2017-06-26 12:37:00

Tweet del Papa sulla tortura: abolirla e sostegno a vittime


Si celebra oggi la Giornata Internazionale per le vittime di tortura. A questo tema il Papa ha dedicato il tweet odierno. “Ribadisco la ferma condanna di ogni forma di tortura – scrive Francesco sul suo account ‘@pontifex’ – e invito tutti a impegnarsi per la sua abolizione e per sostenere vittime e familiari”. La giornata cade a 31 anni dall’entrata in vigore della Convenzione dell’Onu contro la tortura, ratificata da 157 Paesi, purtroppo però sono ancora oltre 140 quelli dove si registrano casi di maltrattamenti per estorcere informazioni, ottenere confessioni, mettere a tacere il dissenso o come forma di punizione. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Alfonso Cauteruccio, presidente di Greenaccord:

R. - Certamente condividiamo la preoccupazione di Papa Francesco, perché tanti dei 140 Paesi che hanno firmato la convenzione Onu in materia di tortura in barba a questa intesa continuano ad applicarla, soprattutto per ridurre al silenzio le persone. Questo è molto grave. In particolare, poi, è un fenomeno rilevante per quanto attiene alle migrazioni, quindi a coloro che si spostano: molti di loro sono vittime di torture.

D. - Nel suo tweet Papa Francesco pone l’accento soprattutto sulla doverosa abolizione della tortura, ma anche sul sostegno a vittime e familiari. Come è possibile realizzare questo obiettivo?

R. – Direi che ci si può muovere su vari fronti. Innanzitutto sono persone che hanno subito torture, hanno bisogno di un sostegno legale e quindi servono servizi sociali a loro disposizione e soprattutto servizi di orientamento al lavoro, riqualificazione professionale e, dove è possibile, anche assistenza sia medica che psicologica. Naturalmente, io mi riferisco alle persone che arrivano da noi o in altri continenti avanzati, dove tutto questo può essere realizzato. I segni della tortura, infatti, spesso sono irriconoscibili fisicamente, perché nella vittima subentrano la paura, l’insicurezza… Si è vittime di qualcosa che impedisce di vivere una vita sicura, tranquilla. Si vive sempre in uno stato di agitazione e di paura, di ansia. Tutto questo ha bisogno di cure e di assistenza particolare.

D. – Come fare a scardinare quell’opposizione che c’è in molti Paesi nel definire la tortura come reato penale?

R. – Sì, anche l’Italia in questo senso ancora non ha provveduto, benché sia una delle Nazioni che hanno aderito alla convenzione Onu. Vari progetti di legge si sono succeduti nel Parlamento italiano, però finora non esiste il reato di tortura nel codice penale e a mio avviso bisogna provvedere al più presto, perché si pongono molti problemi, soprattutto a causa di queste ondate di migrazioni che sono ormai la quotidianità. Quindi è necessario che tutto questo abbia una regolamentazione giuridica, in particolare in un Paese così sensibile come l’Italia.








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