di Paola Simonetti
Colpo di stato non dichiarato ad Harare, nello Zimbabwe, da parte dei militari
che hanno arrestato l’ultranovantenne Presidente, Mugabe, e alcuni membri del governo.
Rifugiata all’estero, invece, la moglie del capo dello Stato, Grace, potenziale erede
del consorte. L’esercito dichiara di voler tentare una svolta dopo 37 anni di mancata
transizione democratica.
"Correzione senza spargimento di sangue del corso della storia dello Zimbabwe".
Questi gli obiettivi dichiarati dall’Esercito che nella capitale, Harare, ha preso
il potere e messo agli arresti nella sua residenza, il Presidente, Mugabe, 93enne,
sulla poltrona presidenziale da ben 37 anni, e che rifiuta una transizione democratica.
Le forze armate, che smentiscono si tratti di un golpe, hanno sostenuto di voler "prendere
di mira solo i criminali" annidati "attorno" a quello che è al momento il più anziano
capo di Stato del mondo. Fuggita in Namibia invece la moglie di Mugabe, Graze, potenziale
erede del Presidente. Un’azione quella dei militari, che potrebbe rappresentare una
svolta, secondo Riccardo Barlaam, giornalista esperto di Africa per
il Sole 24ore:
"I militari, paradossalmente, spesso rappresentano, in Africa, l'estremo momento di
un cambiamento. Non mi sembra che ci sia un afflato popolare per Mugabe. La popolazione
è esasperata: non c'è lavoro, tre quarti della popolazione vivo come meno di 2 dollari
al giorno. Le prospettive per i cittadini, i giovani sono inesistenti"
Ma gli incerti scenari che si profilano in Zimbabwe preoccupano l’Onu che lancia un appello alla "calma, alla non violenza e alla moderazione".
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