come la Nigeria, ma credo che la
risposta debba essere innanzitutto data sul piano della cooperazione
internazionale. Il rischio grande, molte volte, è quello di fermarsi
all’assistenza.
**********
MIGLIAIA DI GIOVANI IN MARCIA VERSO
ASSISI. UN’ESPERIENZA DI COMUNIONE, POVERTA’ E ABBANDONO FIDUCIOSO ALLA PROVVIDENZA:
CON NOI, PADRE PAOLO MAIELLO
- Servizio di Paolo Ondarza -
**********
(musica)
Giovani in cammino con San Francesco. Dallo scorso 26
luglio a domani 4 agosto è in corso la
23.ma Marcia francescana dei giovani di tutta Italia verso Assisi. Slogan di
quest’anno è “Amare oltre”. Ieri il momento saliente dell’intero pellegrinaggio:
l’arrivo alla chiesetta della Porziuncola nella Basilica di Santa Maria degli
Angeli per la festa del Perdono di Assisi. Ma in cosa consiste questa marcia
francescana? Ci risponde padre Paolo Maiello, rappresentante del coordinamento
dei marcianti del Lazio.
R. – Consiste nel mettersi in cammino dalle varie regioni
d’Italia dove sono presenti le province religiose dei Frati Minori; si arriva
ad Assisi il 2 agosto per il Giorno del
Perdono. Nel corso del pellegrinaggio i giovani sono accompagnati da spunti di
riflessione che li accompagnano fino all’incontro con la Misericordia di Dio
alla Porziuncola.
D. – Come è strutturata questa marcia?
R. – Come abbiamo detto, c’è un tema portante: il tema di
quest’anno è ‘Amare oltre’. Ci si alza la mattina presto, si cerca di partire
verso le sei e mezza. Il fresco della mattina aiuta a percorrere un maggior
numero di chilometri; dopo due ore di marcia ci si ferma per le lodi mattutine.
Poi ci sono momenti di silenzio per lasciare maturare ciò che si è nel corso
della preghiera; nel pomeriggio, una volta giunti nel posto in cui si passerà
anche la notte, ci sono dei lavori di gruppo. La sera si partecipa tutti
insieme all’eucaristia dopodiché si cena. La notte in genere si nei conventi e
in quelle strutture che ci offrono un rifugio.
D. – Quanti sono i partecipanti quest’anno?
R. – Saranno migliaia. Pensi che sono 19 le province
religiose dei Frati Minori in Italia, ogni gruppo di marcianti dalle varie
province è costituito da circa 100-150 ragazzi ...
D. – Chi sono questi giovani che partecipano alla Marcia
francescana?
R. – Per lo più, sono giovani che fanno parte della
Gioventù francescana, della Gifra, o comunque simpatizzanti di San Francesco.
Con questa marcia si vuole recuperare il senso del pellegrinaggio come cammino
di conversione verso Dio.
D. – Dopo la marcia, i giovani sono chiamati a qualche
impegno?
R. – Di solito seguono un cammino nei gruppi di
appartenenza: non è quindi un appuntamento fine a se stesso perché il cammino,
quello interiore, continua poi durante
l’anno.
D. – Padre Paolo, nella sua partecipazione a queste marce
francescane, ci sono degli episodi – o un episodio in particolare – che lei
ricorda in modo particolare?
R. – Io credo che la bellezza di queste marce sia vedere
come i giovani riescono ad essere veramente radicali, come si mettono in
discussione, ponendo in gioco la loro vita. Ci sono anche momenti in cui il
ragazzo trova lo spazio e il luogo per sentire se è chiamato a qualcosa di più
... Nella mia esperienza personale, la marcia è stata determinante nel darmi la
spinta finale per dire: ‘Sì, sono chiamato a una vita di consacrazione’.
