di Gabriella Ceraso
"Quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo, per possederlo". La frase di Goethe tratta dal Faust, titola quest'anno il Meeting per l'amicizia fra i popoli giunto alla sua XXXVIII edizione. Un tema che "invita a riflettere su aspetti dell'esistenza che la quotidianità spesso fa mettere tra parentesi", come si legge nel Messaggio, a firma del cardinale Pietro Parolin, che il Papa ha indirizzato ai partecipanti all'evento organizzato da Comunione e Liberazione.
L'eredità dei padri non è un fardello inutile
Nella società di oggi "uno dei limiti è quello di avere poca memoria",
si legge nel testo, di "liquidare come fardello inutile ciò che ci ha preceduto",
con "conseguenze gravi" rispetto alle nuove generazioni che non possono crescere senza
prendere posizione sulla storia passata. Può succedere anche ai cristiani: "sappiamo", ricorda
il Messaggio, "che l'amore di Cristo non conosce frontiere" e che
dalla Creazione in poi le "tracce della presenza di Dio lungo la storia sono innumerevoli",
ma "Dio non è un ricordo, è una presenza da accogliere sempre di nuovo".
Attenti all'alzheimer spirituale che genera paura e insicurezza
E' per questo che il Papa mette in guardia i battezzati da una malattia che
chiama "alzheimer spirituale": consiste nel "dimenticare la storia
del nostro rapporto personale con Dio, quel primo Amore che ci ha conquistati fino
a farci suoi". "Se diventiamo 'smemorati', avverte
,"non siamo più sicuri di niente", "ci assale la paura" e "diventiamo
preda dei capricci, schiavi dei 'falsi infiniti', che promettono la luna, ma ci lasciano
delusi". La strada per evitare tutto questo è "attualizzare gli inizi, il
primo Amore, che non è un discorso o un pensiero astratto, ma una
Persona", solo così, spiega Francesco, sapremo affrontare e rispondere a
tante nuove sfide.
Non guardare la realtà dal balcone o da un divano
"L'eredità della fede e l'amore di Gesù", si legge ancora nel Messaggio,"ci arrivano
attraverso la vita della Chiesa" e attraverso la testimonianza di quanti da "duemila
anni rinnovano l'annuncio dell'avvenimento del Dio-con-noi e ci consentono di rivivere
l'esperienza dell'inizio come fu per i primi che Lo incontrarono". Recuperare
dunque la memoria di quel momento, "riguadagnare la propria identità" è l'impegno
cui la Chiesa chiama ogni generazione. In questo contesto l'invito di Francesco
è a non lasciarsi "spaventare dalle fatiche che fanno parte del cammino" e soprattutto
"a non guardare la realtà e il mondo dal balcone", ma a viverla come occasione di
annuncio gioioso del Vangelo proprio avendo riguadagnato "il vero, il bello e il buono
che i nostri padri ci hanno consegnato".
Essere testimoni di speranza e rispondere al bisogno di Dio nel mondo
Agli organizzatori e ai volontari del Meeting in conclusione l'invito del Papa è di
"aguzzare la vista per scorgere i tanti segni del bisogno di Dio come senso ultimo
dell'esistenza", in modo da "poter offrire alle persone risposte vive alle grandi
domande del cuore umano". L'auspicio è quello di essere "testimoni affidabili della
speranza che non delude" e di parlare ai visitatori che arriveranno al Meeting, con
gli incontri, le mostre, gli spettacoli, ma innanzitutto
con la propria vita.
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