RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 213 - Testo della Trasmissione di venerdì 1 agosto 2003

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Nominato dal Papa negli Stati Uniti il nuovo vescovo di Brooklyn, terra di immigrazione

 

Sul documento dottrinale riguardante le unioni tra persone omosessuali, una riflessione dell’arcivescovo Angelo Amato, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

La Solennità del Perdono di Assisi aperta stamani nella città di San Francesco: con noi, padre Vittorio Viola

 

Al Meeting pastorale di Loreto sulle migrazioni, un invito all’azione concreta in favore degli esuli

 

La crisi in Argentina, tra povertà e corruzione un Paese che non ha abbandonato la speranza: intervista con il presidente della Caritas argentina, mons. Alcides Jorge Pedro Casaretto

 

Al Santuario di Gibilmanna, crocevia di storie umane, vacanza e ristoro spirituale nel cuore della Sicilia: intervista con padre Salvatore Vacca.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Celebrato in Messico il primo anniversario della canonizzazione dell’indio Juan Diego, ponte di unione fra culture

 

Lanciato dall’Onu un nuovo piani di aiuti in Africa Australe, provata da carestia, povertà e Aids

 

Appello della Chiesa filippina al governo, dopo l’ammutinamento del militari negli ultimi giorni di luglio, affinché siano attuate riforme  per combattere la corruzione

 

Terminato in Albania dopo dieci anni il restauro dell’antica cattedrale di Scutari

 

Promosso dal Servizio per i rifugiati dei gesuiti un seminario sull’educazione alla pace in Africa orientale

 

Le comunità cattolica ed ebraica di Chicago unite in favore delle popolazioni arabo-israeliane

 

24 ORE NEL MONDO:

Nuovo messaggio audio attribuito a Saddam Hussein diffuso da Al-Jazeera. Intanto non si fermano gli attacchi ai militari americani: ancora numerosi feriti a Fallujah

 

La Corea del Nord accetta la proposta americana di prendere parte ai negoziati multilaterali sulla crisi nucleare

 

Il governo thailandese si adopera per la liberazione, in Birmania, del premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

1 agosto 2003

 

NOMINA DEL NUOVO VESCOVO DI BROOKLYN ED ALTRE PROVVISTE DI CHIESE

NEGLI STATI UNITI D’AMERICA

 

Il Papa ha provveduto alle nomine vescovili relative a tre diocesi degli Stati Uniti d’America. La prima riguarda lo Stato di New York, dove Giovanni Paolo II ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Brooklyn, presentata dal vescovo mons. Thomas V. Daly, per raggiunti limiti di età. Mons. Daly ha infatti compiuto 75 anni nel settembre scorso. Come nuovo vescovo di Brooklyn, Giovanni Paolo II ha quindi nominato il presule mons. Nicholas A. DiMarzio, finora vescovo di Camden, nel New Jersey. Sia nella Conferenza episcopale statunitense che a livello diocesano, mons. Di Marzio si occupa in modo particolare dei problemi dei rifugiati e degli immigrati. Il nuovo vescovo di Brooklyn è anche membro del Pontificio Consiglio  della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. Su quattro milioni e 700 mila abitanti, la diocesi di Brooklyn, suffraganea di New York, conta oltre un milione e 800 mila cattolici, distribuiti in 217 parrocchie e assistiti da 830 sacerdoti, di cui 629 diocesani e 201 religiosi.

 

Nello Stato della Louisiana, inoltre, il Santo Padre ha nominato vescovo di Houma-Thibodaux il presule mons. Sam Gallip Jacobs, finora vescovo di Alexandria. Nella Conferenza episcopale degli Stati Uniti, mons. Jacobs è presidente del Comitato per il Rinnovamento Carismatico Cattolico.

 

In North Carolina, infine, il Papa ha nominato vescovo di Charlotte il sacerdote Peter Joseph Jugis, 46enne, del clero diocesano, finora vicario giudiziale e parroco a Monroe. E’ stato ordinato sacerdote da Giovanni Paolo II nella Basilica di San Pietro il 12 giugno 1983.

 

 

UNA RIFLESSIONE CON L’ARCIVESCOVO ANGELO AMATO

SUL DOCUMENTO IERI PUBBLICATO

IN MERITO ALLE UNIONI TRA PERSONE OMOSESSUALI

- Servizio di Giovanni Peduto -

 

 

**********

Vasta eco ha avuto sui mass media e non solo, come era da prevedere, il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede, ieri pubblicato, dal titolo “Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali”. Vogliamo ritornare, dopo l’esposizione del contenuto di ieri, su questo argomento con l’arcivescovo segretario del dicastero vaticano per la Dottrina della Fede, Angelo Amato:

 

D. - Eccellenza, da quali considerazioni è scaturita la necessità di questo documento?

 

R. – Sono considerazioni di ordine razionali di retta ragione, che sottolineano la famiglia come cellula fondamentale della società, la famiglia composta dall’uomo e dalla donna, questa famiglia che poi è stata sostenuta e confermata anche dalla rivelazione cristiana. Altre ragioni sono di tipo antropologico, perché è chiaro che la generazione avviene in una comunione eterosessuale, quindi nel matrimonio, ed è in questo matrimonio che si realizza l’accoglienza della vita, lo sviluppo della vita, la cura della vita, l’educazione della vita e la continuazione della vita. Ora, questo riguarda anche la società come tale. Ecco perché nel documento si fanno considerazioni di ordine giuridico e anche di ordine sociale. Questo tema oggi è molto dibattuto in alcune Nazioni soprattutto del cosiddetto mondo avanzato: per esempio, in Canada proprio in questi giorni si sta dibattendo questo tema da un punto vista legale e quindi la Chiesa deve far presente le sue ragioni e le sue motivazioni.

