2017-07-04 14:13:00

Festa nel carcere di Paliano per ricordare l'abbraccio con il Papa


Il carcere di massima sicurezza di Paliano, in provincia di Frosinone, riservato ai collaboratori di giustizia celebra oggi il ricordo della visita di Papa Francesco in occasione del Giovedì Santo con una serie di eventi sul tema: “Anche dietro la siepe si può sognare un infinito amore”. Presente a nome del Pontefice anche il prefetto della Segreteria per la Comunicazione, mons. Dario Viganò, che ha consegnato agli oltre 70 detenuti il film di quella meravigliosa giornata, realizzato dal Centro Televisivo Vaticano. Il servizio di Cecilia Seppia:

Musica, preghiera, festa nel carcere di Paliano, in provincia di Frosinone, ma soprattutto memoria dello straordinario incontro del Papa con i 70 detenuti della casa di reclusione, avvenuto lo scorso 13 aprile, Giovedì Santo, in cui il Pontefice ha presieduto il rito della Lavanda dei piedi. Francesco ha ascoltato le loro storie, li ha accolti, abbracciati, fino appunto a chinarsi su 12 di loro, per poi invitarli a farsi servi gli uni degli altri e seminare quell’amore che va oltre il peccato, oltre gli errori commessi:

“Per seminare amore fra noi, io non vi dico oggi di andare a lavarvi i piedi uno dall’altro: sarebbe uno scherzo. Ma il simbolo, la figura sì: vi dirò che se voi potete dare un aiuto, fare un servizio qui, in carcere, al compagno o alla compagna, fatelo. Perché questo è amore, questo è come lavare i piedi. E’ essere servo degli altri”.

Una giornata dunque dal titolo emblematico “Anche dietro la siepe si può sognare un infinito amore”, per celebrare e risentire quell’abbraccio che ha annoverato questi ultimi, questi scartati dalla società, tra i preferiti da Dio. Mons. Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina, che ha preso parte alla  festa di oggi:

“Sicuramente per i ragazzi, per le persone che sono qui, rappresenta una boccata di ossigeno e una finestra che si apre sull’eternità. Una boccata di ossigeno perché la vita monotona di un carcere è abbastanza pesante e monotona. E la finestra che si apre sull’eternità perché abbiamo bisogno sempre di aprirci all’oltre altrimenti i nostri muri ci posseggono. Quindi non basta guardare il cielo, ma guardare dentro al cielo che c’è qualcun altro che ci ama e ci vuole bene”.

La direttrice dell’istituto di pena, Anna Cersosimo non nasconde i problemi che ancora sussistono a Paliano, come la mancanza di personale, le difficoltà riscontrate dai volontari, ma ricordando la visita del Papa mette l’accento sulla grande responsabilità di cui tutti gli agenti e operatori si sentono oggi investiti:

Quello che davvero colpisce è la grande forza che ha lasciato il Santo Padre a ognuno di noi, ma anche un grande senso di responsabilità, per noi operatori penitenziari ma anche per i detenuti. La visita del Santo Padre ha richiamato noi tutti a quelli che sono i nostri doveri, ma non solo quelli del lavoro, quelli di essere nelle regole come per i detenuti, ma proprio quello di riconoscersi nel grande amore di Dio. Quello che ci ha detto durante l’omelia: ‘l’amore di Dio è grande, è immenso e non ha fine, non ha fine’”. 

Luogo simbolo del Giubileo della Misericordia, dove anche il peccato più grande se offerto a Dio può essere perdonato, difficilmente il carcere di Paliano è stato raggiunto dai giornalisti e dai mezzi di comunicazione. In questa antica fortezza dei Colonna, vacilla persino il segnale radio, eppure i media vaticani sono di nuovo qui a compiere il loro servizio più grande: essere ponte con le periferie. Mons. Dario Viganò prefetto della Segreteria per la Comunicazione che oggi ai detenuti ha regalato il film di quella meravigliosa giornata col Papa:

Siamo nei luoghi in cui il Vangelo, forse con più forza e vivacità, feconda il terreno dei cuori, cuori che a volte sono un po’ aridi, a volte sono distratti; e quindi qui noi assistiamo davvero a dei veri e propri miracoli della consolazione del Vangelo della Misericordia. L’incontro di oggi ha come titolo: ‘Anche dietro la siepe si può sognare’. Ecco, questo mi fa venire in mente come Papa Francesco richiami sempre la capacità di sognare, di non lasciarsi rubare la speranza, di essere capaci di farsi uomini e donne di profezia. E quindi anche noi, come media vaticani, stiamo cercando, nei prossimi palinsesti che presenteremo, soprattutto per Radio Vaticana Italia, di creare un accordo istituzionale tra uomini e donne che vivono quest’esperienza di consapevolezza di un male, quindi anche di riammissione alla vita sociale, attraverso le iniziative che nel carcere si fanno, e tutti i nostri ascoltatori che desiderano ascoltare le loro storie. Un ponte, una finestra”.

Don Giuseppe Chiaramida, cappellano del carcere ci racconta l’impatto con la Fortezza di Paliano e il servizio continuo di apostolato che insieme ai seminaristi svolge per i carcerati, per portare loro la parola di Dio e prepararli a ricevere i sacramenti:

L’impatto qui non è stato tra i più semplici. Però, piano piano, ho visto che c’erano uomini e donne, che ovviamente chiamiamo nostri fratelli, che, come in altre parti delle nostre città avevano bisogno anche loro di un confronto e soprattutto di sperimentare ancora il poter essere uomini e donne con la dignità che bisogna dare ad ogni essere umano. La cosa bella è stata proprio questa: scoprire la parte migliore che c’è dentro le persone. Così come in principio, quando Dio disse: ‘È cosa buona e giusta’. E in fondo ti accorgi che le persone che soffrono fanno un piccolo passo indietro: quello che viene fuori dopo la grande sofferenza, è la parte migliore che c’è dentro la nostra umanità”.








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