2017-09-27 14:15:00

Il Papa a Cesena, la città dei Papi, "una diocesi in uscita"


Cesena sarà la prima, veloce, tappa della visita pastorale di Papa Francesco in Emilia-Romagna, domenica 1 ottobre, 31 anni dopo quella di San Giovanni Paolo II. La città romagnola celebra i 300 anni dalla nascita di Pio VI, al secolo Giannangelo Braschi. Al vescovo di Cesena-Sarsina, mons. Douglas Regattieri, Alessandro Di Bussolo ha chiesto quale città e quale diocesi accoglieranno il Papa in questa visita di due ore.

R. - La realtà cittadina è una realtà complessa, ma forse si potrebbe sintetizzare nel fatto che è una città romagnola, e cioè una città vivace, un volontariato molto presente, persone molto intraprendenti, molto accoglienti, generose e disponibili. Certo, una città che dal punto di vista economico soffre la grande crisi che stiamo vivendo in questi anni, anche se ci sono dei segnali positivi di ripresa. Trova una diocesi in cammino, io l’ho detto al Santo Padre quando l’ho incontrato l’ultima volta. Una diocesi che vuole essere in uscita, proprio come ci chiede lui. Stiamo vivendo infatti un quinquennio (…) in ottica missionaria. Il tentativo è quello di andare incontro all’uomo, alle persone, di non aspettare ma di incontrarle là dove vivono.

D. - Cesena è chiamata la città dei Papi per aver dato i natali a Pio VI e Pio VII. Che segno hanno lasciato questi due concittadini?

R. - Sicuramente la figura più significativa è stata Pio VII per il fatto che ha vissuto qui in città fino ad un età adulta presso il monastero dei benedettini. Ma anche Pio VI, di cui ricordiamo il terzo centenario della nascita ha lasciato sicuramente un segno. Penso solo alla conclusione della sua vita, cioè prigioniero di Napoleone, come del resto anche Pio VII, e morto in prigione. Questo sicuramente è un segno che lo qualifica come testimone e discepolo di Cristo. Tutti ricordano questo e credo che sia questo un po’ il segno vivente della sua testimonianza.

D. - Nella sua breve visita, Papa Francesco entrerà in cattedrale e pregherà nella cappella della Madonna del Popolo. Ci può parlare della devozione dei cesenati per la Madre di Dio?

R. - I due pilastri di questa devozione sono l’immagine della Madonna del Popolo, nella nostra cattedrale e la statua lignea della Madonna del Monte. Sono due punti che focalizzano attorno a sé tantissime persone, in diverse circostanze dell’anno liturgico, ma visitando le parrocchie vedo che anche le comunità parrocchiali hanno immagini sacre mariane verso cui la gente è molto devota. Maria veramente è colei che raccoglie il popolo di Dio e lo conduce a Gesù. 

D. - Al termine della visita il Papa incontrerà gli ospiti della casa di accoglienza che avete inaugurato da pochi mesi nell’episcopio, accanto alla sua abitazione. Ci racconti com’è nata questa iniziativa e quali frutti sta dando.

R. - Da quando sono arrivato, il mio pensiero è stato sempre quello di rendere disponibili spazi del vescovado, della curia, nostri, ad un’esperienza di carità. Questo desiderio si è concretizzato quando l’associazione Papa Giovanni ha accettato la mia proposta e quando si sono liberati questi spazi della curia. Ho desiderato questa presenza anche per incarnare un titolo antichissimo affidato al Vescovo: Procurator pauperum, difensore dei poveri. Penso che questo sia un segno che dice a me e anche alla comunità diocesana, di quanto dobbiamo avere l’attenzione agli ultimi, ai sofferenti e ai bisognosi. 

D. - In conclusione, quali frutti si augura porterà a Cesena questa visita di Papa Francesco?

R. - Io spero e penso che il passaggio del Santo Padre sarà sicuramente positivo per tutti, perché è una testimonianza della presenza della Chiesa in mezzo al popolo, Quindi mi aspetto un sussulto di unità tra di noi, di comunione tra di noi, e un impegno maggiore di andare verso gli uomini e le donne del nostro tempo, annunciando loro la speranza che è la persona di Gesù.








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