 

D. – Ad una morale oggettiva si sostituisce nella coscienza del singolo, oggi, sempre più una morale soggettiva. Ci si comporta, cioè, come la propria coscienza detta e vuole. Questo documento costituisce, quindi, un colpo, diciamo, a questa moda della soggettività in fatto di morale …

 

R. – Nessuno vuole negare la libertà individuale nelle proprie scelte, però ci sono delle affermazioni e delle scelte che non possono essere demandate alla semplice scelta personale. Lei immagini sull’autostrada. Si dice di andare a destra e tutti vanno a destra; però uno dice “ma io per scelta personale voglio andare a sinistra, contromano”. E’ possibile dare questa possibilità? Se si dà questa possibilità si crea il caos. Ora, questo già è un esempio molto semplice, molto banale; ma se noi applichiamo quest’esempio alla realtà così importante del matrimonio, della famiglia, dell’educazione dei figli, della nascita dei figli, se noi applichiamo il ‘fai da te’ etico in questo campo, la società si dissolve e si perde il concetto naturale proprio della famiglia.

 

D. – Eccellenza, l’omosessualità oggi si va diffondendo sempre più su vasta scala. Quali, secondo lei, possono esserne le cause?

 

R. – Potrebbero essere molto diverse. Noi, come cattolici, abbiamo questo richiamo importante della nostra fede, della nostra dottrina, che il fenomeno omosessuale è un fenomeno intrinsecamente disordinato, per cui la Chiesa espone e invita queste persone a mantenere proprio questo richiamo di fede, questo richiamo dottrinale. C’è anche da dire che la Chiesa propone una pastorale per queste persone affinché vengano richiamate e anche ricuperate al retto comportamento affettivo e credo che ci siano possibilità proprio di educazione, da questo punto di vista.

**********    

 

=======ooo=======

 

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

Una foto con un bambino segnato dalla sofferenza causata dai conflitti apre, significativamente, la prima pagina, in cui risalta la frase “Le stremate popolazioni in condizioni sempre più drammatiche”.

Liberia: via libera al dispiegamento delle forze di pace dell’Ecowas.

Etiopia: appello del Pam a sostegno di 130.000 rifugiati.

Sempre in prima, una riflessione di Gaetano Vallini sul sacrificio di don Stefano. Il titolo all’articolo è “Ha fatto il prete veramente”.

 

Nelle vaticane, un articolo su San Pier G. Eymard, fondatore dei Sacramentini e delle Ancelle del SS. Sacramento: il 2 agosto si celebra la sua memoria liturgica.

Un articolo sulla Chiesa che è in Belluno-Feltre, la quale si appresta a vivere il Sinodo diocesano.

 

Nelle pagine estere, un intervento del presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d'Europa: la “Casa comune” senza i valori del cristianesimo è una casa vuota. Nella futura Costituzione occorrono l’apporto essenziale e il pieno riconoscimento delle autentiche radici culturali.

In Iraq si profila l’ipotesi di elezioni generali nel 2004.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Giovanni Marchi sulla “misura” e la “discrezione” di mons. Della Casa, a 500 anni dalla nascita.

 

Nelle pagine italiane, in rilievo la questione dell’indultino ed il tema delle pensioni.

 

 

=======ooo=======

 

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

1 agosto 2003

 

LA SOLENNITA’ DEL PERDONO DI ASSISI

APERTA OGGI NELLA CITTA’ DI SAN FRANCESCO

- Intervista con padre Vittorio Viola -

 

 

Come ogni anno torna l’appuntamento con il Perdono d’Assisi. Dal mezzo-giorno del 1° agosto alla mezzanotte del giorno seguente, oppure nella Domenica precedente o seguente prescelta dal vescovo, si può ottenere, una sola volta, la cosiddetta indulgenza plenaria della Porziuncola. Prende il nome, infatti, dalla piccola chiesa dove San Francesco nel 1216 chiese al Signore di concedere “a tutti quanti, pentiti e confessati”, sarebbero venuti in visita alla chiesa, “ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe". A distanza di tanti anni l’appuntamento viene vissuto sempre con la stessa intensità, come conferma nell’intervista di Fausta Speranza, padre Vittorio Viola della Chiesa di Santa Maria degli Angeli che oggi racchiude la cappella della Porziuncola.

 

**********

R. – Il valore della misericordia di Dio è per tutti noi. Il santuario della Porziuncola in Assisi custodisce proprio questo miracolo di grazia che è l’esperienza della vita di Francesco. Francesco era solito dire che qui aveva avuto la certezza di essere stato perdonato da Dio. E, in fondo, è proprio come se quest’esperienza di Francesco potesse continuare a raggiungere tutti i pellegrini che a milioni ogni anno visitano questi luoghi. Francesco chiese appunto, in quella visione che ebbe della Vergine Maria e del Signore, che quanti facessero esperienza del pentimento dei peccati e della riconciliazione facendo visita a questa piccola chiesina potessero avere la stessa certezza di essere perdonati da Dio.

