RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 214 - Testo della Trasmissione di sabato 2 agosto 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il cordoglio del Santo Padre per la tragica scomparsa di don Stefano Gorzegno, il parroco della cittadini molisana di Bojano, annegato per salvare alcuni ragazzi. Ieri pomeriggio i funerali del coraggioso sacerdote.

 

Nominati dal Papa il nuovo arcivescovo di Foggia e il nuovo segretario della Congregazione per il Culto Divino.

 

Tra i ghiacci antartici una montagna dedicata a Giovanni Paolo II, in omaggio alla sua missione apostolica fino ai confini della terra. Partita anche una spedizione che porterà sul Monte Bianco “la croce dei poli”, benedetta dal Papa. Con noi, mons. Liberio Andreatta.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Con un vivace dibattito sul variegato mondo dei mass media, ultime battute al Meeting internazionale di Loreto sulle migrazioni, promosso dai Padri Scalabriniani.

 

Gli hezbollah tornano a colpire in Libano: una nuova minaccia alla pace in Medio Oriente. Intervista con Staffan de Mistura.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Grave la crisi umanitaria in Sudan. 13 morti e migliaia di senza tetto per le inondazioni.

 

Appello della Fao alla comunità internazionale per aiuti alla popolazione di Haiti stremata dalla fame.

 

Conclusa oggi la visita di riconciliazione nel Nord della delegazione dei vescovi coreani.

 

La Cina espone oggetti e documenti appartenuti al missionario gesuita Matteo Ricci. E’ la prima volta dalla rivoluzione maoista del 1949.

 

Il “Don Bosco House” celebra i cento anni di presenza salesiana in Austria.

 

24 ORE NEL MONDO:

Oggi, nel corso di una cerimonia controllata dai soldati statunitensi, i figli di Saddam Hussein sono stati sepolti a Tikrit.

 

Nel Caucaso russo, l’esplosione di una bomba ha provocato, ieri, la morte di 35 persone.

 

L’Onu ha finalmente acconsentito all’invio di una forza di pace in Liberia.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

2 agosto 2003

 

 

IL CORDOGLIO DEL PAPA PER LA SCOMPARSA DI DON STEFANO GORZEGNO

IN UN TELEGRAMMA INVIATO ALL’ARCIVESCOVO DI CAMPOBASSO,

MONS. ARMANDO DINI.

PROFONDA COMMOZIONE AI FUNERALI DEL SACERDOTE MORTO

DOPO AVER SALVATO ALCUNI RAGAZZI DELLA SUA PARROCCHIA DALL’ANNEGAMENTO

- A cura di Massimo Donaddio -

 

Giovanni Paolo II ha fatto giungere un telegramma di cordoglio, a firma del cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, all’arcivescovo di Cambobasso, mons. Armando Dini per la scomparsa del sacerdote don Stefano Gorzegno, morto mercoledì mattina dopo avere salvato dall’annegamento diversi ragazzi della sua parrocchia, nel corso di una gita al mare, a Termoli. Informato della tragica scomparsa di don Stefano Gorzegno, si legge nel telegramma, il Pontefice esprime “vivo cordoglio e assicura una sincera partecipazione al grave lutto che ha colpito la comunità parrocchiale dei Santi Erasmo e Martino di Bojano”. Il Santo Padre, prosegue il telegramma, ricorda “con animo grato la generosità e il coraggio dello zelante sacerdote” ed “innalza fervide preghiere di suffragio per la sua anima eletta”, inviando di cuore ai familiari e agli amici del compianto don Stefano la “confortatrice benedizione apostolica estendendola con particolare affetto ai ragazzi e alle famiglie scampati alla luttuosa sciagura”.

 

Sono stati davvero tanti gli abitanti di Bojano, in Molise, che non hanno voluto mancare all’ultimo saluto a don Stefano Gorzegno, l’eroico sacerdote di 44 anni, sacrificatosi per salvare i suoi ragazzi che rischiavano di annegare. Migliaia di persone hanno partecipato ieri alla cerimonia funebre nella cattedrale romanica di Bojano per rendere omaggio ad un prete divenuto un simbolo di generosità e di abnegazione. “Don Stefano prete eroe – recitava lo striscione messo in testa al corteo che ha accompagnato la salma nella cattedrale – a noi resta il compito di mantenere vivo il tuo ricordo”. Lunghi applausi e scene di commozione hanno costellato tutta la durata della Messa, celebrata dall’arcivescovo di Campobasso, mons. Armando Dini, insieme a decine di parroci di tutta la diocesi.

