“La Chiesa cattolica, insieme ad altre tradizioni di fede, insegna che il matrimonio è un'istituzione naturale stabilita da Dio, un'unione permanente tra un uomo e una donna, destinata alla formazione di una famiglia. Qualsiasi legislazione che modifichi questa definizione di matrimonio riconosciuta da tutte le culture più importanti del mondo richiede un'attenta considerazione da parte di tutti gli australiani”. Scrive così mons. Denis Hart, arcivescovo di Melbourne, in Australia, in una lettera pastorale diffusa sul sito web dell’arcidiocesi.
Il referendum nazionale sulla legalizzazione delle nozze gay
Il documento episcopale arriva nel giorno in cui scade, per i cittadini australiani,
il termine per iscriversi al referendum nazionale sulla legalizzazione delle unioni
omosessuali. La votazione, che avverrà tramite posta dal 12 settembre al
7 novembre, permetterà ai cittadini aventi diritto di approvare o meno l’emendamento
alla normativa del 2004 - che definiva il matrimonio come unione tra coniugi di sesso
opposto – affinché includa anche le unioni tra persone dello stesso sesso.
Il voto dei cattolici per essere ascoltati su questo importante problema
pubblico
“È vitale che noi cattolici votiamo – ribadisce il presule - affinché il nostro punto
di vista possa essere ascoltato su questo importante problema pubblico. Il
suo esito influenzerà profondamente la nostra società e le nostre famiglie in futuro”.
Quanto al fatto che molti considerano la legalizzazione delle unioni omosessuali “una
questione per garantire l’uguaglianza per ogni relazione”, mons. Hart sottolinea che
“sì, i diritti umani sono importanti, ma lo sono anche le responsabilità umane: siamo
responsabili dell’impatto delle nostre decisioni sulle generazioni future”.
Pertanto, l’arcivescovo di Melbourne chiede “a tutti di considerare le profonde
implicazioni di una possibile legislazione” sulle unioni omosessuali che solleva domande
importanti: “Perché gli esseri umani esistono come maschio e femmina? Siamo tutti
figli di un maschio e di una femmina”.
La legalizzazione delle nozze gay può violare i diritti umani fondamentali
della “libertà di religione e di coscienza
Quindi, mons. Hart ribadisce che “nessuna legge dovrebbe essere emanata senza un profondo
dibattito pubblico in cui tutti ci impegniamo su questioni che vanno oltre gli slogan”.
Anche perché “in una comunità pluralista, il rispetto per la differenza dovrebbe
essere tanto importante quanto la richiesta di uguaglianza”. Inoltre, il
presule si dice preoccupato del fatto che la legislazione futura sul matrimonio tra
persone dello stesso sesso possa violare i diritti umani fondamentali della
“libertà di religione e di coscienza”, perché “può provocare restrizioni
al diritto che hanno i rappresentanti religiosi di insegnare, predicare, parlare liberamente
del matrimonio omosessuale come contrario al proprio Credo o alla propria coscienza”.
Riaffermata la dignità” di tutte le persone con un orientamento omosessuale
Al contempo, la Chiesa australiana afferma “la dignità” di tutte le persone con un
orientamento omosessuale, perché “come tutti gli esseri umani sono creati
a immagine e somiglianza di Dio” ed “hanno il diritto di aspettarsi di essere amati,
accolti e non soggetti a discriminazioni ingiuste”. È dunque in questo
spirito che “la Chiesa cattolica continuerà a insegnare e predicare la verità che
il matrimonio è unione di un uomo e di una donna” ed incoraggia “tutte le
persone di buona volontà ad abbracciare la pienezza di quella verità”, lavorando “per
promuovere e rafforzare il matrimonio e le famiglie”. (I.P.)
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