 

D. – Quanto viene vissuto questo appuntamento oggi, anche rispetto al passato?

 

R. – Forse cambiano i modi: i modi in cui si esprime la devozione verso questo luogo e per questo giorno in particolare, il Giorno del Perdono. Ma c’è sempre un grande afflusso di pellegrini che in qualche modo ci sorprende. C’è sempre una grande richiesta di perdono, un grande desiderio di riconciliazione. Del resto, ne sentiamo il bisogno più del cibo che mangiamo, perché ogni situazione che viviamo, anche quelle molto conflittuali, anche tra noi stessi ma anche tra i popoli, chiede l’intervento della Misericordia di Dio. Continua quindi ad essere vissuto con una grandissima intensità, quasi come le folle che si accalcavano intorno a Gesù chiedendo un Suo intervento di Misericordia, appunto.

 

D. – Padre Vittorio: chiedere perdono, perché? Per ricominciare?

 

R. – Certamente, è importante chiedere perdono innanzitutto a Dio perché è la riconciliazione con Lui che – come ricordava Francesco – è il motivo, l’origine della vita nuova. Certamente, il pentimento ha valore per ricominciare una vita nuova, che è poi la vita del Signore Gesù in noi. Francesco ha vissuto proprio questo: tutti i misteri della Sua vita – della vita di Gesù – dentro la sua. Anche per noi il perdono è l’occasione per dare spazio all’azione dello Spirito che vuole rendere presente tutti i misteri della vita del Signore Gesù in noi, quindi fare nuova davvero la nostra vita.

 

D. – Padre Vittorio, si tratta di un appuntamento estremamente significativo che si ripete ogni anno, però forse qualche particolarità sta nelle celebrazioni organizzate?

 

R. – Si ripete ogni anno con un programma ormai tradizionale ma sempre nuovo. Per esempio quest’anno la celebrazione eucaristica d’apertura della Solennità del Perdono è presieduta da José Rodriguez Carballo, che è il nuovo Ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori, appena eletto nell’ultimo capitolo sempre qui alla Porziuncola, nel giugno scorso. Questo già segna una novità. Poi, noi cerchiamo di vivere la Solennità del Perdono quasi proiettandoci verso la festa di San Francesco, e ogni anno per la festa di San Francesco una regione d’Italia offre l’olio che arderà tutto l’anno nella lampada sulla tomba del Santo. Quest’anno sarà la Sicilia e abbiamo la gioia di avere anche il cardinale Salvatore De Giorgi, arcivescovo di Palermo e presidente della Conferenza episcopale siciliana, a presiedere l’eucaristia nel giorno della festa, il 2 agosto. Inoltre ci stiamo preparando alla festa con un triduo che presta attenzione ad alcune figure di santità francescana della terra di Sicilia, come testimoni del perdono appartenenti a questa regione d’Italia.

**********

 

 

 

AL MEETING INTERNAZIONALE DI LORETO SULLE MIGRAZIONI

L’INVITO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PASTORALE DEI MIGRANTI E DEGLI ITINERANTI A MEDITARE AZIONI CONCRETE

PER I MIGRANTI LONTANI DALLE LORO CASE

- Servizio di Giovanni Peduto -

 

 

**********

Un augurio vivissimo affinché temi così attuali, quali sono il fenomeno della globalizzazione e le migrazioni in Europa, siano visti specialmente nella prospettiva dell’Esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in Europa, documento straordinario per lucidità di analisi e per profondità di risposta cattolica che si riassume in “matura cultura dell’accoglienza”: è giunto dal dicastero vaticano per i migranti accolto dai convegnisti con un sentito applauso. Il messaggio a firma del segretario, l’arcivescovo Agostino Marchetto, esorta a riflettere e meditare azioni concrete per i migranti e a pensare specialmente all’Africa della sofferenza, che con l’Europa ha un legame fatto anche di martirio quotidiano di molti missionari al servizio della promozione umana e dell’evangelizzazione.

 

I partecipanti a questo Meeting, il VI promosso dai padre Scalabriniani a livello europeo, attraverso le relazioni e i dibattiti che si susseguono, sono sensibilizzati a cercare il volto di Dio in quello dei fratelli e delle sorelle alla ricerca di un lavoro per vivere una vita degna della loro umanità. Con viva emozione vengono seguite le testimonianze di emigrati dell’Africa di colore come Monsio Richard della Costa D’Avorio, che dopo una lucida analisi della situazione politico-economica del suo Paese, ha ripercorso le tappe dolorose del suo arrivo in Italia, concludendo con un accorato appello: “Non alziamo un muro tra Paesi sviluppati e non; niente può fermare i disperati che vogliono venire in Europa”.

 

Ancora, dal Ghana l’esperienza di Aloysius Kow Adrian che ha conquistato la platea con la sua simpatia e i suoi aneddoti, ma soprattutto l’ha commossa con il racconto delle difficoltà affrontate: piccole storie che fanno la grande storia queste ed altre testimonianze. In una atmosfera quasi surreale Loreto si colora di nero e si riflette sulla situazione socio-economica dell’Africa, la sua estrema povertà e ricchezza allo stesso tempo. Si muore di fame, eppure le sue miniere e i suoi pozzi petroliferi traboccano di ricchezze inestimabili. Una contraddizione che è frutto di una globalizzazione che ha spesso effetti distruttivi.

 

Da Loreto, Giovanni Peduto, Radio Vaticana.

