2017-06-16 12:11:00

Siria: ad Aleppo riprende la vita nonostante la distruzione


Sta avendo sempre maggiori conferme la notizia diffusa da Mosca, secondo la quale il leader del sedicente Stato islamico, Abu Bakr al Baghdadi, potrebbe essere stato ucciso in un raid russo in Siria contro postazioni ribelli e del Califfato. A dirlo è il ministero della difesa russo. Intanto anche nel resto del Paese si continua a combattere, ma non mancano segni di speranza. E’ quanto riferisce il giornalista francese Antoine Marie Izoard, capo redattore di Famille Chretienne, appena rientrato da Aleppo, una città parzialmente distrutta, ma dove i civili cercano di tornare alla normalità. L’intervista è di Hélène Destombes:

R. – Aleppo è una città parzialmente distrutta ed è impressionante stare lì. Vedere questi palazzi crollati è un’emozione incredibile, però la società ricomincia a vivere, la gente ricomincia a vivere. Io ero lì durante il Ramadan e la sera il clima era abbastanza disteso. Si vede che la vita riprende. Ovviamente la società ha perso l’equilibrio che aveva prima, nel senso che gli uomini in età di lavoro hanno lasciato il Paese e sono andati a lavorare o all’estero o in altre zone della Siria. Quindi la società soffre la mancanza di uomini in età lavorativa e allora si trovano solo persone anziane, bambini, donne e questo crea una situazione un po’ difficile. Poi manca il lavoro, manca il commercio, mancano cibi, manca anche l’elettricità. E’  bene sapere che ad Aleppo, anche se l’acqua è tornata, l’energia elettrica non c’è o c’è solo due ore al giorno, per dire la verità due ore a notte e non si sa nemmeno quando arriva e quando viene tolta.

D. –  La principale sfida oggi è ricostruire la società: come i cristiani partecipano a questa ricostruzione?

R.  – Per ricostruire la società bisogna ricostruire le case, ma bisogna anche ricostruire gli uomini, i cuori. Io ho avuto l’opportunità di visitare la parrocchia latina di Aleppo, dei padri francescani, in particolare Ibrahim Alsabagh, che ha con lui quasi un’armata di giovani volontari pronti ad aiutare la gente e con questo gruppo cerca di procurare i soldi per i lavori di costruzione: si ricostruiscono le case, si aiuta a rimettere un balcone che è saltato con un missile, con una bomba, le finestre, i vetri che si erano pure rotti con le esplosioni durante la guerra… Siamo andati in zone interamente distrutte, con edifici che non si potevano più abitare. La parrocchia dà dei soldi, aiuta e segue, non dà solo i soldi, segue proprio i lavori per la ricostruzione delle case. Poi, una volta che tornano le famiglie – è questo il segno positivo – a questo punto, padre Ibrahim e la parrocchia aiutano anche a trovare lavoro, a cominciare un lavoro nuovo o a rimettere in piedi l’attività che si svolgeva prima. Io ho incontrato un autista, un tassista, un coiffeur, un uomo che faceva il ghiaccio per gli alberghi e i ristoranti e padre Ibrahim e la parrocchia li hanno aiutati con i “piccoli progetti possibili”, questo è anche il nome dell’iniziativa che sta funzionando in modo incredibile, a ricominciare un’attività. Questo permette a loro di essere autonomi e quindi di ricominciare a sperare.








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