2017-09-22 12:41:00

"Dare un’anima al mondo globale", obiettivo della Chiesa


di Emanuela Campanile

Per dare un’anima al mondo globale attraversato da costanti cambiamenti, la Congregazione per l’Educazione Cattolica rilancia la priorità della costruzione di una "civiltà dell'amore" (espressione usata per la prima volta da Paolo VI), ribadendo come educazione e istruzione scolastica e universitaria siano sempre stati, nella vita pubblica, al centro della proposta della Chiesa cattolica.

Il documento, presentato in Sala Stampa Vaticana, si colloca storicamente tra due anniversari importanti per il Magistero della Chiesa: quello della Dichiarazione conciliare sull'educazione cristiana, Gravissimum educationis - celebrato nel 2015 , e il 50° della Populorum progressio, l'enciclica di Paolo VI sullo sviluppo integrale dei popoli.

Due pietre miliari che insieme all'invito di Papa Francesco ad "umanizzare l'educazione", hanno ridato forza e vigore alla Chiesa per affrontare un tema che secondo le Organizzazioni Internazionali presenta dati molto allarmanti. Il Rapporto Unicef del 2016 sull'infanzia ha infatti evidenziato che entro i prossimi 15 anni, 60 milioni di bambini in età scolare saranno esclusi dall'istruzione primaria. Ecco, dunque, da parte della Fondazione pontificia Gravissimum Educationis, la realizzazione del documento orientativo Educare all'umanesimo solidale. Per costruire una civiltà dell'amore a 50 anni dalla Populorum progressio.

Oggi come in ogni epoca - si legge nelle linee guida del documento - alla Chiesa cattolica incombe ancora la responsabilità di contribuire, con il proprio patrimonio di verità e di valori all’edificazione dell’umanesimo solidale, per un mondo pronto ad attualizzare la profezia contenuta nell’enciclica di Paolo VI.

Una responsabilità che la Chiesa si è sempre assunta "soprattutto in quei Paesi - spiega mons. Vincenzo Zani, segretario della Congregazione per l'Educazione Cattolica - dove i cristiani sono un’estrema minoranza. Penso alla Thailandia dove abbiamo lo 0.6% di cattolici. I thailandesi sono n gran parte buddisti, ma vogliono le scuole cattoliche. La stessa cosa - prosegue il segretario - succede in Indonesia, un Paese islamico per il 95%: sono venuti a chiederci di moltiplicare le scuole  e le università cattoliche. Perché vanno nelle scuole cattoliche? Perché trovano un clima, un ambiente e un rispetto della dignità della persona che spesso in altri ambienti non trovano e - specifica - anche nelle scuole cattoliche ci sono tanti difetti. A volte manca il sostegno economico, mancano i fondi, lo Stato non aiuta...ma, aldilà di questo, la sostanza dell’educazione cattolica è proprio una visione antropologica che dà il fondamento e la prospettiva di un’educazione apprezzata anche dai non cristiani, dai  non cattolici".

Ascolta e scarica il podcast dell'intervista integrale a mons. Zani:

 








All the contents on this site are copyrighted ©.