**********

 

 

LA CRISI DELL’ARGENTINA. TRA POVERTÀ E CORRUZIONE,

UN PAESE CHE NON HA ABBANDONATO LA SPERANZA

- Intervista con mons. Alcides Jorge Pedro Casaretto -

 

 

La recessione economica, l’instabilità politica, la carenza alimentare e le calamità naturali hanno segnato gli ultimi due anni della storia dell’Argentina. Alla presidenza di Nestor Kirchner spetta il compito di rilanciare il Paese. Recen-temente, il Parlamento ha approvato il “Programma di nutrizione e alimentazione nazionale”, piano voluto fortemente dal popolo argentino, che lo ha appoggiato con un milione e 600 mila firme. Grazie ai fondi pubblici 4 milioni di bambini, un milione di anziani, e 640 mila donne incinta riceveranno cibo. Al programma parteciperanno anche organismi popolari, tra cui Caritas Argentina. Il presidente Kirchner ha però parlato di gruppi di potere che contrastano la nuova crescita del Paese e rallentano la formazione della solidarietà nazionale, di cui anche i vescovi argentini hanno spesso sottolineato la necessità. Ascoltiamo su quest’argomento, il presidente di Caritas Argentina, il vescovo Alcides Jorge Pedro Casaretto, al microfono di Matteo Ambu.

 

**********

R. – In questo momento, il presidente ha appreso le conclusioni delle concertazioni avvenute in Argentina tra le parti sociali e le sta sviluppando. Penso che siamo tuttora lontani, gli obiettivi sembrano utopici, ma vale la pena compiere anche solo qualche passo. E in questo momento stiamo facendo qualche passo in questa direzione.

 

D. – L’Argentina è uno dei maggiori produttori mondiali di alimenti: ma allora, dove finisce questo cibo?

 

R. – E’ scandaloso che proprio in Argentina esistano ancora persone che soffrono la fame. Si è potuto realizzare proprio in questo periodo che il problema sta nella distribuzione: è un problema organizzativo molto grande, in Argentina. Questa è una sfida enorme per i politici e per tutti i dirigenti argentini. La Chiesa ha presentato molte denunce, ha invitato tutti gli argentini ad incontrare i politici per far sì che la fame non debba più essere un problema per gli argentini. Questa deve essere, per quanto ci riguarda, una prima risposta: nessun argentino dovrà più soffrire la fame!

 

D. – Due mesi fa, l’inondazione nella provincia di Santa Fé: come state gestendo l’emergenza?

 

R. – La risposta è un po’ lenta. In questo momento, la Caritas sta valutando l’eventualità di collaborare nella ricostruzione. Il problema è che bisognerà ricostruire le case in un altro luogo che il governo sta stabilendo. Bisognerà vedere in quale zona sarà possibile costruire le nuove case; in questo momento la gente che è nell’emergenza il cibo lo ha, ma non ha la casa.

 

D. – Il presidente della Repubblica, parlando durante la festa dell’Indipendenza, ha riproposto il Piano contro la fame: è stato nella cattedrale di Tucuman, una delle province più colpite dalla crisi economica in Argentina. L’arcivescovo, durante l’omelia, ha però parlato di ‘fame di educazione, di istruzione e si ha un po’ l’impressione che si tratti di una crisi anche morale, oltre che economica ...

 

R. – E’ una crisi fondamentalmente morale, una crisi dei valori. La prima ricostruzione deve essere quella della scala dei valori. Deve scomparire tutta la corruzione, dovrà essere ricostruito il livello morale del popolo. La crisi argentina è avvenuta perché gli interessi dei singoli sono stati posti al di sopra dell’interesse comune. Questa è la ricostruzione: che il bene comune sia la prima preoccupazione di tutti gli argentini.

 

D. – Questa crisi economica, questa crisi morale e sociale, in quale stato ha lasciato la fede cattolica del popolo argentino, duramente provata?

 

R. – La fede del popolo è una fede forte, ma è una fede non molto formata. In Argentina c’è una religiosità popolare, ma non è tanto una pratica religiosa radicata. Per esempio, solo il 7 per cento dei cattolici va a messa la domenica. E’ però un popolo che ha fede, ed è soprattutto un popolo che deve vivere nella speranza, e la Chiesa e noi religiosi dobbiamo accompagnare e sostenere questo  popolo nella sua speranza.

**********

 

 

AL SANTUARIO DI GIBILMANNA, CROCEVIA DI STORIE UMANE,

VACANZA E RISTORO SPIRITUALE NEL CUORE DELLA SICILIA.

- Servizio di Paolo Ondarza -

 

**********

(musica)

 

Ritrovare se stessi immersi tra natura e storia della Sicilia. A pochi chilometri da Cefalù, ai piedi del monte Pellegrino, ad 850 metri sul livello del mare, sorge il Santuario di Gibilmanna, il più antico fra quelli dedicati alla Vergine nell’isola. Il luogo sacro, gestito dai frati minori cappuccini, vanta una storia millenaria risalente, sembra, al VI – VII secolo dopo Cristo. Ogni estate i religiosi offrono a tutti la possibilità di trascorrere alcune giornate di preghiera e cultura all’interno di questa “oasi dello spirito”, da cui, tra l’altro, è possibile ammirare il profilo delle isole di Lipari, Alicudi e Filicudi. Del programma “Estate a Gibilmanna”, ci ha parlato padre Salvatore Vacca.

 

R. – Nel luogo dove attualmente sorge il santuario di Gibilmanna, si ergeva prima un monastero di benedettini. La tradizione indica in San Gregorio Magno uno dei primi fondatori di questo luogo, ma non è accreditata dai documenti storici. Si tratta di uno dei santuari più antichi dove c’è una grande devozione mariana la cui diffusione si deve molto ai Frati Minori cappuccini.