(musica)
**********
UN
TELEFONO AMICO PER CHI VIVE IN SOLITUDINE,
GRAZIE
ALLE COMUNITA’ “MONDO X” VOLUTE DAL FRANCESCANO
PADRE
ELIGIO E IMPEGNATE NEL RECUPERO DEI TOSSICODIPENDENTI
-
Servizio di Fausta Speranza -
La
cronaca ci ha portato nei giorni scorsi a parlare della solitudine vissuta in
estate da molti anziani. La solitudine, però, ha molte facce e oggi cerchiamo di saperne di più dei bisogni di
quanti si rivolgono a un telefono
amico. Abbiamo scelto quello delle comunità di
Mondo X, sorte a partire dal 1960 per volontà del francescano padre
Eligio in varie zone d’Italia, come centri di accoglienza per chi è in
difficoltà o per chi vuole vivere un momento di raccoglimento. Ma cosa caratterizza
l’estate? Fausta Speranza l’ha chiesto ad una dei coordinatori del telefono amico di Milano. Si offre come una
voce anonima per chi chiede aiuto anonimamente e come tale la presentiamo anche
noi.
**********
R. – Può darsi che persone che chiamano abitualmente
durante l’anno in estate si allontanino e si facciano sentire meno, mentre ci
sono più richieste di aiuto concreto per il mangiare, per la spesa. Qualcuno in
questo periodo, l’anzia-no abbandonato, chi non ha l’infermiera o un punto di
riferimento. Poi c’è un’altra tipologia di chiamate, di quelle persone che
dicono: “Io non avrei mai chiamato, non chiamerei mai un telefono amico”. Però,
succede qualcosa di diverso nella loro vita. Succede che sono soli, che un
familiare non c’è, e vivono un momento di crisi, un senso di abbandono.
D. – Quali sono i problemi che stanno alla base di questa
spinta a telefonare?
R. – E’ difficile generalizzarli. Ci sforziamo sempre di non identificare
i problemi delle persone, ma di accettare e ascoltare lo sfogo di ogni singola
persona. Però, se vogliamo indicare denominatori comuni possiamo dire
solitudine, certi tipi di malattie come la depressione, difficoltà di comunicare,
difficoltà, in un mondo come quello di oggi, di essere accettati, ascoltati per
quello che si è, fuori di tanti cliché. Questo spinge a cercare l’interlocutore anonimo e l’interlocutore
che per definizione - chiamandosi
Telefono Amico – si propone come un uomo che ascolta un altro uomo.
D. – Cosa pensate di offrire con la voce del Telefono
Amico?
R. – Noi pensiamo di offrirci come un compagno di strada, un amico momentaneo.
La funzione dell’amico è quella non solo di ascoltarti, di darti una pacca sulla
spalla, ma di farti da specchio. Di fronte alle persone che ci manifestano dei
problemi, noi non interveniamo con caselle di risposte. Se ci fanno delle
richieste di soluzione noi cerchiamo di proporne tante di soluzioni, di
discuterle tutte. Se io ad una persona do la mia soluzione, questa persona non
la segue. Se ne discutiamo insieme, forse trova anche le sue soluzioni.
D. – Dunque, l’ascolto sembra essere una parola magica per
chi è in solitudine?
R. – Lo è non solo per chi è in solitudine. Credo che l’ascolto sia una
parola magica per qualsiasi uomo. Chiunque di noi, quando ha avuto un problema,
dal più banale al più arrovellante e ha cercato un amico in realtà ha
continuato a ripetere all’amico magari le stesse cose, ma aveva voglia
dell’amico non dell’esperto.
**********
UN’ISTITUZIONE
UNICA NEL PANORAMA CULTURALE
E
SCIENTIFICO MONDIALE: L’ACCADEMIA DEI
LINCEI
FESTEGGIA
I SUOI QUATTROCENTO ANNI DALLA NASCITA
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
**********
(musica)
Da
quattro secoli al servizio dell’uomo attraverso la diffusione delle conoscenze
scientifiche. L’Accademia nazionale dei Lincei celebra, tra progresso e tradizione,
il suo quarto centenario della nascita. Sodalizio pensato e voluto con forza,
nel 1603, dal diciottenne Federico Cesi, marchese di Monticelli. Fin dalla sua
fondazione, l’Accademia ebbe come simbolo la lince, in ragione della straordinaria
capacità visiva del felino. L’istituzione, che lega il suo nome a quello di
Galileo Galilei - uno dei suoi primi soci - rappresenta un’esperienza unica nel
panorama culturale italiano e mondiale. Ma quale è stata l’idea fondante
dell’Accademia e quale il suo contributo innovativo al mondo del sapere?