 

Con la bara cosparsa di petali e sorretta dai parrocchiani, il corteo è passato davanti al municipio con le bandiere a mezz’asta. Ieri è stata giornata di lutto nell’intero Molise. “Don Stefano ha seguito la via di Gesù. Il  buon pastore – ha detto nell'omelia l’arcivescovo – dà la vita per le pecorelle e don Stefano ha fatto  così. Ha amato i suoi fratelli fino a regalare la sua vita per  loro”. Mons. Dini ha inoltre sottolineato, riferendosi anche a quanto accertato dalla capitaneria di porto di Termoli, che le onde e la corrente che stavano per fare annegare i ragazzi di Bojano erano un evento imprevedibile. “In  quell'evento - ha aggiunto - don Stefano ha fatto di tutto,  riuscendoci, per salvare la vita di tutti i suoi ragazzi. La tensione terribile per la paura che qualcuno di loro potesse morire e lo sforzo enorme per portarli a riva ad uno ad uno sono stati la causa del suo infarto. Il suo cuore ha cessato di battere subito dopo essersi assicurato che tutti fossero salvi”.

 

 In fondo alla chiesa, dietro all’altare, i giovani del coro, che mercoledì erano a Termoli con il sacerdote, hanno animato tutta la cerimonia con la musica e i canti. La salma è stata poi portata presso il cimitero del paese, ma sarà successivamente trasferita a Verona, città natale di don Stefano, per volontà dei genitori, che hanno partecipato al funerale raccolti in una composta sofferenza.

 

 

NOMINATI DAL PAPA IL NUOVO ARCIVESCOVO DI FOGGIA

E IL NUOVO SEGRETARIO DELLA CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO.

ALTRE NOMINE VESCOVILI IN ITALIA, POLONIA E MONGOLIA

- A cura di Paolo Salvo -

 

Il Papa ha provveduto ad una importante provvista di Chiesa in Italia, nominando arcivescovo metropolita  di Foggia-Bovino il presule benedettino mons. Francesco Pio Tamburrino, finora segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.

 

Mons. Tamburrino, che ha 64 anni, subentra come arcivescovo di Foggia-Bovino a mons. Domenico Umberto D’Ambrosio, nominato l’8 marzo scorso arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo al posto di mons. Vincenzo D’Addario, chiamato a sua volta dal Papa alla guida della diocesi di Teramo nell’agosto del 2002.

 

Entrato giovanissimo nell’Ordine dei Benedettini Confederati, il nuovo arcivescovo di Foggia-Bovino, mons. Francesco Pio Tamburrino, è stato abate ordinario di Montevergine e delegato pontificio per la Badia greca di Grottaferrata, oltre che professore nella Facoltà Teologica di Sant’Anselmo in Roma. In seno alla Conferenza episcopale italiana, è stato segretario della Commissione per la Liturgia. Inoltre dal 1997, mons. Tamburrino ha seguito come rappresentante della Santa Sede il dialogo ufficiale tra i vescovi greco cattolici ed i vescovi ortodossi di Romania.  Eletto vescovo di Teggiano-Policastro, in Campania, nel febbraio 1998, mons. Tamburrino ha ricevuto la consacrazione episcopale il 25 marzo dello stesso anno.

 

Come nuovo segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, al posto di mons. Tamburrino, il Santo Padre ha nominato l’arcivescovo Domenico Sorrentino, prelato di Pompei e delegato pontificio per il Santuario della Beata Maria Vergine del Santo Rosario. Il Papa ha pure affidato allo stesso mons. Sorrentino l’incarico di continuare, per ora, nel governo pastorale della prelatura di Pompei in qualità di amministratore apostolico, come anche nell’ufficio di delegato pontificio per il medesimo Santuario mariano.

 

Sempre in Italia, Giovanni Paolo II ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Caltanissetta, presentata dal vescovo mons. Alfredo Maria Garsia, per raggiunti limiti di età. Il presule ha infatti compiuto 75 anni lo scorso 14 gennaio. Il Papa ha quindi nominato vescovo di Caltanissetta il prelato 46enne mons. Mario Russotto, del clero diocesano di Ragusa, attuale direttore del Centro regionale per la formazione permanente del clero in Sicilia, “Madre del Buon Pastore”, e segretario aggiunto della Conferenza episcopale siciliana.

 

In Polonia, il Pontefice ha accettato la rinuncia  al governo pastorale della diocesi di Elblag, presentata dal vescovo mons. Andrzej Jòzef Sliwinski, di 64 anni, in conformità alla norma canonica relativa ad “infermità o altra grave causa”. Il Santo Padre ha quindi nominato vescovo di Elblag il presule mons. Jan Styrna, finora ausiliare  della diocesi di Tarnòw.

 

In Mongolia, il Papa ha elevato alla dignità episcopale il sacerdote padre Wenceslao Padilla, dei Missionari di Scheut, primo prefetto apostolico di Ulaanbaatar, da quando ha ricevuto questa nomina, il 30 aprile 2002.

 

 

TRA I GHIACCI ANTARTICI UNA MONTAGNA DEDICATA A GIOVANNI PAOLO II,

IN OMAGGIO AL SUO APOSTOLATO CHE HA RAGGIUNTO I CONFINI DEL MONDO.