 

D. – In che cosa consiste la vostra proposta per l’estate?

 

R. – La proposta è aperta a tutti. Il santuario si pone nella sua dimensione cultuale, culturale, caritativa, ecumenica. Accoglie tutti, credenti e non credenti. Nelle iniziative quest’anno abbiamo voluto dare maggior attenzione alla dimensione culturale attraverso alcuni incontri che vogliono leggere ed interpretare il vissuto del nostro territorio maronita.

 

D. – Padre Salvatore, potremmo definire la proposta ‘Estate a Gibilmanna’ come una sorta di vacanza alternativa?

 

R. – Certo, è una vacanza alternativa. Ospitiamo i nostri fratelli che vogliono passare alcuni giorni di vacanza, ma a condizione che condividano con noi i momenti di preghiera, nonché gli incontri culturali; ma si tratta di una vacanza nel senso vero del termine e durante questo tempo di riposo bisogna occuparsi della dimensione contemplativa della vita, recuperando le proprie forze. Una riconciliazione con se stessi, con gli altri, con Dio e anche con il Creato.

 

D. – Perché la gente sceglie di venire a Gibilmanna?

 

R. – Qui a Gibilmanna noi ci incontriamo con una pluralità di storie umane tutte ricche, storie a volte ferite, crocefisse e registriamo il ritorno alla Chiesa, quale punto di riferimento anche ideologico di vita per l’uomo. Ecco da Gibilmanna queste storie umane desiderose di ripartire, ricominciano a vivere in un modo rinnovato.

**********                          

 

 

=======ooo=======

 

 

 

CHIESA E SOCIETA’

1 agosto 2003

 

“JUAN DIEGO, PORTATORE DI QUEL MASSIMO REGALO CHE CI CONCESSE

L’AMORE DIVINO: IL MIRACOLO DELLA VERGINE DI GUADALUPE, CHE SI CONVERTÌ

IN PONTE DI UNIONE TRA CULTURA INDIA E SPAGNOLA”.

CON QUESTE PAROLE IL CARDINALE RIVERA HA RICORDATO IERI LA FIGURA

DEL SANTO NEL PRIMO ANNIVERSARIO DELLA CANONIZZAZIONE

 

CITTÀ DEL MESSICO. = I messicani hanno celebrato ieri il primo anniversario della canonizzazione dell’indio Juan Diego, avvenuta a Città del Messico durante l’ultimo viaggio apostolico di Giovanni Paolo II nel Paese latinoamericano. L’arcivescovo della capitale, il cardinale Norberto Rivera, ha presieduto una celebrazione liturgica nella quale ha chiesto al Santo di intercede in favore del popolo messicano. La ricorrenza ha fornito l’opportunità per attirare l’attenzione sulle popolazioni indigene, che in Messico vivono in condizioni di marginalità e povertà. Il cardinale, che discende dagli indios, ha sottolineato il valore e la ricchezza della tradizione autoctona, a volte ridotta a mero folclore. L’esortazione al rispetto e alla costruzione di un rapporto di pace è rappresentata proprio dalla figura di Juan Diego, primo santo indio americano. “Fu protagonista e fedele portatore – ha detto il porporato - di quel massimo regalo che ci concesse l’amore divino: il miracolo della Vergine di Guadalupe, che si convertì nel ponte di unione tra la cultura india e spagnola, tra due popoli che erano stati in combattimento tra loro”. Il porporato ha ricordato le parole del Papa durante la visita e a invitato i fedeli a sorreggerlo nella sua missione attraverso la preghiera. Alla celebrazione era presente anche il nunzio apostolico in Messico, l’arcivescovo italiano Giuseppe Bertello. (M.A.)

 

 

PROSEGUE L’IMPEGNO DELLE NAZIONI UNITE NELL’AFRICA AUSTRALE,

IN GRAVE DIFFICOLTA’ PER LA CARESTIA, LA POVERTA’ E LA DIFFUSIONE DELL’AIDS. LANCIATO UN NUOVO PIANO DI AIUTI DI 530 MILIONI DI DOLLARI

A SOSTEGNO DI 6 MILIONI E MEZZO DI PERSONE

                                              

GINEVRA. = Le Nazioni Unite hanno lanciato in questi giorni un progetto di 530 milioni di dollari in favore di 6 milioni e mezzo di persone colpite dalla crisi alimentare, l'aids e la povertà in sei paesi dell'Africa australe. I fondi saranno destinati a finanziare per un anno l'assistenza alimentare (320 milioni di dollari) ed in altri settori per le popolazioni vulnerabili del Lesotho, Malawi, Mozambico, Swaziland, Zambia e Zimbabwe. La situazione è particolarmente grave nello Zimbabwe, Paese dove l'aids uccide 2.500 persone ogni settimana e circa il 34%   dei giovani tra i 15 ed i 40 anni sono colpiti dal virus Hiv, secondo i dati resi noti dall'Unicef. La rapida risposta della comunità internazionale l'anno scorso ha consentito di salvare milioni di vite umane minacciate dalla carestia, ma - ha ammonito l'Onu - la crisi non è finita. Nel 2002 le Nazioni Unite hanno ricevuto circa il 73% dei 656 milioni richiesti per l'assistenza umanitaria in Africa   australe. (R.G.)

