2017-06-23 14:09:00

Nunzio Zenari dal Papa: porto la sua carezza ai siriani. Serve fine violenze


Continua la pioggia di missili contro le postazioni dei jihadisti dello Stato islamico in Siria: partono da navi militari russe nel Mediterraneo orientale e colpiscono gli insediamenti della provincia siriana di Hama. Intanto nel nord est, arrivano i primi convogli umanitari dopo due anni di isolamento dei civili. Una soluzione politica ancora non c'è, mentre le vittime civili aumentano: oltre 470 dall’inizio di maggio secondo fonti dell'opposizione. Anche di questa emergenza umanitaria ha parlato oggi al Papa, il Nunzio apostolico in Siria, il cardinale Mario Zenari reduce dalla 90° Plenaria della Roaco. Gabriella Ceraso lo ha intervistato al termine dell’udienza col Pontefice:

R. – Sono andato dal Papa accompagnato da 23 milioni di siriani – cattolici, cristiani, musulmani e di altre religioni – che hanno una grande stima del Papa, che lo ringraziano per tutto quello che fa, e ho portato una grande richiesta: la cessazione della violenza e il bisogno di pace. Il Papa non solo prega, agisce a livello internazionale anche con aiuti concreti. Salutandomi, così, sulla porta mi ha detto: “Porti una carezza a tutti i siriani che soffrono”. Purtroppo, questa è una delle priorità urgenti perché più della metà degli ospedali o istituti ospedalieri sono stati messi fuori servizio dalla guerra. Facciamo appello alla generosità di tutti.

D. – Oggi ci sono altri dati di tante vittime civili,nell’ultimo mese oltre 400 ancora, sotto i bombardamenti – perché continuano i bombardamenti in Siria, lo vogliamo ricordare. Per ora si parla sempre di bombardamenti contro i jihadisti del cosiddetto Stato islamico: ma è ancora così lontana una soluzione politica tra i siriani?

R. – Purtroppo, sul piano del conflitto adesso le notizie che arrivano dal fronte orientale, da Raqqa e da Deir Ezzor, sono piuttosto preoccupanti. La gente che cerca, che vorrebbe uscire e che non ci riesce … forse bisognerebbe implementare dei corridoi umanitari. Quanto a una soluzione politica, direi che bisognerebbe arrivare prima di tutto a una cessazione della violenza. L’accordo di Astana del 4 maggio scorso prometterebbe bene, anche se qui il condizionale è d’obbligo perché poi, ad attuarlo nella pratica vengono poi i problemi. Quello che si deve cercare di ottenere adesso è la cessazione della violenza. Poi la soluzione politica, questa si vedrà perché è molto lontana: bisogna battere sempre il chiodo e quindi i Colloqui di Ginevra … ma non bisogna nascondersi quanto sia complicata la realtà. Un siriano, due settimane fa, con amarezza mi faceva il conto delle bandiere straniere attualmente presenti in Siria: ecco ci sono armamenti, ci sono militari, quindi direi che è un conflitto molto, molto complesso, però con l’aiuto della comunità internazionale bisogna arrivare a una soluzione politica. Ma, ripeto, il primo, il primo passo ora dev’essere quello di una cessazione della violenza per permettere gli aiuti umanitari.

D. – Quando lei prega per la Siria, che cosa chiede?

R. – In fondo, preghiamo tutti il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe e preghiamo per la pace che è il dono più desiderato in questa zona, in questa parte del Medio Oriente.








All the contents on this site are copyrighted ©.