Secondo i Patriarchi e i capi delle Chiese di Gerusalemme è in atto “un tentativo sistematico per minare l'integrità della Città Santa” e “per indebolire la presenza cristiana in Terra Santa”. Tale progetto - riporta l'agenzia Fides - si manifesta chiaramente nelle “recenti violazioni dello Status Quo” dei Luoghi Santi, e anche una proposta di legge, sottoscritta da una quarantina di membri del Parlamento israeliano, che “limiterebbe i diritti delle Chiese sulle nostre proprietà”. Sono questi i motivi contingenti che hanno spinto i massimi rappresentanti di tutte le Chiese e comunità cristiane di Gerusalemme a firmare insieme un documento congiunto , in cui esprimono ferma opposizione a “qualsiasi azione” messa in atto da “qualsiasi autorità o gruppo” che abbia l'effetto di violare e minare “leggi, accordi e regolamenti che hanno disciplinato la nostra vita per secoli”.
Il documento, diffuso ieri dai canali ufficiali delle Chiese, è firmato da tredici capi di Chiese e comunità cristiane presenti a Gerusalemme. La lista dei firmatari è aperta da Teophilos III, patriarca greco ortodosso di Gerusalemme, e comprende anche l'arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico del patriarcato latino di Gerusalemme, e padre Francesco Patton, Custode di Terrasanta.
A riaccendere la preoccupazione delle Chiese cristiane intorno allo Status Quo che regola la convivenza tra comunità religiose nella Città Vecchia di Gerusalemme è stata la sentenza con cui la Corte israeliana, a inizio agosto, dopo un lungo contenzioso, ha respinto le iniziative legali con cui il Patriarcato greco ortodosso di Gerusalemme aveva tentato di far riconoscere come “illegali” e “non autorizzate” le acquisizioni di alcune sue proprietà da parte dell'organizzazione ebraica Ateret Cohanim, avvenute nel 2004. Un “caso” a cui si è aggiunta di recente la proposta di legge sulla gestione delle proprietà presentata alla Knesset, che i capi delle Chiese considerano politicamente orientata.
I tentativi denunciati – si legge nel documento – non riguardano una sola Chiesa, ma colpiscono tutti noi e colpiscono i cristiani e tutte le persone di buona volontà di tutto il mondo. Siamo sempre stati fedeli – scrivono i capi cristiani alla nostra missione per garantire che Gerusalemme e i Luoghi Santi siano aperti a tutti, senza distinzione o discriminazione”. I firmatari si dichiarano anche concordi nel sostenere il ricorso presentato dal Patriarcato greco ortodosso alla Corte Suprema d'Israele contro la sentenza di agosto sulla proprietà degli immobili contesi. E fanno appello ai capi cristiani e ai fedeli di tutto il mondo, e anche ai capi dei governi, affinchè trovino sostegno diffuso e internazionale tutte le iniziative volte a assicurare il rispetto delle regole dello Status quo nei Luoghi Santi, come contributo concreto all'affermarsi di una “pace giusta e durevole” nell'intera regione. (G.V.)
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