 

 

IMMORALI E DEPLOREVOLI I MEZZI SCELTI PER PROTESTARE, MA NECESSARIO ORA PER IL GOVERNO LANCIARE LE RIFORME PER COMBATTE LA CORRUZIONE:

QUESTO L’APPELLO DELLA CHIESA FILIPPINA,

DOPO L’AMMUTINAMENTO DEI MILITARI NEGLI ULTIMI GIORNI DI LUGLIO

 

MANILA. =  La Chiesa cattolica nelle Filippine non è rimasta spettatrice della crisi che ha visto 296 militari dell’esercito asserragliati in un centro commerciale e residenziale nella capitale con circa 300 ostaggi fra il 26 e il 27 luglio scorso. I soldati filippini hanno accusato i vertici della Difesa e alcuni capi militari di corruzione. Chiedevano le dimissioni del governo, ma poi hanno accettato un accordo, senza spargimento di sangue, dopo 20 ore di trattativa. Nelle ore di crisi, tutta la comunità cattolica ha espresso il proprio sostegno alla presidente filippina, Gloria Arroyo, che ha pubblicamente ringraziato la Chiesa dopo la soluzione della vicenda. Il cardinale arcivescovo di Manila, Jaime Sin, guida spirituale e figura di riferimento del Paese asiatico, in quei giorni, ha diffuso un documento in cui ha denunciato il tentativo di destabilizzare il Paese e ha richiamato i fedeli a vigilare per mantenere la nazione sulla via della pace. Con medesimi fini, anche il cardinale Ricardo Videla, arcivescovo di Cebu, ha invitato tutti alla preghiera e chiesto pubblicamente una soluzione pacifica. Ma la protesta dei militari a fine luglio è sembrata la eco delle preoccupazioni espresse  dai vescovi filippini, nella loro assemblea agli inizi del mese. I presuli avevano indicato la corruzione come uno dei mali principali della società filippina e avevano chiesto una legislazione appropriata e una grande campagna anti-corruzione in tutta la nazione. Perciò proprio il presidente della Conferenza episcopale, l’arcivescovo Orlano Quevedo, dopo aver deplorato la modalità scelta dai soldati per segnalare il problema, ha invitato in questi giorni il governo a indagare a fondo sulle accuse mosse dai militari ammutinati e a mettere in atto serie di riforme contro la corruzione. Interventi chiesti anche dal cardinale Sin che ha ribadito l’immoralità dei mezzi scelti dai militari per manifestare il loro malessere, ma ha chiesto al governo di impegnarsi in un campagna seria di riforme per provvedere alle necessità del popolo. “Nessuno ha vinto – ha dichiarato il porporato – e c’è bisogno di immediate riforme, ferma disciplina e una volontà di realizzarle”. (M.A.)

 

 

TERMINATO IN ALBANIA, DOPO DIECI ANNI, IL RESTAURO DELL’ANTICA CATTEDRALE

DI SCUTARI, SIMBOLO DI UNA CHIESA, CHE DOPO LE PERSECUZIONI DEL PASSATO,

TORNA A VIVERE IN LIBERTÀ

 

SCUTARI. = I festeggiamenti per i dieci anni di ritorno della Chiesa cattolica in Albania giungono al culmine. A Scutari, antica capitale culturale e spirituale del Paese, è stato concluso, dopo dieci anni, il restauro dell’antica cattedrale cattolica, la più grande in Albania. Durante il regime totalitario di Enver Hoxha, fu convertita in palestra e solo alla fine di quel tragico periodo della storia albanese fu restituita alla Chiesa, ma in evidente stato di degrado. Il cattolicesimo fu combattuto aspramente dal governo di Hoxha, che proclamò l’Albania unico paese ateo del mondo. La pratica religiosa fu abolita e i cattolici perseguitati duramente. Delle 130 chiese cattoliche del Paese, tutte, eccetto una, furono chiuse. Giovanni Paolo II ha visitato l’Albania nel 1993. Proprio a Scutari, davanti ad una moltitudine, paragonò quella sanguinosa esperienza alle persecuzioni dei primi secoli del cristianesimo e invitò i cattolici albanesi ad annunciare con gioia e a testimoniare la Risurrezione di Cristo. Dopo un decennio, la Chiesa albanese, impegnata anche nella ricostruzione sociale del Paese, sta crescendo. Più di cento chiese sono state riaperte o costruite, e tante persone ritornano e per la prima volta si avvicinano alla fede cattolica. (M.A.)

 

 

LA COMUNITÀ CATTOLICA E QUELLA EBRAICA DI CHICAGO UNITE IN FAVORE

DELLE POPOLAZIONI ARABO-ISRAELIANE.

LANCIATO UN PROGETTO PER CREARE NELLA CITTÀ GALILEA DI FASSOUTA

UN CENTRO PER I COMPUTER E ISTITUIRE CORSI DI FORMAZIONE

 

CHICAGO. = L’arcidiocesi di Chicago e la Federazione metropolitana ebraica della città hanno deciso di rafforzare i loro rapporti attraverso un progetto di aiuto in favore della comunità cristiana arabo-israeliana. L’arcivescovo di Chicago, il cardinale Francis George, e il presidente della Federazione, Steven Nasatir, hanno annunciato durante una conferenza stampa, tenutasi la scorsa settimana, di voler lanciare il “Fassouta computer literacy project”. L’iniziativa destinerà alla cittadina di Fassouta in tre anni 100 mila dollari per la creazione di un centro per i computer e per i conseguenti corsi di formazione. Fassouta si trova in Galilea, nella regione settentrionale dello Stato d’Israele ed è abitata per la maggior parte da cattolici melchiti, ma ogni differente comunità religiosa beneficerà in maniera uguale dei finanziamenti. (M.A.)

