“Non abbiate paura!” Richiamando l’invito di Gesù ai discepoli inviati in missione, il Papa rivolto a tutti i fedeli all’Angelus, ha ricordato che non c’è garanzia di successo nell’annunciare il Vangelo; di mettere quindi in conto fallimenti, sofferenze e persecuzioni. Dopo la recita mariana, il cordoglio di Francesco per le vittime di una frana in Cina ed un appello per la pace in Ucraina. Il servizio di Roberta Gisotti:
Se nel Vangelo domenicale Gesù per ben tre volte rassicura i suoi discepoli “Non abbiate paura!” è perché “li istruisce e li prepara – ha spiegato il Papa- ad affrontare le prove e le persecuzioni che dovranno incontrare.”
“L’invio in missione da parte di Gesù non garantisce ai discepoli il successo, così come non li mette al riparo da fallimenti e sofferenze. Essi devono mettere in conto sia la possibilità del rifiuto, sia quella della persecuzione. Questo spaventa un po’, ma è la verità”.
Il discepolo è infatti “chiamato a conformare la propria vita a Cristo, che è stato perseguitato dagli uomini, ha conosciuto il rifiuto, l’abbandono e la morte in croce”.
“Non esiste la missione cristiana all’insegna della tranquillità; le difficoltà e le tribolazioni fanno parte dell’opera di evangelizzazione,….
Tutto ciò, ha osservato Francesco è occasione “per verificare l’autenticità della nostra fede e del nostro rapporto con Gesù”, consapevoli che Dio “non abbandona i suoi figli nell’ora della tempesta.”
“Nelle difficoltà della testimonianza cristiana nel mondo, non siamo mai dimenticati, ma sempre assistiti dalla sollecitudine premurosa del Padre.”
Del resto – ha rammentato il Papa – “anche ai nostri giorni” è presente “la persecuzione contro i cristiani”.
“Noi preghiamo per i nostri fratelli e sorelle che sono perseguitati e noi lodiamo Dio perché, nonostante ciò, continuano a testimoniare con coraggio e fedeltà la loro fede”.
Un'altra “forma di prova – ha aggiunto Francesco - può essere anche l’assenza di ostilità e di tribolazioni”.
“Oltre che come ‘pecore in mezzo ai lupi’, il Signore, anche nel nostro tempo, ci manda come sentinelle in mezzo a gente che non vuole essere svegliata dal torpore mondano, che ignora le parole di Verità del Vangelo, costruendosi delle proprie effimere verità”.
Da qui l’incoraggiamento che sempre viene da Gesù a non aver paura di chi deride e maltratta, di chi ignora o davanti onora ma dietro combatte il Vangelo.
“Gesù non ci lascia soli perché siamo preziosi per Lui”.
Infine la preghiera di Francesco a Maria:
“ci aiuti a capire che nella testimonianza della fede non contano i successi, ma la fedeltà a Cristo….”
Dopo la recita dell’Angelus, il pensiero del Papa è corso alle vittime e i loro familiari travolti ieri da una frana in un villaggio nella provincia del Sichuan, in Cina
“Prego per i defunti e i feriti e per quanti hanno perso la casa. Dio conforti le famiglie e sostenga i soccorritori”.
Quindi il ricordo del vescovo Teofilo Matulionis, ucciso in odio alla fede nel 1962, quando aveva già quasi 80 anni, beatificato oggi a Vilnius.
“Rendiamo lode a Dio per la testimonianza di questo strenuo difensore della Chiesa e della dignità dell’uomo”.
Un saluto particolare, il Papa ha rivolto al clero e ai fedeli della Chiesa greco-cattolica ucraina, e ai pellegrini della Bielorussia, che oggi hanno celebrato nella Basilica di San Pietro il 150° anniversario della canonizzazione di San Giosafat, invocando per ciascuno di loro:
“il coraggio della testimonianza cristiana e il dono della pace per la cara terra ucraina”.
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