2017-09-07 09:04:00

Colombia. Caritas: la Chiesa continua a lavorare in regioni più difficili


La Colombia è pronta per il grande incontro di preghiera per la riconciliazione nazionale, con Papa Francesco, domani, 8 settembre a Villavicencio. Presenti al parco Las Malocas, rappresentanti di vittime della violenza, militari, agenti di polizia ed ex guerriglieri. Dopo oltre cinquant’anni di conflitto armato, la scorsa settimana le Forze armate rivoluzionarie della Colombia, in fase di trasformazione in movimento politico, si sono date una nuova denominazione, pur non abbandonando l’acronimo Farc: hanno scelto “Forza alternativa rivoluzionaria comune”, come ha annunciato su Twitter il leader dell’ex guerriglia marxista, Rodrigo Londoño alias “Timochenko”. Mons. Héctor Henao, direttore di Caritas Colombia, inquadra l’attuale momento socio politico del Paese, nell’intervista di Giada Aquilino:

R. – È stato fatto un grande lavoro sia da parte del governo sia delle Farc e in generale da parte della società colombiana, per cercare una strada che portasse alla riconversione di questo gruppo in un gruppo politico: questo significa un grande cambiamento. Forse all’inizio sarà difficile per gli ex guerriglieri capire tutta la dinamica della democrazia, perché sono stati coinvolti in tante atrocità e in tante azioni di guerra. Ma penso che sia un’opportunità per loro e anche per la società, in particolare per quelle regioni che hanno sofferto il conflitto armato. Ognuna di queste regioni, il prossimo anno, in occasione delle elezioni presidenziali e parlamentari, avrà l’opportunità di eleggere un membro del Parlamento tra le organizzazioni sociali presenti sul territorio.

D. – Qual è la situazione invece per le vittime di questo conflitto armato?

R. – Le vittime hanno avuto tempo fa una legge speciale per la riparazione e la retribuzione. Il cammino da percorrere è ancora lungo, perché da una parte ci sono otto milioni di vittime, ma dall’altra mancano i soldi per portare a termine il progetto delle riparazioni. Molta gente poi non sa veramente quali siano i meccanismi per ricevere i benefici della legge. Io ricordo molto bene una persona, una vittima, che ho incontrato sul Caribe colombiano: durante un grande incontro, dopo aver narrato tutta la sua storia di sofferenza, quella della sua comunità e della sua famiglia, ha finito ponendo una domanda: “Come posso io continuare a vivere con questa sofferenza così grande”? Ossia, la società non è stata del tutto capace di accompagnare e forse anche di fornire il sollievo che queste persone cercavano.

D. – Proprio per rispondere a tali domande, la Chiesa è stata da sempre impegnata nel cammino di pace. Oggi c’è in piedi un altro negoziato, quello con l’Esercito di liberazione nazionale, eppure la violenza non è finita: nelle scorse settimane è stato ucciso un altro giovane sacerdote. Come inquadrare queste violenze, nel narcotraffico, nella criminalità, in una delle tante guerriglie ancora attive?

R. – Quando si arriva a un accordo di pace, cominciano sempre ad emergere nuovi rischi. Noi abbiamo una violenza che proviene da tutte le situazioni che riguardano il narcotraffico e le altre attività illegali. Come Chiesa continuiamo a lavorare anche nelle regioni più difficili, continuiamo ad essere lì, nelle parrocchie, dove ancora la violenza è molto forte.

D. – Cosa vi spinge a rimanere?

R. – La comunità è legatissima ai preti, alla chiesa… Sente che è l’unica istituzione che è stata lì in tutti questi anni, anche nelle situazioni più difficili.

D. – Dal Papa, a Villavicencio, oltre a vittime ed ex combattenti, anche la presenza di persone sopravvissute all’alluvione di Mocoa, in aprile…

R. – Queste persone verranno a trovare il Papa. Sarà un’opportunità per affermare quanto la Chiesa ha fatto per questa comunità e come continua a lavorare molto da vicino, insieme con le autorità e gli altri organismi, per la ricostruzione della società di Mocoa. Per questo motivo è molto importante che vengano a trovare il Papa, anche perché vogliono ringraziarlo per tutto quello che ha fatto per loro, per il contributo che ha offerto e per le tante volte che ha esortato alla solidarietà internazionale in favore dei colombiani.








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