 

 

PROMOSSO DAL SERVIZIO PER I RIFUGIATI DEI GESUITI UN SEMINARIO SULL’EDUCAZIONE ALLA PACE IN AFRICA ORIENTALE.

SI TERRÀ A NAIROBI DAL 17 AL 22 AGOSTO

 

NAIROBI. = Con le guerre e il crescere dei conflitti in Africa, l’enfasi sul lavoro di costruzione della pace che il Jesuit Refugee Service (JRS) pone nei suoi progetti è diventata più rilevante che mai. “Per questo – fa sapere un comunicato diffuso a Roma dalla Curia generalizia della Compagnia di Gesù - il JRS Africa Orientale sta organizzando un seminario di educazione alla pace che si svolgerà a Nairobi, capitale del Kenya, tra il 17 e il 22 agosto e che vedrà insieme il personale del JRS che lavora alla costruzione della pace per condividere esperienze, fornire conoscenze e affinare le competenze nel processo di costruzione della pace”. L’obiettivo del seminario è di utilizzare l’esperienza dei diversi operatori dello staff del JRS che lavorano in diversi Paesi in questo ambito, per arrivare a progettare un vero e proprio modello di intervento o un programma-quadro per il lavoro in favore della pace in Africa. Il seminario ha l’obiettivo di favorire la condivisione e l’apprendimento dalle esperienze e dalla metodologia di ciascun operatore, l’aggiornamento delle competenze e l’individuazione di quelle che ancora devono essere sviluppate, l’apprendimento su nuovi approcci utilizzati da altre agenzie ed infine la messa in comune di risorse, libri e materiali usati nei progetti. (M.A.)

 

=======ooo=======

 

 

           

24 ORE NEL MONDO

1 agosto 2003

 

- A cura di Amedeo Lomonaco e Massimo Donaddio -

 

La voce di Saddam Hussein torna a farsi sentire in un nuovo messaggio audio. La televisione del Qatar, Al-Jazeera, ha trasmesso una registrazione attribuita al deposto presidente iracheno, nella quale si lancia un appello alla riconciliazione con i cittadini che avrebbero tradito la nazione collaborando con le forze anglo-americane, in attesa di una normalizzazione della situazione. Il messaggio risale al 27 luglio scorso e non manca, comunque, di richiamare l’urgenza di una reazione nei confronti delle truppe statunitensi. E infatti non si placano gli attacchi antiamericani, soprattutto nella zona intorno alla città di Fallujah, dove alcuni convogli sono stati assaliti con razzi anticarro e armi leggere, provocando numerosi feriti fra i militari Usa. Il servizio di Paolo Mastrolilli: 

 

**********

I nuovi attacchi sono avvenuti mentre continua la caccia a Saddam, le cui due figlie si sono rifugiate in Giordania. Gli americani, intanto, hanno pagato la taglia da 30 milioni di dollari per l’uccisione dei figli Udai e Qusai. Nello stesso tempo, l’amministratore provvisorio Paul Bremer, ha dato nuove speranze sulla stabilizzazione del Paese, dicendo che le prime elezioni potrebbero tenersi già l’anno prossimo. Continua però la polemica sulle armi di distruzione di massa, finora non trovate. Ieri, dopo Bush, anche il consigliere per la sicurezza nazionale Rice ha detto di sentirsi responsabile per l’informazione sbagliata riguardo l’acquisto di uranio arricchito da parte di Baghdad, in Niger. Al Congresso, intanto, sono andati a testimoniare David Key, capo delle ricerche che la Cia sta conducendo in Iraq ed il generale Dayton, responsabile della squadra di ispettori del Pentagono. Entrambi hanno detto che stanno facendo progressi nella scoperta dei programmi di riarmo, ma ancora non hanno trovato la cosiddetta pistola fumante. I parlamentari democratici hanno avvertito che provare l’esistenza dei soli programmi non basterebbe, perché Bush aveva denunciato la presenza di armi pronte all’uso.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

**********

 

In Medio Oriente, l’annunciato proseguimento, da parte israeliana, della costruzione del muro che divide Israele dalla Cisgiordania, è il principale argomento su cui sta montando la delusione e la protesta palestinese. Secondo l’organizzazione umanitaria ‘Israel Bezelem’ la barriera difensiva, lunga 123 chilometri, coinvolge 210 mila palestinesi di 68 villaggi della Cisgiordania, isolando 13 villaggi palestinesi ad Ovest del muro, ed altri 55 ad Est. E’ intanto sempre più intricato il nodo relativo alla questione dei detenuti palestinesi. Secondo quanto riferisce la radio israeliana un migliaio di prigionieri palestinesi, rinchiusi in quattro carceri israeliane, hanno iniziato oggi uno sciopero della fame. Israele ha promesso il rilascio di 540 prigionieri ma, da parte palestinese, si chiede la liberazione di tutti i 6 mila detenuti.

 

Il presidente liberiano, Charles Taylor, “non lascerà il potere all’arrivo della forza di pace dell’Ecowas”, previsto la prossima settimana. Ma lo farà soltanto quando, con il contingente “pienamente dispiegato”, ci sarà “un nuovo ordinamento politico”. Lo ha dichiarato il ministro dell’economia, Jackson, in un’intervista alla rete televisiva Cnn. Nel Paese, intanto, si rischia la catastrofe umanitaria: oltre 52 mila civili in fuga sono ammassati nello stadio di Monrovia, e 3-4 mila hanno trovato rifugio presso le missionarie della Consolata a Buchanan, seconda città della Liberia.

