di Marco Guerra
"A nome dei vescovi degli Stati Uniti, mi unisco ai leader di tutta la nazione per condannare la violenza e l'odio che hanno causato una vittima e a molti feriti a Charlottesville, in Virginia”. Ha usato parole nette e dure il presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, il cardinale Daniel N. DiNardo, riferendosi ai gravissimi fatti avvenuti sabato scorso a Charlottesville, dove, durante una protesta contro una manifestazione dei suprematisti bianchi, un ultra nazionalista a bordo di un'auto si è schiantato sul corteo, provocando la morte di una donna ed il ferimento di altre 19 persone.
“Offriamo le nostre preghiere per la famiglia e i cari della persona che è stata uccisa e per tutti coloro che sono stati feriti”, ha detto ancora il presidente dei vescovi americani ai microfoni del collega Christopher Wells.
Il porporato ha quindi espresso la vicinanza della Chiesa statunitense “a tutti coloro che sono oppressi dall'ideologia del male”, ha esortato a “pregare per la pace e a lavorare con tutti gli uomini di buona volontà per la fine di ogni tipo di odio e di violenza razziale” e ha incoraggiato tutti i vescovi a continuare a impegnarsi per “l’unità e l’armonia del Paese”.
Il cardinale DiNardo ha poi invocato le parole d'ispirazione francescana: "Signore, fa' di me uno strumento della tua pace. Dov'è odio, fa' che io porti l'amore; Dove c'è offesa, perdono”.
In conclusione il presidente dei vescovi Usa ha ribadito la sua preghiera per “quegli uomini e le donne di entrambe le parti” affinché possano a parlarsi e cercare soluzioni rispettosamente. “L'amore di Gesù Cristo - ha sottolineato - è l'arma più potente contro l'odio. Solo la luce di Cristo può abbandonare le fiaccole dell'odio e della violenza. Preghiamo per la pace".
Sulla vicenda è intervenuto anche l’arcivescovo di Boston, il cardinale Seán Patrick O'Malley con una dichiarazione in cui ha fatto riferimento alle radici ideali degli Stati Uniti, citando anche il motto dell’Unione federale "E Pluribus Unum" ("Da molti, uno soltanto"), proprio per indicare che “da molti popoli si forma una nazione”. “Dobbiamo riaffermare – si legge nella nota di diffusa dal cardinale O’Malley - la convinzione che una nazione sia destinata a includere tutti: tutte le razze, le culture, le etnie e le religioni che costituiscono il nostro Paese”.
L’arcivescovo di Boston ha inoltre affermato chiaramente che bisogna “opporsi” sia con le parole sia con i fatti a “coloro che cercano di risuscitare una nuova forma di nazismo e di estremo nazionalismo - coloro che denigrano gli afroamericani, che predicano e praticano l'antisemitismo, che disprezzano i musulmani, coloro che minacciano e cercano di bandire gli immigrati dalla nostra terra - tutte queste voci disonorano le convinzioni fondamentali delle tradizioni politiche e costituzionali americane”. “Come vescovo cattolico – ha aggiunto O'Malley – colgo l'opportunità di stare con altri leader religiosi del Paese in opposizione alle voci di frammentazione e odio”.
E sul ruolo delle Chiese cristiane nel lungo processo di unità, pacificazione e di impegno per i diritti civili delle minoranze ha parlato alla Radio Vaticana Dennis Redmont, ex-direttore dell’Associated Press per l’Italia e il Mediterraneo. Redmont ha inoltre ricordato le ferite e le divisioni ancora presenti negli Stati del Sud dopo 150 anni dalla Guerra civile americana e ha spiegato che non sono un fatto isolato le tensioni relative alle iniziative per la rimozione dei simboli degli Stati Confederati.
Secondo il giornalista statunitense ora si aprirà anche una battaglia legale sulle responsabilità delle autorità: “Dal momento che si sapeva della riunione di centinaia di suprematisti, la domanda è: la polizia poteva intervenire prima?”.
Intanto negli Stati Uniti non accennano ad affievolirsi le polemiche. Per molti la condanna del presidente Trump è arrivata troppo tardi. Solo due giorni dopo gli scontri il capo della Casa Bianca aveva detto che “il razzismo è il male" e definito "ripugnanti" i gruppi che portano avanti una ideologia di odio, come il Ku Klux Klan. Tuttavia, ieri Trump ha riacceso il confronto accusando l’estrema sinistra di condividere la responsabilità di quanto accaduto a Charlottesville. “C'era un gruppo da una parte ed un gruppo dall'altra", ha detto Trump, aggiungendo che i gruppi liberali che avevano organizzato una protesta contro i suprematisti a Charlottesville "hanno attaccato con violenza l'altro gruppo".
Il presidente ha quindi affermato che i dirigenti d'azienda che hanno lasciato il Consiglio manifatturiero della Casa Bianca "non prendono il loro lavoro seriamente". In questi giorni quattro Ceo hanno rassegnato le dimissioni dall’organismo governativo, in segno di protesta per l’atteggiamento di Trump in merito alle violenze di Charlottesville.
Ascolta e scarica il podcast dell'intervista integrale a Dennis Redmont:
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