Nuovi scontri nel pomeriggio a Gerusalemme, sulla Spianata delle Moschee, fra palestinesi e forze di sicurezza israeliane, malgrado queste avessero rimosso tutte le misure di controllo e migliaia di pellegrini musulmani fossero tornati a pregare sul terzo luogo santo dell'Islam. Sarebbero una cinquantina i feriti, riferiscono fonti locali. Ricordiamo che le misure di sicurezza erano state attivate da Israele a seguito dell'attacco del 14 luglio scorso, quando tre arabi israeliani erano entrati armati nella zona sacra uccidendo due poliziotti drusi israeliani alla Porta dei Leoni, prima di essere loro stessi uccisi. Gli ultimi dispositivi per il controllo dell’accesso all’area erano stati rimossi questa mattina, mentre due giorni fa erano stati levati solo i metal detector, motivo per il quale i fedeli musulmani avevano continuato un boicottaggio ad oltranza, in attesa della valutazione della situazione nella moschea di al-Aqsa da parte di una commissione ad hoc, guidata dalle autorità giordane, che oggi in una nota aveva dato il via libera all'ingresso.
Appello delle autorità islamiche a tornare nella Spianata
La decisione israeliana di rimuovere le ultime misure di sicurezza era stata accolta
- dalla Giordania, garante del sito - come un “passo
fondamentale per calmare la situazione” nei Territori palestinesi e a Gerusalemme. Per il ministro dell'Informazione e portavoce del governo
di Amman, Mohammad al-Momani, la rimozione dei contestati metal detector e la revoca
delle altre misure di sicurezza erano “passi necessari a tutela dello storico status
quo e della situazione legale di Gerusalemme”.
Un appello a "recarsi in massa alla moschea di al-Aqsa" a Gerusalemme era poi stato lanciato dalle autorità religiose islamiche della città. "Dopo approfondita discussione, e aver ottenuto una simile vittoria in questa circostanza, facciamo appello - cosi in una nota - al nostro popolo a Gerusalemme e in Palestina e a tutti coloro che possono raggiungere la moschea di al-Aqsa ad entrare in massa negli spazi di al-Aqsa".
Dal canto suo anche il muftì di Gerusalemme, Mohammed Hussein, aveva annunciato che la situazione alla Spianata delle Moschee era stata riportata esattamente come era prima del 14 luglio. Sulla stessa linea il leader dell'Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas che parlando alla stampa da Ramallah aveva detto che “Con l'aiuto di Dio, le preghiere si terranno all'interno della Moschea di Al-Aqsa”. E per esortare tutti fedeli palestinesi a recarsi alla moschea di al-Aqsa per la preghiera del venerdì, domani tutte le altre moschee di Gerusalemme resteranno chiuse. Intanto la decisione delle autorità dello Stato ebraico è stata strumentalizzata da Hamas che, attraverso un suo esponente,ha parlato di vittoria storica sull’occupazione.
Botta e risposta Israele e Turchia
Nessun commento ufficiale da parte di Israele. Ieri il portavoce del ministero degli
esteri aveva replicato alle accuse di “arroganza” lanciate dalla Turchia. “E' assurdo
che il governo turco – aveva detto l’esponente dell’esecutivo israeliano - che occupa
il settore Nord di Cipro, che reprime brutalmente la minoranza curda e che mette in
carcere giornalisti, impartisca lezioni ad Israele, l'unica vera democrazia della
Regione”.
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