Tra i partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio per il dialogo Interreligioso, presenti all’udienza con il Papa, anche mons. Antoine Audo vescovo caldeo di Aleppo e presidente di Caritas Siria."In questi anni di guerra le donne sono state vere eroine" spiega, mentre sul terreno continua l'offensiva anti-Is, della coalizione a guida statunitense, specie su Raqqa dove a rischio secondo l'Unicef sarebbero oltre 40mila bambini. Al microfono di Gabriella Ceraso mons Audo riflette sui contenuti dei lavori della Plenaria e su una guerra ancora lontana dalla soluzione politica. Ascoltiamo le sue parole:
R. – Trovo che questo tema e questo ruolo della donna ci dia il coraggio di andare avanti, di aver fiducia, e di non metterla in secondo piano. Penso che anche noi cristiani dobbiamo fare degli sforzi per dare più fiducia al suo ruolo di educatrice e di responsabile nella società. Questo mi ha colpito molto. Sono stato molto contento di vedere le donne tenere importanti interventi davanti ai cardinali, ai vescovi: questa è la strada del futuro.
D.- Si è parlato in questi giorni anche di donna come “costruttrice di pace”. Lei ha testimonianze di questo in Siria?
R. – Sì. Non vedo direttamente un intervento sociale o politico delle donne: non si trova questo in Siria, a causa della struttura del Paese, ma penso che la donna sia simbolo della “resistenza” della vita. La donna è dignità, la donna è continuità; capace di soffrire e di rimanere in piedi, di stare accanto alla famiglia e ai bambini. Per me la donna è veramente un’eroina nella guerra in Siria.
D. – Parliamo proprio del terreno. I bombardamenti continuano.In queste ore la coalizione internazionale a guida statunitense sta bombardando Raqqa e si parla dell’uso di bombe al fosforo …
R. – Usano tante armi. Tutto è possibile. Non posso controllare, ma tutto è possibile.
D. – Che fase sta vivendo la Siria? Siamo nella ricostruzione, nell’attesa o ancora nella distruzione ?
R. – Penso piuttosto che si sta vivendo nel dolore della guerra. Non vedo la luce di una riconciliazione, di una soluzione politica in questo momento. Per me la dinamica, dall’inizio fino ad ora è stata questa: distruggere e dividere per prendere le ricchezze della regione. Questo, al servizio di potenze internazionali e locali. Per uscire da questa guerra invece la Siria deve ottenere rispetto come Stato, come governo, come storia. Non si deve incoraggiare la divisione per interessi particolari. Occorre una soluzione politica.
D. - Si dice che la lotta allo Stato islamico in Siria abbia creato una serie di conseguenze che vanno dall’Asia agli attentati in Europa … un risvegliarsi di odio e di vendetta. Cosa ne pensa?
R. - Penso che il mondo musulmano davanti alla società moderna sperimenti una profonda umiliazione, non c’è un’espressione di rispetto della loro storia e della loro religione. Questa è la situazione psicologica generale e questa situazione è sfruttata a livello politico, è strumentalizzata per creare situazioni di violenza al servizio di un potere economico mondiale. Questa è la mia convinzione.
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