Ascoltiamo il presidente dell’Accademia dei Lincei, il prof. Edoardo Vesentini:
R. – La grande idea era probabilmente già nell’aria: è
difficile che le idee nascano in un unico cervello a questo mondo. E l’idea era
quella che Federico Cesi scrive: ‘Guardare nel gran libro della natura’. In un
certo senso, il fatto che poi lui l’abbia usata, questa metafora, guardando con
il microscopio che gli aveva dato Galileo, è proprio una realizzazione di
questa idea.
D. – A quattro secoli dalla nascita, cosa resta oggi
nell’attività dell’Accademia dello spirito che ha animato Federico Cesi?
R. – Devo dire che questa visione, che in un certo senso
poi l’Accademia ha esportato – nei primi 50 soci dell’Accademia c’era un’alta
percentuale di soci che venivano da tutte le parti d’Europa – noi la ritroviamo
esattamente nel lavoro quotidiano, che segue il mandato di Federico Cesi.
Allora era un mandato per i soci lincei, oggi è un mandato al quale adempiono
tutte le società scientifiche di questo mondo.
D. – Nel Linceografo, il manoscritto dove sono
tracciate le finalità del sodalizio si mette l’accento sull’opportunità di
diffondere il sapere tra gli uomini in modo pacifico. Che lezione ne possiamo
trarre oggi, in un periodo in cui si parla sempre più insistentemente di
scontro tra civiltà, di contrapposizione tra le culture?
R. – Secondo me, questa è un’altra delle ‘visioni
profetiche’ che avevano avuto i fondatori dell’Accademia: ritenere che ci sia
un livello in cui tutti gli uomini sono fratelli, sono uguali, tutti gli uomini
hanno uguali diritti ed uguali doveri. Diffondere la scienza in questo modo era
proprio una visione di fronte alla quale si resta sbalorditi se si pensa che è
stata vista con tale chiarezza quattro secoli fa!
D. – In un’epoca segnata dalla rapidità della propagazione
dei saperi, qual è il ruolo che oggi può svolgere un’istituzione come
l’Accademia dei Lincei?
R. – E’
un ruolo complesso, perché, in gran parte dei Paesi sviluppati, i vari saperi
trovano le loro realizzazioni in società scientifiche specializzate: la società
dei fisici, la società dei matematici… Compito di un’istituzione come
l’Accademia è ricondurre questi diversi saperi, queste diverse conquiste
dell’intelletto umano alle radici culturali, ritrovare la radice culturale
comune al lavoro scientifico fatto nei settori più svariati.
(musica)
**********
LA
VITA TORMENTATA DEL CARAVAGGIO TRA OMBRE E LUCI
IN UN
LIBRO SUL GENIALE PITTORE SEICENTESCO
-
Intervista con l’autore, Giuliano Capecelatro -
La vita e l’arte di Michelangelo Merisi da Caravaggio
narrate in un libro a metà strada tra la biografia romanzata e il saggio
storico. Si tratta di “Tutti i miei peccati sono mortali. Vita e amori di
Caravaggio”, scritto dal giornalista Giuliano Capecelatro per Il Saggiatore. Il
volume, che offre uno spaccato accurato e realistico dell’Italia del tempo,
avvicina il lettore al mondo del Caravaggio, l’artista che più di ogni altro ha
saputo coniugare nelle sue opere arte ed umanità, stile e realismo. Il servizio
è di Maria Di Maggio.
**********
Quella di Michelangelo Merisi da Caravaggio è stata
un’esistenza costantemente in bilico tra genio artistico e ansia di
rassicurazione, tra rabbia e orgoglio, tra ambizione sfrenata e fede profonda.
Un’esistenza al limite e senza limiti che ha avuto come sfondo gli splendori e
le contraddizioni della Roma barocca a cavallo tra ‘500 e ‘600. “Tutti i miei
peccati sono mortali. Vita e amori di Caravaggio” è il ritratto che Giuliano
Capecelatro dedica al pittore ed al suo tempo, un libro-inchiesta che parte da
una prospettiva inconsueta, come ci racconta lo stesso autore:
R. – Di nuovo, in questo scritto su Caravaggio, c’è il
modo in cui è affrontata la figura di Caravaggio e la prospettiva. Io, più che
scrivere la biografia, in realtà ho scritto una storia della morte di
Caravaggio. Il libro si apre con la scena dell’agguato a Napoli, dove in
pratica Caravaggio incomincia a morire e termina ovviamente con quella che è
poi la sua morte ufficiale a Porto Ercole, sull’Argentario e quindi tutta la
vita è vista nell’ottica della morte che poi, tra l’altro, è un segno molto
forte, immanente nella storia e nella vita di Caravaggio, è anche molto
presente nelle sue opere, quindi c’è un legame, diciamo, molto forte del
pittore con la morte, con l’idea di morte e con le rappresentazioni della
morte.
