2017-07-22 13:14:00

Congo: città in silenzio per il rilascio di due sacerdoti rapiti


Di Gabriella Ceraso

Terzo e ultimo giorno a Beni nel Nord del Kivu di un forma dura di protesta sociale, la cosiddetta “ville morte” ovvero ”città morta”: paralisi totale di attività e movimento, uno sciopero duro e silenzioso per chiedere la liberazione dei due sacerdoti rapiti domenica scorsa e a sostegno dei quali anche la Conferenza episcopale nazionale del Congo ( CENCO) ha lanciato un appello. C’è preoccupazione e paura racconta il vescovo della diocesi di Butembo-Beni, Melchisédech Sikuli Paluku:

“Nella parrocchia dove sono stati rapiti i sacerdoti da domenica scorsa non ci sono più stati lavori, nessuno è andato nei campi, sono rimasti a casa. Questo riguarda tutta la popolazione, non solamente una confessione religiosa. Sanno che i sacerdoti sono al servizio della popolazione e sono rimasti in casa per poter fare appello ai rapitori. Nel 2012 sono stati rapiti tre padri assunzionisti. Da allora non abbiamo nessuna notizie. L’anno scorso è stato barbaramente ucciso un quarto padre assunzionista lì dove hanno rapito i sacerdoti, nella stessa parrocchia che si trova nella stessa regione”.

Ascolta e scarica il podcast con la testimonianza del vescovo di Butembo-Beni, mons. Paluku:

“Le milizie” spiega Donata Frigerio dell’Associazione Haki Tumaini e grande conoscitrice della regione,” finanziano l’acquisto delle armi con i soldi dei riscatti dei rapimenti oltre a svolgere il commercio illegale di materie prime, come oro e coltan, di cui il Paese è ricchissimo”.“In realtà” secondo la Frigerio “il rapimento e l’attenzione che sta salendo intorno all’accaduto, non gioca in loro favore: infatti per coprire i loro commerci illegali preferiscono tenere la popolazione sotto scacco e l’opinione pubblica distratta ”.

Per il resto cresce una crisi economico finanziaria che sta mettendo in ginocchio la popolazione che ha salari bassi e che è costretta ad abbandonare le proprie attività nei campi per paura di rapimenti, stupri e uccisioni. A regnare in tutta l’area dunque oggi in particolare è “l’insicurezza, alimentata da diversi fattori e in tutto questo”, afferma ancora Donata Frigerio, “la Chiesa è in prima linea per il ruolo di paciere che sta svolgendo dall’anno scorso per evitare lo scoppio di una guerra civile”. I sacerdoti sono i più esposti: “sono istruiti e schierati a tutela della popolazione e questo fa di loro dei bersagli molto attraenti per i miliziani”.

Ascolta e scarica il podcast con l’intervista a Donata Frigerio:

 

 








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