STAMANE LA PARTENZA DA COURMAYEUR, IN VAL D’AOSTA, DI UNA SPEDIZIONE

CHE PORTERA’ SUL MONTE BIANCO ‘LA CROCE DEI POLI’, BENEDETTA DAL PAPA

- A cura di Roberta Gisotti ed Eliana Astorri -

 

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“Mons Ioannis Pauli II” : il nome della vetta intitolata al Papa, in omaggio al suo 25 mo anno di pontificato. Al confine sud del mondo, alta 1110 metri, si trova in Antartide. L’annuncio ufficiale ieri a Courmayeur, da dove stamane è partita la spedizione, organizzata dall’Opera Romana Pellegrinaggi, verso un'altra cima, la più alta d’Europa, il Monte Bianco.

 

Tutto è cominciato - ha ricordato mons. Liberio Andreatta, amministratore delegato dell’Opera  - dalle parole rivolte dal Santo Padre in chiusura del Giubileo: ‘Andate e annunciate il Cristo fino agli estremi confini della Terra’. Un invito profetico raccolto da mons. Andreatta e dal generale degli Alpini di Aosta, Antonio Rizzi, che hanno ideato il progetto “La Croce dei Poli sul Monte Bianco”. E così nella Pasqua del 2001 hanno portato la Croce benedetta dal Papa al Polo Nord e nella Pasqua del 2003 l’hanno portata al Polo Sud ed ora ultima meta il Monte Bianco.

 

La spedizione è partita quest’oggi di buon mattino: una quindicina gli alpinisti e le guide che si cimentano nell’impresa resa difficoltosa a causa dei numerosi crepacci apertisi per il gran caldo in questa torrida estate. Prima tappa prevista in serata il Rifugio Gonella, quindi domani o lunedì - secondo le condizioni ambientali - la ripresa del cammino, tutto a piedi, verso il ‘Tetto d’Europa’, dove sarà deposta la Croce e celebrata la Santa Messa. “Un gesto simbolico dell’unità dell’Europa attorno alle sue radici cristiane”, ha commentato mons. Liberio Andreatta, intervistato prima della partenza da Eliana Astorri, nel nostro programma “One-o-five live:

 

R. Noi vogliamo rispondere ad un impegno preciso che il Santo Padre ha consegnato a tutti i cristiani di questo Vecchio continente: riscoprire le nostre radici ricordando anche le parole del grande Goethe il quale, pur essendo laico, affermava e riconosceva che l’Europa è nata in pellegrinaggio e la sua lingua materna è il Cristianesimo. Equivale a dire che il percorso dei Romei, dei pellegrini lungo le strade, i sentieri dell’Europa ha fatto nascere quella ricchezza stupenda, meravigliosa che è il bene culturale. Sappiamo che il 94 per cento dei beni culturali dell’Europa sono religiosi: le cattedrali, i monasteri, i conventi, i santuari … In questa ispirazione poi è nato tutto quel dialogo, quell’incontro, quel rispetto e quella capacità di costruire questa grande Europa e noi non lo possiamo e non lo dobbiamo dimenticare.

 

D. – Quindi un gesto per invitare tutti i popoli a trovare la concordia e rispettare le proprie diversità?

 

R. – Questa è la cosa più bella: rispettare le proprie diversità. Questa è la grande ricchezza del Cristianesimo: di rendere uno il diverso. E questa è l’espressione più bella della Trinità. Queste tre Persone diverse rese una dall’amore infinito nel reciproco rapporto. Questo è l’emblema, questa è l’icona che vogliamo consegnare dal Monte Bianco a tutti i popoli, a tutte le culture, a tutte le razze, a tutte le religioni di questo continente, affinché nella diversità scoprano quell’unico, infinito, grande Creatore che è il Signore del Cielo e della Terra.

 

D. Ci vuole  parlare della Messa del 6 agosto e della cerimonia di intitolazione di una vetta da parte delle autorità locali a chi, mons. Andreatta?

 

R. – Innanzitutto voglio ricordare che domenica celebreremo la messa sul rifugio Gonella per tutti gli alpinisti presenti, mentre lunedì o martedì – dipende quando riusciremo ad arrivare sul Monte Bianco -  celebreremo la Messa sul Monte Bianco, depositeremo la Croce, poi scenderemo perché il giorno 6, con il vescovo Giuseppe Anfossi e tutte le autorità della Valle d’Aosta e di Courmayeur saliremo sul Monte Chetif, che è il monte di fronte al Monte Bianco, dove il Santo Padre ha recitato l’Angelus in diretta televisiva e lì, proprio da questo altare naturale, di fronte al Monte Bianco, noi col vescovo  celebreremo la Messa e la comunità locale dedicherà quel monte ai Papi, cioè a quei due grandi Pontefici che in questo territorio hanno saputo amare ed hanno saputo anche vivere con intensità il mistero della montagna. Uno è il grande alpinista, Achille Ratti, divenuto poi Pio XI, l’altro è l’attuale Pontefice, Giovanni Paolo II, che su queste montagne ha passato diversi giorni del suo riposo estivo. Quindi da ora in poi questo monte si chiamerà Monte dei Papi, dedicato a Pio XI e a Giovanni Paolo II, in occasione del suo 25.mo anno di pontificato.