D. – Caravaggio condusse una vita tormentata, sempre in
bilico tra genio e sregolatezza; eppure il culmine della sua produzione
artistica è proprio legata alle opere a soggetto religioso …
R. – Innanzitutto perché il 99 per cento dei quadri che ha
fatto sono a soggetto religioso, perché questa era la committenza dell’epoca,
ma anche perché lui aveva una religiosità fortissima. Lui era un cattolico
praticante, ferventissimo, molto ortodosso, tra l’altro, e questa sua fede,
questa sua religiosità molto intensa la trasponeva poi nei suoi quadri,
tentando anche di rappresentare alcune delle verità di fede e lo ha fatto in
più di un occasione.
D. – E qual era la spiritualità di Caravaggio?
R. –
La spiritualità di Caravaggio è quella che si vede nei suoi quadri, ma anche
quella che lui ha vissuto fortemente nella sua persona, perché questa sua vita,
così dissipata, gli creava indubbiamente dei conflitti interiori notevolissimi,
per cui lui si sentiva e si professava un grandissimo peccatore. Infatti, la
frase che dà il titolo al libro “Tutti i miei peccati sono mortali” è una frase
che lui avrebbe pronunciato un giorno all’uscita di una Chiesa. Lui si sentiva
profondamente peccatore, tentava di redimersi, però, per il suo carattere, per
i suoi istinti era poi portato invece a trascendere.
D. – E in questo senso qual è l’opera più significativa di
Caravaggio?
R. – E’ il David alla Galleria Borghese, il David con la
testa di Golia e, secondo le tradizioni, la testa sarebbe un autoritratto dello
stesso Caravaggio. Lì, appunto, c’è il suo riaffermarsi come peccatore, il suo
esporsi in pubblico come peccatore con il desiderio di pentimento, di
espiazione, che pure è una cosa che lui si è portato dietro per tutta la vita.
**********
=======ooo=======
3 agosto 2003
I
SALESIANI CELEBRANO IN INDIA IL GIUBILEO D’ORO DEL LORO ISTITUTO A DAMRA
DEDICATO
A SAN GIOVANNI BOSCO
DAMRA.
= Cinquant’anni di attività dell’Istituto Don Bosco di Damra (Assam). Fondato
nel 1953 da don Umberto Colzani, don Willy Schools, don Domenico Curto e don
Martino Caligaris, il centro è uno dei più importanti punti di riferimento per le famiglie della regione ed oggi si
ripropone quale polo formativo altamente qualificato per i giovani indiani. La
svolta nel 1973, anno in cui il governo di Assam riconobbe la struttura. Le
celebrazioni per il giubileo d’oro sono iniziate lo scorso 12 marzo, alla
presenza di Archana Varma, deputato della Commissione del Distretto di Goalpara
e dell’arcivescovo di Shillong, mons. Dominic Jala. Ha fatto seguito il grande
evento del 31 maggio durante il quale hanno preso parte oltre tremila ex
allievi. Ci si avvia dunque verso la fine del programma dei festeggiamento,
previsto per settembre. “Sin dai primi anni - ha sottolineato il direttore
dell’Istituto don Johnson Parackal -
abbiamo voluto formare giovani professionisti in grado di lavorare bene,
motivati e determinati ad aiutare i fratelli più bisognosi e meno fortunati di
loro”.(D.D/P.O.)
L’ORGANIZZAZIONE
TERRORISTICA DI BIN LADEN, AL QAEDA,
TORNA A
MINACCIARE GLI STATI UNITI.
IN UN
NASTRO DIFFUSO DALLA TV AL ARABIYA,
IL
NUMERO 2 DELLO SCEICCO DEL TERRORE, AL ZAWAHRI MINACCIA:
“LA
VERA BATTAGLIA CONTRO GLI USA DEVE ANCORA INIZIARE”
LONDRA.
