Il Messico si sta dissanguando. Nelle ultime settimane, in diverse regioni del Paese, la violenza non ha dato tregua. E’ quanto scrive, nel suo ultimo editoriale, il settimanale dell’arcidiocesi di Città del Messico “Desde la Fe”. Nel Paese, scosso da gravi fenomeni come quello del narcotraffico, non è garantita la sicurezza. Le autorità - ricorda il settimanale - non riescono ad arginare la criminalità. La corruzione è sempre più dilagante. In questo drammatico contesto, povertà e miseria sono il terreno fertile per scontri e violenze. Molti sacerdoti e religiosi - si sottolinea nell’articolo - sono inoltre un facile bersaglio della criminalità e non possono svolgere la loro missione evangelizzatrice.
Paese scosso da violenze
Lo scenario messicano è dunque estremamene preoccupante. Lo Stato di Tamaulipas –
si legge nell’editoriale ripreso dall’agenzia Fides - “ha visto prolungarsi i combattimenti
nella disputa per il controllo dei territori tra i cartelli della droga”. Nei primi
giorni della settimana scorsa, la prigione di Reynosa, località al confine con Mcallen,
è diventata una zona di guerra di fronte all'impotenza delle autorità di controllare
la situazione. Nella città di Veracruz, da gennaio fino allo scorso mese di aprile,
“ci sono state 620 esecuzioni violente”. Nello Stato di Guerrero, “ogni giorno sono
segnalati omicidi incontrollati”.
Gruppi di criminalli atterriscono la nazione
Nella regione di Oaxaca “gruppi criminali compiono atti di terrore contro la popolazione
inerme”. “A questo - si legge infine nell’articolo del settimanale dell’arcidiocesi
di Città del Messico - si aggiungono le minacce e le intimidazioni ai cittadini, che
devono sopravvivere nell’incertezza assoluta e in uno stato di impotenza evidente”.
(A.L.)
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