 

D. – Mons. Andreatta, dove viene custodita la Croce tra un gesto profetico e l’altro, questa Croce itinerante?

 

R. – Riporteremo giù la Croce dal Monte Chetif. Come al Polo Nord non l’abbiamo lasciata in mezzo ai ghiacciai ma l’abbiamo portata nel Museo Artico e Antartico di San Pietroburgo, e quella del Polo Sud l’abbiamo portata sulla punta del Cile, a Punta Arenas nel Museo antartico dei Padri Salesiani, così questa Croce la porteremo giù a Courmayeur e sarà custodita  nel Museo delle guide di Courmayeur, quelle guide che 100 anni fa hanno accompagnato il Duca degli Abruzzi in quella grande spedizione al Polo Nord, quelle stesse guide che hanno accompagnato più volte Achille Ratti, e sono state anche gli angeli custodi di Giovanni Paolo II durante i suoi giorni di permanenza nella Valle D’Aosta.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina la notizia di un’altra strage in Ossezia del Nord, in Russia: camion bomba contro un ospedale. Estratti dalle macerie 37 cadaveri. 

 

Nelle vaticane, l’Azione Cattolica ribadisce il rifiuto a qualsiasi riconoscimento legale delle unioni omosessuali.

Un articolo dell'arcivescovo Cosmo Francesco Ruppi sulla testimonianza di San Giovanni Maria Vianney: il 4 agosto si celebra la sua memoria liturgica.

Un articolo sull’incontro dell’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, con i missionari ambrosiani.  

 

Nelle pagine estere, Liberia: avallo dell’Onu alla missione internazionale.

In Iraq, un nuovo attacco ad un convoglio Usa provoca la morte di un soldato ed il ferimento di altri tre.

 

Nella pagina culturale, un approfondito contributo di Angelo Marchesi su un recente saggio dedicato all’itinerario speculativo del filosofo francese, Paul Ricoeur. 

 

Nelle pagine italiane, in primo piano l’indultino: “è finalmente legge; scongiurato l’ennesimo rinvio”. Concluso alla Camera un tormentato iter parlamentare durato mesi.

I funerali di don Stefano; il commosso saluto di Boiano al suo parroco.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

2 agosto 2003

 

 

MIGRAZIONI E MASS MEDIA E LA SVOLTA EPOCALE DEL CONTINENTE EUROPEO

NELLE ULTIME BATTUTE AL VI MEETING INTERNAZIONALE DI LORETO SULLE MIGRAZIONI, PROMOSSO DAI PADRI SCALABRINIANI

- Servizio di Giovanni Peduto -

 

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Dalla Tv alla Radio, passando per il Web e le agenzie di stampa: il variegato mondo dei mass media e il loro rapporto col fenomeno migratorio è stato il protagonista ieri pomeriggio al Meeting di Loreto. Ogni relatore ha lanciato le proprie provocazioni, ma anche espresso proposte, idee, nonché disappunto per la maniera in cui l’immigrazione viene tratta dai maggiori organi d’informazione.

 

Dopo un vivace dibattito animato dai preseti in sala, molti dei quali immigrati residenti in Italia, la serata si è conclusa con la cerimonia del Premio Meeting che tutti gli anni i Missionari Scalabriniani assegnano a chi si è distinto nell’attività di integrazione tra i popoli. E’ stato premiato Padre Giulio Albanese, direttore dell’Agenzia Misna.

 

In una tavola rotonda a livello europeo si è parlato questa mattina della svolta epocale di fronte alla quale si trova l’Europa, con peculiare attenzione ai fenomeni migratori che andranno accentuandosi e al mercato del lavoro: il nostro continente sta vivendo un fin troppo evidente declino economico e demografico e il nostro mercato del lavora necessita di nuove forze.

 

Questa sera la Piazza del Santuario di Loreto sarà animata dal concerto di Ron, con una musica intensa, profonda, che stimola la mente ed accarezza il cuore. L’artista lombardo presenterà il meglio del suo repertorio in un’esibizione molto attesa a cui tutti potranno partecipare gratuitamente, contribuendo con un’offerta libera alla promozione del progetto Cape Town, un’interessante iniziativa portata avanti dai Missionari e Laici Scalabriniani. Lo scopo è di creare opportunità di lavoro in loco, per favorire lo sviluppo dell’auto-imprenditorialità e delle attività sociali in una Paese come il Sudafrica, martoriato da piaghe dolorose come l’apartheid e l’Aids. Domattina la concelebrazione eucaristica conclusiva nel santuario della Santa Casa.

