Aumento delle spose bambine, minorenni chiusi in carcere e più in generale una situazione di dramma, quella dell’etnia Rohingya e dello Stato birmano di Rakhine che la ospita, dove la gente di questa minoranza è oggetto sistematico di violenze. C’è questo e altro nella denuncia fatta al Consiglio Onu per i diritti umani a Ginevra, dal relatore speciale per i diritti umani in Myanmar, Yanghee Lee.
Minori in carcere
Tra i primi a essere menzionato è il caso di 13 bambini detenuti dalla polizia di
Rakhine: la Lee ha chiesto l’avvio di un'indagine immediata da parte del governo del
Myanmar sulla morte di uno dei ragazzini, per chiarirne le circostanze e capire soprattutto perché non sia stata segnalata per quattro mesi.
Tenere dei minori in cella, ha detto la Lee, dovrebbe essere considerata "rigorosamente
come ultima risorsa".
Il governo tuteli i più giovani
Nel suo rapporto a Ginevra, il relatore speciale per i diritti umani in Myanmar ha
notato che la situazione generale nello Stato di Rakhine rimane tesa, con notizie
di stupri, torture, rapimenti. "Invito il governo a fare di più per proteggere tutti
i bambini, inclusi quelli che sono costretti a lavorare, dall'abuso e dall'abbandono",
ha detto la Lee, oltre a "intraprendere maggiori sforzi concordati e sistematici per
frenare il linguaggio dell'odio e la violenza incoraggiata dai gruppi nazionalisti".
Myanmar, bene indice di sviluppo umano
Nonostante il quadro a tinte fosche dipinto da queste situazioni, Yanghee Lee si è
voluta congratulata con il Myanmar per aver raggiunto una posizione media nella classifica
relativa all'Indice di sviluppo umano, graduatoria che tiene conto dei diversi tassi
di aspettativa di vita, istruzione e reddito nazionale lordo pro-capite dei Paesi
del mondo. (A cura di Alessandro De Carolis)
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