Lo dovevamo alle vittime
“Un momento emozionante, sia perché era la conclusione
di un’intensa campagna portata avanti in questi anni dalla società civile, ma anche
perché nella sala del voto, insieme a noi,
c’erano anche due sopravvissuti alle bombe di Hiroshima e Nagasaki e altri sopravvissuti a test nucleari. E’
infatti soprattutto per loro che questo percorso è stato portato avanti”. Così, Francesco
Vignarca, coordinatore della Rete Disarmo,
racconta il momento dell’approvazione del Trattato che vieta l’uso del nucleare in
campo militare, svoltasi il 7 luglio al Palazzo di vetro dell’Onu, a New York. “Il
trattato – spiega - è stato approvato da 122 Paesi, esclusi quelli del cosiddetto
‘club dell’atomica’ e i loro alleati Nato, come l’Italia. Ora aspettiamo che dopo
le prime cinquanta ratifiche, entri definitivamente in vigore”.
Niente più alibi
“Adesso – spiega – abbiamo una chiara norma internazionale che afferma come le armi nucleari siano
illegali perché inumane. Certo, finché non
aderiranno i Paesi che possiedono armi nucleari, nella realtà non avremmo ancora ottenuto
il vero risultato ultimo: la totale eliminazione delle armi nucleari dalla faccia
dalla terra. Però, il fatto di avere finalmente una norma toglie uno dei principali
alibi dietro ai quali ci si poteva nascondere per minacciare l’uso dell’atomica: non
c’è una regola. Ora la legge c’è e chi non vuole aderire al trattato si prende la
responsabilità di una precisa volontà politica. Starà a noi, alle nostre campagne, alla pressione dell’opinione pubblica far
sì che tutti aderiscano. E’ una scossa importante
al percorso del disarmo nucleare che oramai languiva da tempo nonostante il Trattato
di non proliferazione del 1968. Le armi nucleari, infatti, sono una minaccia troppo
grande per l’umanità e vanno eliminate”.
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