 

Da Loreto, Giovanni Peduto, Radio Vaticana

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GLI HEZBOLLAH TORNANO A COLPIRE IN LIBANO:

NUOVA MINACCIA ALLA PACE IN MEDIO ORIENTE

- Intervista con Staffan de Mistura -

 

Nuovi ostacoli sul percorso di pace in Medio Oriente. Mentre nei Territori la tregua sembra reggere, non senza fatica, dal Libano giunge la notizia di un attentato. Un’autobomba è esplosa questa mattina nella periferia sud di Beirut, in un quartiere controllato dagli Hezbollah. Nell’esplosione è morto un autista dell’ambasciata iraniana, che il movimento sciita libanese ha svelato essere un proprio attivista. Il tutto, mentre il Paese sembrava attraversare un periodo relativamente tranquillo, come ci conferma il rappresentante delle Nazioni Unite in Libano, Staffan de Mistura, intervistato da Andrea Sarubbi:

 

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R. – È un momento particolarmente tranquillo in termini di politica internazionale, perché sono sei mesi che non si verificano incidenti lungo la frontiera libanese. Eccetto, naturalmente, i sorvoli israeliani e le risposte della contraerea degli Hezbollah, che hanno provocato feriti. Ma a parte questo elemento, che continua a preoccuparci, il resto era stato – fino ad oggi – francamente molto calmo. Questa calma è dovuta anche alle conseguenze della guerra con l’Iraq e di una certa atmosfera che stiamo sentendo in Medio Oriente: tutti stanno più attenti di prima a non avere riverberi regionali di quanto avvenuto in Iraq.

 

D. – L’attentato di oggi dimostra che gli Hezbollah libanesi non sono particolarmente sensibili alla tregua firmata nei Territori da Hamas e dalla Jihad islamica ...

 

R. – Gli Hezbollah lo hanno annunciato anche recentemente, tramite un discorso del loro segretario generale, Nasrallah: quello che fanno Hamas e Jihad è un fatto interno palestinese, che non li riguarda. Credo che vogliano prendere le distanze da quello che avviene in Palestina e ritenersi soltanto responsabili di quello che avviene lungo la frontiera israelo-libano-siriana.

 

D. – A Beirut è arrivato l’inviato europeo, il belga Marc Otte, per chiedere al governo un impegno forte nel piano di pace in Medio Oriente. Quale ruolo può giocare il Libano nell’attuazione della road map?

 

R. – Il Libano può giocare un ruolo – e lo sta facendo già, ma deve farlo ancora di più – piuttosto importante, perché la road map non si limita ai territori occupati, ma va ben oltre. Ad esempio, c’è il contenzioso che riguarda il Golan, ossia la questione della frontiera israelo-libanese, che dovrebbe essere risolto in termini definitivi: al momento abbiamo solo una cosiddetta linea blu dell’armistizio. In poche parole, la road map mira ad una vera e propria di una pace regionale, ed il Libano in questo può contribuire.

 

D. – Lei ha parlato di linea blu, e proprio in questi giorni l’Onu ha prorogato fino a gennaio 2004 la missione del contingente in Libano che si trova al confine. Quali sono i risultati che ha raccolto finora?

 

R. – Sono 27 anni che la forza di pace è lì, e francamente sta facendo un ottimo lavoro, perché non si vede spesso quello che – per fortuna – non avviene. Diciamo così: la forza di pace è una maniera per impedire che incidenti locali diventino incidenti regionali, e questo è già molto, in una zona dove i nervi sono spesso a fior di pelle.

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CHIESA E SOCIETA’

2 agosto 2003

 
 

DEVASTANTI INONDAZIONI IN SUDAN PROVOCANO LA MORTE DI 13 PERSONE.

MIGLIAIA I SENZA TETTO, MENTRE LA CRISI UMANITARIA SI AGGRAVA DI ORA IN ORA

 

KHARTOUM. = Sono almeno tredici le persone rimaste uccise nella città orientale sudanese di Kassala in seguito alle inondazioni causate dalle violenti piogge che, già da alcuni giorni, affliggono l’est del Sudan. Lo riferiscono fonti locali, citate dall’agenzia Misna, precisando che la situazione nella città si aggrava di ora in ora. Le alluvioni hanno già distrutto l’80 per cento delle abitazioni di Kassala, dove vive quasi mezzo milione di persone. In seguito alle esondazioni del fiume Gash ampie zone della città sono rimaste isolate, senza acqua, elettricità e con poche riserve di cibo. Ieri, il presidente sudanese Omar Al Bashir ha indetto una riunione urgente del governo per discutere della crisi causata dal mal tempo, che sta provocando danni in molte aree del Paese. Il giornale Al-Adwaa informa che l’autostrada, tra Khartoum e Port Sudan, (il principale porto del Paese africano) è rimasta bloccata per ore a causa delle violentissime piogge. Alluvioni si sono verificate anche negli Stati di Sennar e Gedaref. Nel 1998, decine di persone sono morte a causa dell’esondazione del Nilo. In quella tragedia, oltre due milioni di sudanesi rimasero senza casa. (A.G.)

