2017-07-14 12:58:00

Gerusalemme: attentato a Spianata Moschee. Chiuso il sito, salta preghiera


Chiusa la Spianata delle Moschee, cancellato il venerdì di preghiera per i musulmani. Questi i provvedimenti delle autorità israeliane dopo l’attentato di stamattina a Gerusalemme. Un gruppo di tre assalitori, arabi israeliani di Um el-Fahem, ha aperto il fuoco dall'interno della Spianata, agendo nei pressi della Porta dei Leoni, che si trova nelle immediate vicinanze: la polizia è entrata in azione ed ha ucciso gli attentatori in seguito ad uno scontro a fuoco. Due agenti dello Stato ebraico, appartenenti alla comunità drusa, hanno perso la vita e un terzo è rimasto ferito. In una telefonata con il premier Benyamin Netanyahu, il presidente palestinese Abu Mazen ha condannato l'attacco. Giallo intanto sulla rivendicazione. Secondo alcune fonti, Hamas avrebbe rivendicato l’attacco via Twitter, sostenendo che i terroristi avrebbero agito “per punire chi rende impura la Spianata delle Moschee”. Secondo altre, Hamas e la Jihad islamica avrebbero “esaltato” l’attacco, senza tuttavia rivendicarlo. Giada Aquilino ne ha parlato con Maria Grazia Enardu, docente di Storia della relazioni internazionali all’università di Firenze:

R. – È un gesto estremamente grave, non solo perché ci sono stati dei morti - due poliziotti e un terzo ferito e anche tutti gli assalitori - ma perché sono tre giovani, due addirittura ragazzi, che provengono da una cittadina israeliana con popolazione arabo-israeliana e hanno tutti lo stesso cognome: sono in qualche modo imparentati. Ma l’aspetto più preoccupante è che erano bene armati, con una pistola e con due mitragliatori di produzione svedese che non sono armi facilmente reperibili. Quindi è un gesto studiato e premeditato.

D. – Che dato è il fatto che siano arabi israeliani gli attentatori?

R. – Finora, che io sappia, non ci sono stati molti attentati compiuti da israeliani arabi: di solito sono i palestinesi del West Bank. Questo vuol dire due cose: la saldatura tra l’elemento palestinese-israeliano e l’elemento palestinese del West Bank, soprattutto tra i giovani, sta avvenendo. Ma è anche indice di una esasperazione generale che si può non contenere. Questo è un segnale pure di ribellione che però va controllata politicamente e si spera che le due parti possano farlo.

D. – Come si spiega che delle armi siano state trafugate all’interno della Spianata?

R. – La Spianata è amministrata da una fondazione islamica, la Wafq, che compie molti lavori di manutenzione: hanno per esempio scavato un’enorme moschea. Credo che entrino arnesi e materiali di ogni tipo. Semmai la questione è chi ha reperito e in che modo i due fucili speciali “Carl Gustav”.

D. – La Spianata è stata chiusa e per la prima volta da anni sono state vietate le preghiere musulmane del venerdì. Che significato hanno queste decisioni?

R. – Da una parte è un riflesso condizionato: quando succede una cosa del genere, la prima cosa che viene in mente alle autorità israeliane è chiudere la Spianata. Oggi poi è anche venerdì, quindi questo è un gesto particolarmente significativo: chi ha compiuto l’attentato sapeva che era un giorno significativo.

D. – Nell’ottobre 2015 è scoppiata la cosiddetta “Intifada dei coltelli”. Negli ultimi due anni Hamas ha rivendicato la maggior parte degli attacchi. I colloqui israelo-palestinesi sono in stallo. Tutto ciò è sinonimo di una situazione bloccata?

R. – Bloccata e anche sull’orlo di una potenziale esplosione. Alle rivendicazioni di Hamas in questo contesto credo abbastanza poco, perché – appunto – far agire ragazzi che vengono da una cittadina israeliana e procurare loro delle armi non credo sia cosa che Hamas, che è arroccata a Gaza e ha forze limitate nel West Bank, possa fare. È tutta la situazione che si sta deteriorando e chiaramente ogni soggetto - Hamas, l’Autorità Palestinese e anche gli israeliani - si posiziona in attesa di futuri, e si spera, non drammatici sviluppi. 








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