2017-09-29 14:09:00

Bologna attende il Papa: la testimonianza di Ac e Università


di Alessandro Di Bussolo

Domenica i cattolici di Bologna vivranno l’ultimo appuntamento della visita di Papa Francesco allo stadio Dall’Ara, dove per la Messa sono attese più di 43mila persone. La celebrazione sarà anche l’atto conclusivo del Congresso eucaristico diocesano. La presidente dell’ Azione Cattolica bolognese Donatella Broccoli ci parla delle ricchezze e delle difficoltà della comunità cristiana cittadina.

R.  – La comunità cristiana che trova Papa Francesco è una comunità non vastissima dal punto di vista numerico - perché a Bologna, come in molte città, la percentuale di abitanti che appunto frequentano le parrocchie e le chiese sono comunque una minoranza - però è una comunità vivace, piena di vita. Le parrocchie sono ancora per la città un grande punto di riferimento. Alcuni anni fa, abbiamo portato avanti uno studio insieme all’università di Bologna, l’Alma mater, dove una studentessa ha prodotto una tesi sul valore che le parrocchie hanno per la costruzione del bene comune e si è visto come per le comunità, per i quartieri, la parrocchia è un punto di riferimento, soprattutto in ordine all’accoglienza di chi vive situazioni problematiche, per chi è povero ma anche per chi ha situazioni di povertà esistenziale o spirituale. Credo che questa sia una ricchezza per la città.

D. – La visita del Papa conclude il congresso eucaristico diocesano sul tema “Eucaristia e città degli uomini”. Bologna sa ancora accogliere il messaggio dell’Eucaristia?

R. – Credo di sì. Bologna è sempre stata una città accogliente per natura, dove si è sempre cercato di farsi carico dei problemi gli uni degli altri, anche di chi viene da altre realtà, da altri Paesi, da altri contesti culturali. Negli ultimi anni io registro anche un atteggiamento molto positivo da parte di tutte le associazioni e i movimenti laicali che fanno parte della Chiesa che stanno tentando di creare insieme alle istituzioni, quindi al comune di Bologna ma anche alle scuole e alle istituzioni pubbliche, dei tavoli di lavoro condivisi, in maniera che possa essere il desiderio di lavorare per gli altri, di lavorare insieme, che sono propri di chi fa parte delle comunità cristiane, ma anche un punto di vista più oggettivo, che è quello del comune di Bologna e delle istituzioni che conoscono anche in maniera esatta quali sono le situazioni più critiche, quelle che hanno bisogno di essere sostenute.

D. – Quella di domenica è anche la giornata della parola voluta da Papa Francesco. I cattolici bolognesi sanno testimoniare la gioia che viene dal Vangelo?

R. – I cattolici bolognesi della mia generazione, quindi dai 45, 50 anni in poi, hanno consuetudine con il Vangelo, perché per annunciare la gioia del Vangelo bisogna anche averne familiarità. Tutti noi abbiamo ereditato la grande tradizione di don Giuseppe Dossetti e del cardinale Lercaro che hanno fatto di Bologna un po’ il cuore di una vita cristiana che si ispira al Vangelo e al suo messaggio. La città di Bologna è una città che può rischiare di vivere la gioia in maniera non evangelica e quindi di vivere la gioia in maniera non evangelica e quindi di vivere una gioia mirata solo al proprio soddisfacimento e alla propria gratificazione. Credo che la comunità cristiana possa essere invece testimone della gioia che viene non dal vivere per se stessi ma dallo spendersi per gli altri.

D. – L’attesa del Papa con le speranze che ci sono nella comunità cristiana per questa visita…?

R. – L’attesa del Papa è un’attesa molto gioiosa, non solo da parte di chi vive nelle parrocchie o dei cristiani ma anche dei non credenti. Papa Francesco è per tutti un gande punto di riferimento. E’ un Papa che ha saputo consegnare una Chiesa diversa da come l’abbiamo sempre conosciuta: una Chiesa vicina alla gente sia nelle parole sia nei gesti concreti. C’è un grande fermento e una grande attesa. Spero che le parole che Papa Francesco dirà e anche le visite che compirà nei luoghi più significativi della città possano lasciarci ancora di più il desiderio di vivere il messaggio che Papa Francesco ci consegna con l’Evangelii gaudium: essere capaci di vivere la fede cristiana nella vita di tutti i giorni e con tutte le persone che incontriamo.

A Bologna, città che ospita la più antica università del mondo occidentale, nel pomeriggio di domenica Papa Francesco incontrerà gli studenti e il mondo accademico dell’Alma Mater Studiorum in Piazza San Domenico. Lo saluteranno uno studente e il rettore Francesco Ubertini. Eccolo ai nostri microfoni:

R.  – Accoglieremo il Papa Francesco con una piazza che sarà gremita, che rappresenta la nostra comunità, una parte della nostra comunità, ma sarà una piazza gremita di studenti. Tanti studenti che frequentano il nostro ateneo vengono da fuori regione, molti di loro vengono da varie parti del mondo… L’università è nata qui quasi mille anni fa ed è un luogo dove gli studenti arrivavano per imparare: l’università qui è nata per gli studenti e dagli studenti. Quindi con questo spirito, con lo spirito degli studenti e con il loro entusiasmo e la loro voglia di ricostruire il futuro lo accoglieremo in piazza San Domenico. Anche il luogo, dal mio punto di vista, ha una forte simbologia, perché la piazza è il luogo di incontro, è un luogo di dialogo, come deve essere e come sarà l’università di Bologna in futuro. Io uso spesso la piazza come metafora per raccontare che cosa è l’università.

D. – Con Papa Francesco un Pontefice torna a parlare con il mondo accademico di Bologna quasi 30 anni dopo san Giovanni Paolo II che nel 1988 vi chiese di superare la frammentazione del sapere per promuovere la ricerca della verità sull’uomo e aprirsi alla necessità degli altri Paesi del mondo. Lei c’era quel giorno e come avete risposto al suo invito?

R. – Nel 1988, io quel giorno non c’ero, perché mi sono iscritto all’università di Bologna nel 1988 ma sono arrivato all’inizio dell’anno accademico, quindi era settembre, la visita del Santo Padre fu in giugno e quindi io non c’ero. In quell’anno ero uno dei tanti studenti che da un’altra regione di Italia veniva a Bologna per frequentare l’università. Da allora sono successe molto cose, il mondo è cambiato. L’88 partì, proprio da Bologna, la Magna charta universitatum, quindi un documento che sancisce i valori fondamentali delle università e da allora ad oggi questo documento è stato firmato da oltre 800 università in tuto il mondo. L’altra cosa che è successa, di grande rilevanza, è che in quegli anni partiva il progetto Erasmus, il progetto che quest’anno compie 30 anni e che dal mio punto di vista è stata una delle cose più importanti avvenuta in Europa negli ultimi 30 anni: una vera generazione di giovani che si sono formati con periodi di scambio in altre università e io credo che questo sia un modo di costruire il futuro dell’Europa, forse il modo più efficace perché è quello che punta e che cammina sulle gambe dei nostri giovani. L’università di Bologna ha contribuito molto perché è tra le prime tre università in Europa in termini di studenti accolti e di studenti che da noi sono partiti per fare un’esperienza all’estero.








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