 

 

AD HAITI, QUASI 4 MILIONI DI PERSONE SOFFRONO LA FAME: E’ QUANTO DENUNCIA

 LA FAO, CHE, IN UN APPELLO ALLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE, CHIEDE 6 MILIONI

 DI DOLLARI PER AIUTARE LA POPOLAZIONE STREMATA DEL PAESE CARAIBICO

 

ROMA. = Oltre tre milioni e ottocentomila persone soffrono la fame ad Haiti, il Paese più povero dell'America latina e dei Caraibi: è quanto denunciato, in questi giorni, dalla Fao, l’Organizzazione dell’Onu per l’alimentazione e l’agricoltura con sede a Roma. “Le condizioni degli abitanti di Haiti stanno peggiorando sensibilmente e la maggioranza di loro vive nelle zone rurali del Paese”, ha dichiarato in una nota Anne M. Bauer, direttore delle Operazioni di emergenza della Fao. “Gli haitiani sono spesso costretti a vivere alla giornata - ha proseguito - e la situazione rischia di peggiorare sempre di più. La loro si può definire una ‘crisi silenziosa’, perché nessuno ne parla”. La Fao sottolinea come tensioni sociali e politiche contribuiscano a favorire un circolo vizioso nell’assetto economico, sociale e ambientale. D’altro canto, le condizioni di povertà degli haitiani sono ulteriormente aggravate dalla mancanza di acqua potabile e servizi sanitari. Per far fronte all’emergenza, la Fao ha lanciato un appello alla comunità internazionale per la raccolta di 6 milioni di dollari. Cifra, questa, necessaria per fornire beni di prima necessità alla popolazione stremata. Intanto, la Fao ha annunciato che consegnerà 180 tonnellate di semi a circa 60 mila persone affinché possano adeguatamente  prepararsi alla ormai prossima stagione della semina. (A.G.)

 

 

PROMOZIONE DELLA PACE E DELLA COOPERAZIONE FRA LE DUE COREE.

SI CONCLUDE OGGI LA VISITA NEL NORD DELLA COMMISSIONE

PER LA RICONCILIAZIONE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE COREANA

 

SEOUL. = Si conclude oggi la visita in Corea del Nord di una delegazione della Commissione per la riconciliazione della Conferenza episcopale coreana, guidata da mons. Lucas Kim Un-hoe, ausiliare di Seoul. La delegazione è composta da rappresentanti di tutte le diocesi della Corea del Sud impegnate in attività di cooperazione con aree del Nord, dove l’emergenza alimentare è ancora grave. Durante la visita, iniziata il 27 luglio, i delegati hanno avuto colloqui con funzionari locali e hanno incontrato Samuel Jang Jae-on, presidente dell’Associazione dei cattolici della Nord Corea. Hanno anche visitato campi e strutture dove sono stati distribuititi alcuni aiuti. Un’atra occasione per ribadire la necessità del dialogo e della pace è stata la ricorrenza del 50.mo anniversario della fine della guerra di Corea. Un comunicato congiunto delle commissioni di Giustizia e Pace delle 13 diocesi coreane ha chiesto ai due governi di trasformare l’armistizio in un vero e proprio trattato di pace. “Tutti vogliono la pace – afferma il documento – e la Chiesa, esperta di umanità, ha il compito specifico di promuovere la pace e impegnarsi per far tornare la reciproca fiducia e riconciliazione nella penisola coreana”. L’opera della Chiesa sud-coreana mira a sensibilizzare soprattutto i giovani sull’importanza della riconciliazione delle due Coree. (M.D.)

 

 

LA CINA ESPONE OGGETTI E DOCUMENTI APPARTENUTI AL GRANDE MISSIONARIO GESUITA MATTEO RICCI.

È LA PRIMA VOLTA DALLA RIVOLUZIONE MAOISTA DEL 1949

 

SHANGAI. = Mentre a Macerata è in corso una mostra dedicata a padre Matteo Ricci (Macerata 1552 – Pechino 1610), anche la città di Shangai espone i cimeli che riguardano la permanenza del grande missionario gesuita in Cina. Vi sono, fra gli altri pezzi pregiati, gli originali di testi e documenti scritti da Ricci risalenti al XVI sec., antichi testi che il missionario aveva portato con sé in Cina, grafiche, ritratti e oggetti di epoca Ming. La sede dell’esposizione è la Biblioteca di Shanghai sita nello Xujiahui, uno dei distretti commerciali della città, in un edificio che è parte di un complesso di scuole, chiese, orfanotrofi, costruito dai padri gesuiti nel sex XIX. Quando i missionari furono espulsi dalla Cina dopo la rivoluzione maoista, i gesuiti portarono con loro alcuni oggetti di Ricci, ma furono costretti a lasciarne molti nell’edificio, che venne confiscati dallo stato. Ora proprio questi oggetti sono i principali pezzi in esposizione. Di notevole pregio sono i dizionari in francese-latino-cinese, latino-cinese e portoghese-cinese, pubblicati fra i sec. XVIII e XIX dagli studiosi gesuiti. Una sezione della mostra riguarda anche una serie di fotografie del sec. XIX che testimoniano la crescita della Compagnia di Gesù in Cina nella seconda metà dell’800, fino alla costruzione della Cattedrale di Sant’Ignazio edificata fra il 1896 e il 1910, che ha la capienza di 2.500 persone e resta la più grande chiesa della Cina. Inaugurata il 27 luglio, l’esposizione rimarrà aperta per due settimane. La mostra sta riscuotendo un notevole interesse di pubblico, fra studiosi e fedeli cristiani ma anche fra intellettuali e ricercatori cinesi, che riconoscono al missionario gesuita il ruolo di ponte fra la cultura occidentale e orientale. Matteo Ricci fu infatti il primo europeo che introdusse in Cina la filosofia, la scienza, la teologia e l’arte occidentale, e il primo ad imparare a parlare e scrivere alla perfezione la lingua cinese. (M.D.)

