2017-07-11 12:47:00

San Benedetto: il Vangelo snocciolato ogni giorno


Fondatore del monachesimo occidentale, san Benedetto è ancora oggi un modello a cui guardare grazie alla sua spiritualità improntata alla concretezza e alla profondità. Nel giorno in cui la Chiesa ricorda il patrono d’Europa, Benedetta Capelli ha chiesto in cosa consiste la spiritualità benedettina a suor Elisabetta del monastero Santissimo Salvatore di Grandate, in provincia di Como:

R. – San Benedetto ci chiede essenzialmente, e questo è disseminato in tutti i capitoli della Regola, di vivere da fratelli, cercando di smussare gli angoli gli uni degli altri, portando i pesi gli uni degli altri. Ci snocciola il Vangelo nella quotidianità: non ricambiare il male con il male, ma fare del bene. A lui interessa che ci vogliamo bene come fratelli, pur sapendo benissimo la difficoltà enorme, già ai suoi tempi – e oggi non è cambiato – dello stare insieme in più di tre in una casa.

D. – Quindi quello che ci spinge a fare San Benedetto è proprio un cambio di passo: l’intraprendere un cammino per vivere bene la vita di ogni giorno secondo una logica che però non è del mondo…

R. – Esatto. L’altro non è più un nemico, un qualcuno da cui difenderci, ma è fratello perché abbiamo lo stesso Padre. Questo è un cammino che dura tutta la vita ed è difficilissimo perché in realtà noi siamo pieni di difese. E quindi la prima cosa che facciamo per difenderci è attaccare; e l’altro è ciò che invade la mia libertà, il mio spazio, il mio tempo, la mia volontà, ed è ciò che disturba tutto ciò che io ho programmato. Noi siamo in una casa alle porte della provincia di Como, con l’autostrada che arriva qui in piena città e abbiamo bisogno di fare la spesa ed uscire. Ma ciò che va fatto è mettere in secondo piano tutti gli affetti che abbiamo. La famiglia non la possiamo vedere quando vogliamo; gli amici nemmeno; non possiamo telefonare quando vogliamo, non per un rifiuto, ma perché si possa scavare e affinché Cristo possa seminare il suo amore che possiamo vivere tra noi.

D. – Quindi poi, successivamente, riscoprire quegli affetti secondo una luce nuova?

R. – Certo, sicuramente. Tutto viene ritrasformato. I primi anni che si vivono qui sono davvero duri perché i distacchi sembrano inconcepibili. C’è comunque una Madre, una Superiora e delle sorelle che ti aiutano a fare anche questi passaggi dolorosi. Poi nel tempo – anche se tu non sai come – i rapporti vengono trasformati. E poi avvengono, come per esempio è successo a me, nella mia famiglia, delle riconciliazioni inaspettate.

D. – A lei cosa ha detto San Benedetto e perché ha scelto di dedicare la sua vita a questa spiritualità?

R. – Io non conoscevo San Benedetto ma il Signore mi ha scelto. Sono arrivata in questa casa con la spiritualità di San Benedetto praticamente all’oscuro di tutto. E ho imparato a conoscerla nei sedici anni da quando sono qui. La grande attualità di Benedetto sta nell’apertura sicuramente: lui ha accolto gli immigrati del tempo. E dà la possibilità a tutti, sapendo che c’è un cammino di conversione e una richiesta di perdono, di ritentare fino a tre volte di rientrare in monastero qualora si decidesse di uscire perché troppo duro. Quindi è una grande larghezza di cuore, una grande magnanimità. Molto spesso nella Regola lui parla del male o della presenza del diavolo. “Buttatevi – scrive - nella gioia del Signore”. E anche questo è un cammino che dura tutta la vita, a me ha fatto respirare un’universalità non indifferente.

D. – Una suora Benedettina, Joan Chittister, dice: “la Regola di San Benedetto prende semplicemente la polvere e l’argilla di ogni giorno e la trasforma in bellezza”…

R. – È un Vangelo snocciolato nella quotidianità, fatto di piccolissimi gesti, di attenzione nei confronti dell’altro. È proprio la polvere di ogni giorno, che può essere semplicemente imboccare una sorella più anziana, aiutarla a vestirsi, o anche non litigare davanti a un evento che invece ci fa ribollire il sangue: cercare la pace ad ogni costo. San Benedetto ci dice: “Non tramonti il sole sopra la vostra ira”. Ci sono tante contraddizioni e difficoltà, però il Signore ci dà la forza per fare questa nostra vita, non c’è altro.








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