di Gabriella Ceraso
“L’azzardo non è un gioco e le famiglie lo sanno bene”. E’ questo il tema di uno degli appuntamenti organizzati nell’ambito della Settimana della Famiglia in corso fino all’8 ottobre a Roma, da Identità Cristiana e dal Movimento dei Focolari.
In programma oggi, alla parrocchia di San Gregorio Barbarigo della capitale, un ampio dibattito con diversi contributi - psicologico, sociologico, informativo e assistenziale - per stimolare tutti ad essere protagonisti di un cambiamento in positivo e per portare alla ribalta la bellezza della famiglia e i valori che essa può alimentare per evitare di cadere nella trappola dell’azzardo.
“Nel mondo il mercato dell’azzardo” - fa sapere Paolo Voltaggio di Identità Cristiana - “nel 2016 ha generato 470miliardi di dollari di fatturato e in Italia ogni cittadino si calcola spenda 1.587 euro puntando sul gioco”. Il rischio è il fallimento di interi nuclei familiari, è l'implicazione nel meccanismo dell'usura ma non solo: “c’è un distorto modo di concepire il denaro e c’è una mancata consapevolezza, che anche in famiglia dovrebbe maturare, che vince solo chi organizza il gioco ma non chi gioca”. "Vivere la famiglia bene tutela da questo pericolo", è la riflessione di Paolo Voltaggio; "è bene spiegare il significato dei soldi e sorreggere con l'educazione al bene comune la crescita dei figli".
La famiglia è una vittima indiretta dell’azzardo: quello che si può fare è - afferma Voltaggio - cercare insieme di “dare il proprio contributo per frenare, per limitare al massimo questa piaga del nostro tempo e protestare contro l’uso che ne fa lo Stato, che ricava il bilancio proprio dagli introiti dell'azzardo”.
Ascolta e scarica l’intervista integrale a Paolo Voltaggio su Famiglia e Gioco d'azzardo:
“Siamo il primo Paese in Europa per il consumo dell’azzardo e il terzo nel mondo”, ribatte Carlo Cefaloni di Famiglie Nuove - espressione del Movimento dei Focolari - e attivo in una mobilitazione nazionale chiamata Slot Mob, che è impegnata a denunciare proprio quella che sembra una “pianificazione strutturale nella nostra società, del sistema gioco d’azzardo”.
Cefaloni parla di una “patologia della Cosa pubblica” per la dipendenza dai miliardi che entrano da questo settore e testimonia di quanti esercenti hanno voglia di cambiare la cultura vigente. “Sono in tanti”, racconta ,”che nel rispetto della comunità non vogliono fare profitto vendendo l’azzardo di ogni genere, dalle slot-machine al Gratta e vinci ai videopoker, e non pensano di dovere essere premiati per questo: sono persone che hanno responsabilità e rifiutano l'idolatria del denaro". "La libertà economica privata", ricorda Cefaloni, "non può e non deve danneggiare la dignità delle persone: se non cambiamo un modo di pensare distorto e purtroppo diffuso, andiamo solo a fare moralismo che non incide sulla realtà.
Ascolta e scarica l’intervista integrale a Carlo Cefaloni di Slot Mob:
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