2017-11-22 08:45:00

Centesimus Annus su etica sociale cristiana nell’era digitale


“Governare le nuove tecnologie per preservare il valore autentico delle relazioni umane”, questo in sintesi, il messaggio emerso dalla recente conferenza promossa dal gruppo tedesco della Fondazione Centesimus Annus-pro Pontifice, tenutasi a Berlino dal 15 al 16 novembre sul tema Etica sociale cristiana nell’era digitale. Scienziati di fama internazionale di varie discipline hanno trascorso due giorni a scambiarsi opinioni e proposte sulle opportunità e le sfide per “l’etica sociale cristiana nell’era digitale”. In particolare, la conferenza si è concentrata su quali risposte può dare oggi l’insegnamento sociale cristiano al “progresso del paradigma tecnocratico” nell’era della digitalizzazione, come riporta l’agenzia Kna.

 

Domingo Sugranyes Bickel, presidente della Fondazione Centesimus Annus-pro Pontifice ha specificato che la riflessione condotta dalla Fondazione su questo argomento, non si preoccupa solo di analizzare le nuove opportunità e potenzialità di crescita, ma anche degli aspetti culturali, antropologi e dell’organizzazione complessiva della società, rispetto alla rivoluzione tecnologica in atto, avvertendo che “l’umanità corre il rischio di essere considerata all’interno delle dinamiche dell’era digitale solo come un oggetto”.

Gerrit Heineman, responsabile del Centro di ricerca eWeb, dell’Università di Scienze Applicate Niederrhein, ha messo in guardia sul fatto di non dipendere dalla digitalizzazione, ma di agire al fine di governarla. L’Europa ha appena iniziato a prendere in considerazione gli sviluppi che stanno avvenendo in Asia: la Cina con i suoi 750 milioni di utenti, rappresenta il mercato più importante. Coloro che non affrontano la sfida saranno tra i perdenti. Heineman, ha anche sottolineato che con circa 1,3 miliardi di utenti, i cristiani formano la più grande comunità e che della generazione nata dopo il millennio, il 90% utilizzava i social network.

Secondo le parole dell’arcivescovo di Berlino Heiner Koch, l’etica sociale cristiana deve preservare la dignità dell’uomo nel processo di progressiva digitalizzazione, evitando di correre il rischio che lo smartphone si sovrapponga alle relazioni e ad un vero dialogo interpersonale.

“La digitalizzazione, ormai, da tempo, interessa tutti gli ambiti della vita, dal mondo del lavoro alla religione, dagli ospedali al traffico stradale. Perciò, richiede anche criteri etici per l’applicazione e l’interazione” ha detto mons. Everard J. de Jong, vescovo ausiliare di Roermond, durante i lavori della conferenza. De Jong ha anche detto, riferendosi ai paradossi della digitalizzazione che da un lato, i social network hanno permesso di relazionarsi con il mondo intero, ma allo stesso tempo il singolo utente si è trovato solo. Smartphone, tablet, I-Phone, I-Pad, social network sono strumenti che mettono in contatto diretto con il mondo intero, ma hanno anche un gran potere seduttivo, facendo fuggire la persona dalla realtà della vita. I social network permettono di partecipare ai destini degli altri, ma allo stesso tempo possono far percepire la sofferenza degli altri come qualcosa di distante, senza alcuna empatia, determinando così un uomo diviso tra “onnipresenza e solitudine”. Infatti, la tecnologia plasma l’accesso alla realtà e quindi l’azione etica. Infine, mons. De Jong, citando la “Laudato Sì” di Papa Francesco ha invitato a promuovere un nuovo modo di pensare: “ci dovrebbe essere un punto di vista diverso, un pensiero, una politica, un programma educativo, uno stile di vita e una spiritualità che formano una resistenza contro l’avanzata del paradigma tecnocratico”.

Un animato dibattito ha poi avuto luogo fra relatori e partecipanti sul tema dell’Intelligenza Artificiale e sull’uso etico o non etico che si può fare della stessa; è intervenuto al riguardo anche il prof. Jürgen Schmidhuber, co-direttore dell’Istituto di ricerca svizzero per l’intelligenza artificiale Idsia.








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