2017-06-15 17:12:00

Corruzione, don Ciotti: combatterla è impegno evangelico


“Denunciare i danni della corruzione e intraprendere una lotta per sradicarla è un impegno evangelico, un impegno della Chiesa: vuol dire alzare la voce quando in molti scelgono un prudente silenzio”. Lo afferma don Luigi Ciotti, presidente di Libera, (Associazione contro le mafie), tra i partecipanti al ‘Dibattito sulla corruzione’, organizzato dal Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale e svoltosi oggi in Vaticano. “Quello odierno - spiega - è un momento d’incontro allargato a livello internazionale che arriva dopo un lavoro che un gruppo di noi conduce già da alcuni mesi. L’obiettivo, su iniziativa di questo dicastero vaticano, è trovare gli strumenti per fare, come Chiesa, la nostra parte. E’ una Chiesa che ci invita a guardare verso il cielo, ma a non distrarci rispetto alle responsabilità che abbiamo verso la terra”.

Le leggi non bastano, serve una rivoluzione culturale

“Le mafie, la corruzione, le forme d’illegalità, le ingiustizie, le diseguaglianze, le forme di povertà – spiega don Ciotti – devono porci dei problemi, devono graffiare dentro le nostre coscienze. Allora, noi abbiamo tre livelli d’azione. Quello educativo: la responsabilità di educare e l’educazione alla responsabilità che è molto importante. Un secondo è l’impegno culturale: perché è la cultura che dà il risveglio alle coscienze. E’ la conoscenza la via maestra del cambiamento. Quindi questo è anche un momento di scambio, di conoscenza, confronto e ascolto reciproco. E, infine, un altro grande impegno è quello di allargare la partecipazione, la presenza e l’impegno dei cittadini. Il cambiamento, infatti, ha bisogno certamente delle istituzioni, ma anche bisogno - dal basso e soprattutto da dentro – di una rivoluzione culturale etica e sociale. Oggi serve un movimento che ci coinvolga di più tutti per rendere protagonisti e partecipi i cittadini. Allora non bastano le sole leggi: sono importanti, ma serve un risveglio delle coscienze”.

La legalità non diventi un idolo, ma vita concreta

“Papa Francesco ci indica la strada della lotta contro la corruzione. Ci chiede, umilmente, di portare, ognuno dal proprio territorio, la propria sensibilità, le proprie esperienze, anche le pratiche. A me sta a cuore sottolineare che non dobbiamo crearci idoli. Ad esempio, in Italia c’è il rischio che la legalità diventi un idolo. Una parola astratta, che diventa educativa nelle scuole ma non è poi una parola di vita che si traduce concretamente. Legalità, per non essere una cosa astratta, deve voler dire lavoro, scuola, sostegno alle famiglie, contrasto al gioco d’azzardo e a tutte quelle forme subdole che c’impoveriscono un po’ tutti”. 








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