Cecilia Seppia - Città del Vaticano
Il secondo Venerdì di Collera proclamato dai palestinesi contro la decisione del Presidente americano Donald Trump su Gerusalemme ha infiammato il Medio Oriente, lasciando a terra nella giornata di ieri 5 persone. 400 invece i feriti, molte anche le persone finite in manette. Scontri si sono registrati in ogni luogo della Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Manifestazioni anche in Israele dove un poliziotto è stato accoltellato, da un uomo a volto coperto, con indosso una cintura esplosiva, poi neutralizzato dalle forze dell’ordine. Oltre 30 mila le persone che hanno preso parte alla grande protesta contro il Capo della Casa Bianca sulla Spianata delle Moschee, incidenti si sono verificati anche alla Porta di Damasco.
Il rischio di una Terza Intifada
Il premier turco Yildirim promette battaglia in sede Onu e ribadisce che la decisione
di Trump è unilaterale, perciò deve considerarsi nulla. Washington risponde con un
invito alla calma e tiene a precisare che i confini definitivi della Città Santa potranno
essere definiti solo dai negoziati israelo-palestinesi, intanto però manda segnali
per far sapere che il Muro di Gerusalemme (ovvero il Muro del Pianto) dovrebbe essere
parte di Israele e quindi esclude qualsiasi scenario che non mantenga il controllo
dello Stato ebraico sui luoghi sacri dell’ebraismo. La replica dell’Anp: non accetteremo
modifiche ai confini del 1967. Luigi Geninazzi, esperto dell'area
del quotidiano Avvenire sottolinea il rischio di una terza Intifada, e mette in guardia
sulla totale mancanza di strategia da parte di Trump che sta però mandando in pezzi
la speranza di riprendere i negoziati di pace.
Ascolta l'intervista a Luigi Geninazzi
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