2017-06-14 13:43:00

Centrafrica: cresce il rischio di violenze e massacri


In Repubblica Centrafricana proseguono le violenze tra gruppi locali, che sempre più spesso coinvolgono la popolazione civile. Dopo i recenti massacri, che hanno causato la fuga di migliaia di sfollati, ora anche nella città di Bambari cresce la paura per possibili massacri. In questa situazione da anni opera l’organizzazione Medici Senza Frontiere, che nei suoi centri cura i feriti e cerca di fronteggiare i numerosi casi di malaria, diarrea e malnutrizione. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Federica Nogarotto, direttore supporto alle operazioni di Medici Senza Frontiere:

R. – Negli ultimi nove mesi, le cose andavano molto meglio; i conflitti e le incomprensioni – chiamiamole così – soprattutto nelle grandi città, sembravano essersi placate quindi c’era di nuovo una convivenza della popolazione che ci faceva sperare nel meglio. Dall’inizio di giugno, invece, tutto ciò è crollato un’altra volta, facendoci veramente temere di tornare a ciò che è successo un paio d’anni fa, dove ci sono state uccisioni a tappeto. E quindi di nuovo abbiamo paura che ci siano gli stessi massacri che sono successi nel 2013 e nel 2014.

D. – Perché sta crescendo la paura, in particolare nella città di Bambari?

R. – Bambari è la seconda città più grande del Centrafrica dove, dopo i massacri del 2013-2014, la popolazione si è sentita sicura e si è rifugiata e dove c’è una convivenza direi abbastanza civile. A Nord di Bambari, ad Alindao, ci sono stati invece dei massacri l’8 maggio e da lì una parte della popolazione è scappata e si è mossa verso Bambari. Ecco che quindi Bambari è una città molto grande, ma essendoci stati questi massacri attorno si teme che arrivino anche fino a Bambari.

D. – Medici senza frontiere sta intervenendo in supporto della popolazione, immagino per i feriti causati dalle violenze ma anche per il rischio epidemie …

R. – Ciclicamente ci sono casi di malaria, di colera; ci sono casi di diarrea, malnutrizione acuta … Quello che stiamo vedendo nelle ultime settimane è un aumento di questi casi, oltre al fatto che riceviamo parecchi feriti: sono feriti da guerra, per scontri, e da violenze con arma bianca, ma anche feriti da arma da fuoco.

D. – Invece, per quanto riguarda la malnutrizione, è importante che si muova la comunità internazionale con programmi organizzati …

R. – Noi, avendo un ospedale, chiaramente riceviamo anche casi di malnutrizione. E infatti, abbiamo avuto e sono aumentati, casi di malnutrizione acuta: sono i famosi casi che devono rimanere in ospedale per settimane perché vanno curati dal punto di vista medico, oltre che dal punto di vista nutrizionale. E’ chiaro che a questa, che è la fase acuta di un intervento nel caso di malnutrizione, si deve accompagnare tutta la fase di prevenzione e di assistenza alimentare – a questo punto non solo nutrizionale – alla popolazione.








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