 

 

DAL 17 AL 24 AGOSTO, IL DON BOSCO HOUSE DI VIENNA

CELEBRA I CENTO ANNI DI PRESENZA SALESIANA IN AUSTRIA

CON IL DECIMO INCONTRO INTERNAZIONALE DELLA GIOVENTU’

 

VIENNA. = Per celebrare i 100 anni di presenza salesiana e i 75 delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Austria, il Don Bosco House di Vienna organizza dal 17 al 24 agosto prossimi il Decimo incontro internazionale della gioventù - denominato Eurotreff - che avrà come slogan “Evviva Don Bosco: amicizia - allegria - sincerità”. All’evento, è prevista la partecipazione di più di 150 giovani da diversi Paesi europei tra cui Belgio, Germania, Malta, Italia, Austria e Repubblica Ceca. Ad accoglierli ci sarà un gruppo di 30 ragazzi austriaci motivati per l’occasione. L’iniziativa si colloca nelle manifestazioni, che i salesiani dell’Austria hanno programmato per quest’anno giubilare, allo scopo di far conoscere ai loro connazionali la figura di Don Bosco e il suo spirito. Maggiori informazioni sull’evento sono presenti sul sito: www.eurotreff.at (L.Z-A.G.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

2 agosto 2003

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Iraq, i sanguinosi attacchi contro le truppe americane continuano, purtroppo, a macchiare le drammatiche notizie provenienti dal Paese arabo. Un soldato americano è stato ucciso ed altri tre sono rimasti feriti ieri sera quando il loro convoglio è finito sotto il fuoco nemico a Sud di Shumayat, tra Balad e Tikrit. Oggi, intanto, i corpi dei figli di Saddam Hussein, Uday e Qusay, uccisi la settimana scorsa dai militari  statunitensi, sono stati sepolti a Tikrit. La figlia dell’ex raisse, Raghad, che non ha alcuna intenzione di chiedere indietro le salme dei suoi fratelli, ha dichiarato alla televisione araba, Al Arabya, che il crollo del regime è il risultato di un atto di tradimento. “E’ stato chiaro – ha detto - che la gente di cui mio padre si era fidato ciecamente, coloro che erano la sua mano destra, sono stati i principali traditori”. 

 

Nel drammatico capitolo relativo agli attentati dell’11 settembre appare sempre più delicata la posizione dell’Arabia Saudita. Le 28 pagine del rapporto del Congresso sui tragici avvenimenti del 2001, sulle quali è stato posto il segreto, accrescono infatti i sospetti che vi siano stati legami tra i dirottatori ed il governo o i servizi segreti del Paese arabo. Funzionari statunitensi, che hanno voluto mantenere l’anonimato, hanno rivelato che nelle sezioni censurate ci sarebbe riportata una rete di connessioni di uomini d’affari sauditi, membri della famiglia reale e banche che avrebbero aiutato Al Qaeda o gli attentatori suicidi. L’esecutivo di Riad ha comunque chiesto di rendere pubblico tutto il rapporto.

 

Un’ennesima strage kamikaze ha sconvolto, ieri, il Caucaso russo, dove l’esplosione di un camion-bomba dinanzi all’ospedale militare di Mozdok, nella Repubblica autonoma dell’Ossezia del Nord, ha causato, secondo il bilancio non ancora definitivo della procura di Mosca, 35 morti e 79 feriti. Secondo l’agenzia Interfax, inoltre, è stato sventato, nelle ultime ore, un altro attentato terroristico che avrebbe dovuto riguardare la zona di Grozny, in Cecenia. Appaiono dunque drammaticamente in evidenza, in Russia, gli irrisolti problemi tra il governo di Mosca e le istanze indipendentiste delle repubbliche caucasiche. Ascoltiamo in proposito il servizio di Giuseppe D’Amato:

 

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Con il passare delle ore diventa sempre più evidente la gravità dell’attentato di ieri sera contro l’ospedale militare di Mashdok, principale centro arretrato di comando delle forze federali impegnate in Cecenia. Il bilancio delle vittime è pesantissimo e provvisorio, le squadre di soccorso stanno ancora scavando con enormi difficoltà tra le macerie dell’edificio dove al momento dell’esplosione si trovavano 150 persone. Gli specialisti ritengono che la detonazione sia stata equivalente ad una tonnellata di tnt. Il presidente separatista Mashkadov ha negato ogni coinvolgimento. Gli autori dell’attentato apparterrebbero a frange degli estremisti islamici. Finora, nessuna rivendicazione. Il ministro della difesa Ivanov è stato inviato a Mashdok da Putin. “Nessuna causa – ha detto Bush condannando l’attentato – giustifica il terrorismo”.