 

Dopo nove mesi sembra essersi finalmente sbloccata la crisi nucleare nordcoreana. Il governo di Pyongyang ha infatti accettato la proposta americana di prendere parte ai negoziati multilaterali. La data dei colloqui non è ancora stata fissata, ma la Russia ha fatto sapere che si terranno a Pechino “molto presto”. Il servizio di Chiaretta Zucconi:

 

**********

La Nord Corea ha detto sì a un tavolo negoziale a 6, cui parteciperanno Sudcorea, Giappone e Russia accanto a Stati Uniti e Cina e che si terrà molto probabilmente a Pechino”. L’inatteso passo avanti del regime comunista di Pyongyang, che negli mesi aveva più volte ribadito di essere favorevole soltanto a un colloquio a due con Washington, è stato accolto con grande soddisfazione in Sud Corea e Giappone, i due Paesi più minacciati dalle ambizioni nucleari nordcoreane. A convincere la Nord Corea a sedersi al tavolo multilaterale delle trattative potrebbe essere stato il duro attacco lanciato ieri da John Bolton,  sottosegretario di Stato americano responsabile del Controllo degli armamenti e della Sicurezza internazionale. “Gli Stati Uniti stanno perdendo la pazienza – ha dichiarato  Bolton da Seul – e non intendono sottostare alle minacce nucleari di Pyongyang”. Definendo la Corea del Nord un “incubo infernale, che nell’ultimo anno ha accelerato i suoi programmi di sviluppo di armi di distruzione di massa”, Bolton ha infine minacciato un intervento del  Consiglio di Sicurezza dell’Onu sulla crisi nulceare nordcoreana.

 

Per Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi.

**********

 

Massima pena per il medico serbo bosniaco Milomir Stakic, condannato ieri all’ergastolo dal Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia. Si tratta della sentenza più pesante dall’istituzione del Tribunale. L’uomo, ex sindaco della città di Prijedor, è stato riconosciuto colpevole di crimini di guerra e contro l’umanità, ma non di genocidio. Stakic, 41 anni, ha avuto un ruolo chiave nella creazione dei famigerati campi di concentramento nell’area di Prijedor, i cui detenuti subirono violenze, torture e umiliazioni di ogni genere.

 

Potrebbe aprirsi uno spiraglio per la liberazione di Aung Sang Suu Kyi, ex premio Nobel per la pace e leader del Movimento democratico birmano, attual-mente detenuta dal regime. A Bangkok, infatti, è iniziato un Vertice tra i ministri degli esteri della regione, nel corso del quale la Thailandia proverà a sbloccare la crisi, grazie a colloqui bilaterali con esponenti del governo birmano. Sentiamo Maurizio Pascucci:

 

**********

Tra le nazioni della regione, la Thailandia è certamente quella con maggiori possibilità, al momento, di ottenere qualche concessione da parte della giunta militare di Rangoon. Soltanto la Thailandia, infatti, si è recentemente opposta ad una serie di sanzioni imposte dalla comunità internazionale contro la Birmania, sebbene la scelta thailandese abbia ragioni puramente pragmatiche, e sia fondata sul timore che le sanzioni in Birmania causino un forte flusso migratorio da quel Paese in Thailandia. Bangkok ha perciò proposto ai Paesi occidentali e ai vicini asiatici la creazione di una nuova ‘Road Map’ che pianifichi la transizione della Birmania verso la democrazia. La pressione internazionale, intanto, si sta facendo imponente sulla giunta militare di Rangoon. Il presidente statunitense Bush ha firmato infatti lunedì un provvedimento che preclude il mercato americano ai prodotti birmani. Il Giappone, principale fornitore di aiuti alla Birmania, ha sospeso ogni nuovo progetto a favore di Rangoon ed i vicini della Birmania, riuniti nell’Associazione del Sud-Est asiatico, Asien, hanno recentemente derogato ad una lunga tradizione di non interferenza, criticando apertamente l’arresto di Aung San Suu Kyi.

 

Maurizio Pascucci, per la Radio Vaticana.

**********     

 

Il governo nepalese ed i ribelli maoisti potrebbero presto tornare al tavolo dei negoziati. Il leader dei guerriglieri, Pushpa Kamal Dahal, ha fatto consegnare una lettera all’esecutivo in cui definisce “uno sviluppo positivo” la liberazione di tre capi maoisti e la divulgazione di notizie su altri ribelli detenuti. I colloqui si erano interrotti a maggio, contestualmente alla crisi di governo.

 

Spostiamoci in Guatemala, dove la situazione, in vista delle elezioni del novembre prossimo, viene giudicata pesante dal capo degli osservatori dell’Organizzazione degli Stati Americani, l’ex presidente peruviano Panagua. Non si placano, nel frattempo, le tensioni nel Paese. Anche ieri, l’opposizione è tornata a chiedere l’annullamento della candidatura di Rios Montt, ex dittatore ed autore di un golpe nel 1982.

 

Non è del tutto cessato il pericolo di insurrezione nelle Filippine, Paese dove la polizia ha creato oggi numerosi posti di blocco fuori Manila per monitorare movimenti di truppe non autorizzati. Secondo la stampa filippina mancano ancora all’appello 100 militari pesantemente armati, dopo la resa lunedì scorso, di 296 tra ufficiali e soldati ribelli.

 

 

=======ooo=======