= “La vera battaglia contro gli Stati Uniti non è ancora cominciata”. Questa la
minaccia, diffusa in una registrazione audio dalla tv di Dubau Al Arabiya,dell'egiziano
Ayman al Zawahri il 'numero 2' di Al Qaida, l’organizzazione terroristica di
Bin Laden. “L’America dei crociati la
pagherà cara – ha continuato al Zawahri – se non sarà garantita l'incolumità
dei detenuti nella base militare di
Guantanamo a Cuba. Noi diciamo
all'America una sola cosa: quello che avete sofferto finora è stata solo
una scaramuccia iniziale. La vera battaglia non è ancora cominciata...”. Un altro messaggio audio di Al Zawahri era
stato trasmesso dalla tv del Qatar Al
Jazira il 21 maggio scorso. In esso si esortavano i musulmani a compiere nuovi attentati contro Usa, Israele ed altri Paesi occidentali e arabi,
emulando i terroristi responsabili
degli Attacchi dell'11 settembre 2001 contro New York e il Pentagono. Attualmente
nel carcere di Guantanamo sono tenuti prigionieri oltre 600 persone di una
quarantina di paesi. (P.O.)
TRAGEDIA
A GILGIT, IN PAKISTAN. IN UN’ESPLOSIONE PERDONO LA VITA
ALMENO 45 PERSONE. SI
INDAGA SULLE CAUSE DELLA DEFLAGRAZIONE
GILGIT. =
Almeno 45 persone hanno perso la vita questa mattina nell'esplosione di
prodotti la cui natura non è stata
ancora accertata, abbandonati in un
villaggio del nord del Pakistan. Ad annunciarlo è stato la polizia di
locale secondo cui l’esplosione è avvenuta dopo che la popolazione della
cittadina di Gayal, situata a circa 170 chilometri da Gilgit si è precipitata
ad estinguere un incendio sviluppatosi in una casa, noncurante del fatto che all'interno dell'edificio erano immagazzinati
prodotti infiammabili. Secondo le forze dell’ordine il bilancio delle vittime
potrebbe aggravarsi. (P.O.)
DAL 6
AL 9 AGOSTO NEGLI STATI UNITI SI SVOLGE L’ASSEMBLEA DELLE CONFERENZA
DEI SUPERIORI MAGGIORI AMERICANI:
ALL’ORDINE DEL GIORNO IL RINNOVAMENTO DELLA VITA CONSACRATA, IL PROBLEMA DEGLI
ABUSI SESSUALI
NELLA CHIESA E L’IMPEGNO DI QUEST’ULTIMA
DOPO LA GUERRA IN IRAQ
WASHINGTON. = Il
rinnovamento della vita consacrata, la questione degli abusi sessuali da parte
di elementi del clero, la verifica sull’impegno di quest’ultimo anno,
soprattutto dopo la guerra in Iraq. Saranno questi i punti principali in agenda
all’assemblea della Conferenza dei Superiori Maggiori degli Stati Uniti (Cmsm)
che si svolge la settimana prossima a Louisville, in Kentucky. I lavori, che
occuperanno le giornate dal 6 al 9 agosto, avranno luogo in parte in assemblea
e in parte in gruppi di lavoro. Le relazioni di apertura saranno tenute dal
padre Timothy Radcliffe, già maestro generale dell’Ordine dei Predicatori e da
fratel Sean Sammon, superiore generale dei Fratelli Maristi delle Scuole,
psicologo, autore tra l’altro di un libro sul rinnovamento della vita
religiosa. All’assemblea della Cmsm seguirà a fine agosto quella della
Conferenza delle Superiore Maggiori (Lcwr) che riunisce 1100 superiore generali
in rappresentan-za di 76mila consacrate negli Stati Uniti. Essa si svolgerà dal 21 al 25 agosto, a
Detroit, in Michigan, e dovrà tra l’altro rinnovare le cariche di
vice-presidente e di segretaria generale. (P.O./L.Z.)
ISTITUITI
IN TUTTE LE DIOCESI DELL’INDONESIA OSSERVATORI INCARICATI
DI VERIFICARE CHE LE SCUOLE CATTOLICHE
CONTINUINO AD ACCETTARE STUDENTI
DI ALTRE RELIGIONI SENZA RINUNCIARE AL
PROPRIO CARATTERE CATTOLICA.