 

Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

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In Medio Oriente la costruzione del muro tra lo Stato ebraico e la Cisgiordania continua a far discutere. Ieri il segretario di Stato americano, Collin Powell, ha sottolineato come la barriera possa mettere a repentaglio la ‘Road map’. Questa mattina, intanto, venti palestinesi sono stati arrestati a Ramallah, all’interno della residenza del presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Yasser Arafat. Quattordici di loro, secondo la radio israeliana, sono membri delle Brigate dei martiri al Aqsa, che è legata ad al Fatah.

 

L’itinerario di pace in Medio Oriente è stato minacciato, purtroppo, da un attentato avvenuto in Libano, alla periferia di Beirut.

 

Dopo settimane di incertezza, è finalmente arrivato il sì dell’Onu all’invio di una forza di pace in Liberia. I caschi blu cercheranno di far rispettare il cessate-il-fuoco tra le forze governative ed i ribelli che vogliono rovesciare il presidente Taylor. Un’avanguardia di 1.500 soldati nigeriani della missione permanente delle Nazioni Unite, in Sierra Leone, arriverà a Monrovia già lunedì prossimo. Dovrebbero seguire poi almeno altri duemila militari ed entro il primo ottobre, il contingente multinazionale sarà sostituito da una vera forza di pace dell’Onu. Il presidente della Liberia, Charles Taylor, è intanto rientrato, la scorsa notte, nella sua residenza ufficiale a Monrovia dove deve incontrare una missione ministeriale della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas), per discutere del dispiegamento della forza di pace. Ma quale significato assume, a livello politico, la decisione delle Nazioni Unite di approvare l’invio di una forza di pace? Giancarlo La Vella lo ha chiesto al direttore della rivista Nigrizia, padre Carmine Curci:

 

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R. – Finalmente, qualcosa si muove, grazie non solo ai governi, ma anche grazie all’opinione pubblica internazionale che si è mossa ed ha fatto pressione sui governi perché finalmente si potesse fare qualcosa per questo Paese.

 

D. – Quali i poteri, che cosa dovrà fare la forza multinazionale di pace in Liberia?

 

R. – Non solo aiuti, ma anche ricostruire la vita sociale di questo popolo.

 

D. – E dal punto di vista politico, c’è la questione del presidente Taylor da risolvere ...

 

R. – Esatto. Quello sarà il passo fondamentale. Adesso, rivedere quali sono i leader che potrebbero veramente prendere in mano le sorti di questo Paese: infelicemente, finora non abbiamo ancora visto nessun progetto politico dei ribelli. Quindi, veramente stiamo a guardare con molta attenzione come si muoverà nei prossimi giorni.

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Spostiamoci in Italia, dove l’indultino è ora legge. Ieri l’approvazione definitiva della Camera, non senza contrasti all’interno della maggioranza: la Lega si è opposta duramente, non prendendo parte alla votazione, ed Alleanza nazionale si è espressa contro. Decisivo l’apporto dell’opposizione di Centrosinistra. Il servizio di Giampiero Guadagni:

 

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L’approvazione definitiva dell’Indultino arriva dopo mesi di un dibattito politico molto vivace il sui inizio si può far risalire alla storica visita di Giovanni Paolo II a Montecitorio, lo scorso 14 novembre: un intervento allora applaudito da tutta l’assemblea, ma poi – sul possibile atto di clemenza – c’è stata una lacerazione nella maggioranza di centrodestra, con la dura contrarietà della Lega e quella più morbida di Alleanza Nazionale, anche al cosiddetto Indultino. Si tratta di un provvedimento che prevede lo ‘sconto’ degli ultimi due anni di pena per i detenuti che abbiano già scontato metà della condanna. Il provvedimento non si applica a delinquenti abituali e clandestini, a coloro che hanno commesso reati gravi o che destano allarme sociale, come quelli legati al terrorismo e all’eversione, alla criminalità organizzata ma anche alla pedofilia e alle violenze sessuali. Secondo il ministero della Giustizia, a beneficiare del provvedimento saranno circa 8 mila detenuti, il 20 per cento della popolazione carceraria.

 

Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.

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Nella scorsa notte una bomba è esplosa in una concessionaria di automobili a Leioa, nella provincia basca di Biscaglia. Secondo le fonti spagnole non ci sarebbero morti, ma solo danni materiali. Si tratta del sesto ordigno che esplode in Biscaglia per mano dell’Eta nell’ultimo mese e mezzo. La polizia sostiene che gli attentati sarebbero riconducibili alla "tassa rivoluzionaria", la tangente richiesta dal gruppo armato separatista per cessare la drammatica sequela di attentati.

 

Ormai è ufficiale: la Corea del Nord ha accettato i negoziati multilaterali per risolvere la crisi nucleare innescata dalla ripresa dei propri programmi di sviluppo di armi atomiche. Come ha ricordato il portavoce della Casa Bianca, Scott McClellan, gli Stati Uniti chiederanno all’esecutivo di Pyongyang una rinuncia al programma nucleare in maniera “totale, verificabile ed irreversibile”. La Corea del Nord, invece, non demorde dalla richiesta di ottenere un impegno formale di non aggressione da parte degli Stati Uniti.

 

 

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