2017-08-25 11:23:00

Sgombero migranti a Roma. Mons. Lojudice: mancato il dialogo


di Alessandro Guarasci

E’ polemica dopo lo sgombero di ieri a Piazza Indipendenza dei rifugiati che avevano occupato la sede della ex Federconsorzi. La piazza è ancora presidiata dalla polizia, mentre nel pomeriggio di domani è in programma a Roma un corteo dei movimenti di lotta per la casa per protestare contro gli sgomberi.

Per mons. Paolo Lojudice, vescovo ausiliare di Roma Sud, “quello che resta è un’immagine di grande pena, di grande tristezza. Dover intervenire in questo modo rispetto a qualcuno che, tra virgolette, era stato precedentemente accolto, chiaramente lascia veramente  una grande amarezza, come a dire: se questa è accoglienza …. Quello che ho detto già altre volte in questi giorni è che è mancato un po’ di dialogo, interlocuzione tra le istituzioni. Poi, come ho detto, la polizia fa il suo lavoro. Chiaramente quando degenera, degenera e questo non è giustificabile per nessuno". Mons. Lojudice teme che la situazione possa peggiorare. "Ho paura che tra una settimana, dieci giorni, due giorni, ci ritroveremo a dire le stesse cose per fatti uguali che accadranno di nuovo da qualche altra parte", dice. "Spero che, almeno in questo, l’esperienza, anche negativa, ci aiuti, ci educhi in generale, come collettività e come comunità cristiana”.

Lorenzo Chiavalazzi, responsabile immigrazione della Caritas di Roma, delinea un quadro incerto per il futuro. “Oggi è tutto più difficile - dice - perché gli animi sono esasperati, le persone sono molto arrabbiate e ci sono situazioni di forte conflittualità. Quello che noi auspichiamo è che ci siano tavoli di incontro con le comunità, soprattutto nei confronti di altre situazioni similari, per fare in modo di non arrivare a queste modalità di sgombero che in effetti sono molto forti e che noi auspichiamo che non avvengano nelle medesime situazioni”.

Tra i primi ad intervenire, quando sabato 19 agosto è stato liberato lo stabile di via Curtatone, è stata l’associazione Medicina Solidale. Non poche le malattie riscontrate tra i rifugiati. Per il direttore sanitario Lucia Ercoli, "quelle che noi abbiamo riscontrato erano legate a uno stato di prostrazione legata necessariamente allo sgombero. Penso sia facilmente comprensibile; e questo coinvolgeva un po’ tutte le persone sul piano fisico e sul piano emozionale", afferma Ercoli. "Poi abbiamo visto che c’erano donne in gravidanza, molto provate; alcune anziane; i bambini piuttosto impauriti e sofferenti per tutto quello che accadeva intorno a loro, perché un bambino non ha capacità di comprendere le ragioni degli adulti. E poi era proprio per le donne e i bambini che noi siamo andati lì a cercare di capire che tipo di conforto si poteva portare in una situazione che ormai però era chiaramente degenerata”.

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