L’INIZIATIVA E’ DELLA CONFERENZA
EPISCOPALE INDONESIANA
GIAKARTA.
= Le scuole cattoliche in Indonesia
continueranno ad accettare studenti di altre religioni come facevano prima
dell’entrata in vigore della controversa riforma scolastica approvata l’11
giugno scorso, senza rinunciare al proprio carattere cattolico. Lo hanno
stabilito la Commissione per l’educazione della Conferenza episcopale
indonesiana e il Consiglio nazionale per l’educazione cattolica che hanno
istituito osservatori in tutte le diocesi per monitorare l’applicazione della
nuova legge. Il provvedimento, non è stato bene accolto dalla comunità cristiana
in Indonesia che teme per l’autonomia e la specificità delle scuole confessionali.
A suscitare le maggiori perplessità è, in particolare, l’articolo 13 relativo
all’insegnamento della religione che prevede che tutti gli istituti, compresi
quelli confessionali, debbano garantire la formazione religiosa anche agli
alunni che professano altre fedi. Questo attraverso l’assunzione di docenti di
altre religioni, un’imposizione giudicata inaccettabile dalle scuole
confessionali cristiane. Una circolare della Commissione episcopale per
l’educazione cattolica precisa che: “I diritti (degli studenti) devono essere
intesi come la loro possibilità di scegliere”, ma che questi non possono
tradursi in obblighi per gli istituti scolastici cui deve essere garantita la
libertà di insegnamento. La circolare ricorda, in proposito, come la nuova
legge riconosca il diritto di gestire gli istituti educativi “in sintonia con
il proprio carattere religioso, sociale, ambientale e culturale”. La direttiva
stabilisce quindi che le scuole cattoliche debbano continuare ad accettare
studenti di altre confessioni secondo le condizioni fissate dalla precedente legislazione.
(L. Z./P.O.)
UN
SOGNO CHE DIVIENE REALTA’. A MILANO DA UN’IDEA
DEL
CARDINALE MARTINI COME CONGEDO DALLA SUA CITTA’,
NASCE
LA FONDAZIONE “CASA DELLA CARITA’.
UN
VALIDO SOSTEGNO PER I PIU’ BISOGNOSI
MILANO.
= “Un punto di riferimento per coloro che si trovano nel disagio” così don
Virginio Colmegna, direttore della Caritas Ambrosiana, in un’intervista al settimanale
cattolico italiano “Famiglia Cristiana”, spiega il significato della Fondazione
“Casa della Carità Angelo Abriani” di Milano. Nato a Milano, da un’idea del
cardinale Martini e con il sostegno del Comune di Milano e dell’Istituto
Unicredit, il progetto prende il via dal desiderio dell’arcivescovo di
lasciare, al momento del suo congedo dalla città, un luogo dove ci si prendesse
cura dei più bisognosi; il sogno diventa realtà nel maggio 2002 grazie al
lascito dell’ingegnere Angelo Abriani. La Fondazione, che sorgerà a Crescenzago
in una vecchia palazzina concessa dal Comune, sarà un valido aiuto per i più
poveri provvedendo ad offrire loro cibo, vestiti e un letto per dormire. Ma non solo: “il nostro
intento – prosegue don Colmegna - è di
aiutare l’emarginato a reinserirsi nel tessuto sociale, a ricostruire una rete
di rapporti che gli permetta di trovare uno spazio in cui vivere e lavorare».
Sarà una vecchia palazzina concessa dal Comune ad ospitare la Fondazione:
resterà aperta per l’ospitalità notturna ed avrà disponibilità per
l’accoglienza di emergenza e per interventi più lunghi. L’edificio ospiterà un
centro diurno per i senza dimora, la redazione della rivista di strada Scarp
de tennis, l’ambulatorio medico, e una piccola comunità per persone con
disagio psichico. Inoltre si prevede anche la promozione di attività di formazione di operatori professionali
e volontari e la creazione di spazi in cui coltivare il dialogo interreligioso
e approfondire i temi del disagio sociale e del vivere metropolitano. Per tutta
la cittadinanza sarà l’occasione per vivere un’importante e significativa
esperienza di condivisione. (P.O.)
=======ooo=======