Portare il Vangelo nelle periferie fisiche ed esistenziali di una società sempre più secolarizzata e divisa. Con questo impegno si è conlusa ieri a Orlando, in Florida, la grande “Convocation” dei cattolici americani, che ha visto riuniti per quattro giorni 3 mila responsabili cattolici, fra i quali 160 vescovi e rappresentanti di 200 associazioni sul tema “La gioia del Vangelo in America”.
Evangelizzare le periferie fisiche ed esistenziali in una società divisa
Un evento – il secondo del genere nella storia della Chiesa statunitense – convocato
dalla Conferenza episcopale (Usccb) per riflettere su come evangelizzare e raggiungere
un’America oggi più che mai divisa dall’esclusione sociale, dal razzismo e dalla polarizzazione
politica, rispondendo alla chiamata di Papa Francesco contenuta nell’esortazione apostolica Evangelii
gaudium.
Una sfida che interpella tutti i fedeli
Questa chiamata riguarda non solo i vescovi e il clero, ma tutta la Chiesa: essere
cristiani, infatti, non è solo accettare Cristo come nostro Salvatore, ma richiede
di andare alle periferie fisiche e esistenziali della società. Lo ha ribadito mons.
José H. Gomez, vice-presidente della Usccb, intervenuto nella terza giornata di lavori.
“Queste periferie – ha detto il presule - sono quelle parti delle nostre città e aree
rurali che non visitiamo mai. Sono i luoghi in cui vivono i poveri, le prigioni e
le tendopoli dei nostri spazi pubblici. Sono i frutti amari dell’abbandono, dello
sfruttamento e dell’ingiustizia”. Ma esse - come ci ricorda Francesco - “non sono
solo aree fisiche e categorie sociali. Sono luoghi dove la povertà è materiale, ma
anche spirituale”. Il Papa – ha proseguito - ci dice che nel mondo moderno le periferie
stanno crescendo e che esse sono un nuovo territorio di missione” per la Chiesa, da
sempre presente in questi mondi di frontiera, ma chiamata oggi a fare di più.
Le responsabilità delle élites nella scristianizzazione del Paese
Mons. Gomez ha puntato il dito anche sulle responsabilità delle élites del Paese per
avere condotto un’ ”aggressiva scristianizzazione” della società americana. “Con la
perdita di Dio – ha detto - stiamo assistendo alla perdita della persona umana”. Il
risultato, come dimostrano le ultime elezioni presidenziali negli Stati Uniti, è un
popolo profondamente “diviso dal denaro, dall’appartenenza razziale, dall’istruzione
e dai contesti familiari, che ha paura del futuro e si sente impotente ed escluso”.
La risposta a questa crisi, ha concluso l’arcivescovo di Los Angeles, resta quindi
“l’imitazione di Gesù e l’incontro con la gente nei luoghi della sofferenza e dell’ingiustizia,
dove la gente è dimenticata”.
I temi principali al centro dell’incontro
Tra i numerosi temi al centro della convention di Orlando, l’attuale clima politico
e culturale, la crescita dei non credenti, l’impatto dei social network, i bisogni
e il contributo degli ispanici, il razzismo e l’esclusione, l’aiuto alle famiglie
ferite, e la pastorale per le persone omosessuali. Tra i relatori Carl Anderson, Cavaliere
supremo dei Cavalieri di Colombo che ha aperto i lavori. (a cura di Lisa Zengarini)
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