2017-06-06 15:08:00

Ddl fine vita al Senato: infermiera canadese racconta l'eutanasia


“C’è sempre il rischio di dimenticare una parte della verità”: partendo da questo spunto si è tenuta questa mattina, presso la sede della Stampa estera a Roma, la conferenza sulla legge sul fine vita in discussione al Senato. L’iniziativa organizzata da ProVita Onlus e moderata dal segretario della Stampa estera, Christopher Warde Jones, ha ospitato la drammatica testimonianza di Kristina Hodgetts, infermiera canadese che per circa 20 anni ha applicato le disposizioni dei pazienti, sospendendo idratazione e nutrizione. Il servizio di Marco Guerra:

In Senato prosegue la discussione sul Ddl sul fine vita, già approvato alla Camera. I punti più controversi le cosiddette Dat, disposizioni di trattamento anticipato, che prevedono la possibilità sospendere idratazione e alimentazione anche per i pazienti non terminali. Su questo aspetto si è concentrato il confronto di oggi alla sede della Stampa Estera e l’intervento Kristina Hodgetts, infermiera canadese che ha praticato l’etanausia per diversi anni:

"Nella mia esperienza presso il pronto soccorso e l'unità di terapia intensiva, il nostro obiettivo era salvare vite a tutti i costi. Non avevamo tempo di preoccuparci degli ordini di 'Non Rianimare'. I tempi ora sono cambiati. l'obiettivo è ancora di salvare vite, ma il personale medico di emergenza deve prendere in considerazione le direttive anticipate del paziente prima di rianimarlo oppure no. Ci sono molti procedimenti amministrativi".

Drammatico il racconto dei pazienti che ha seguito fino all’ultimo respiro, come quello di un'anziana signora alla quale furono sospese alimentazione e idratazione:

"Ci sono voluti 9 giorni senza acqua e 9 giorni senza cibo per far morire la donna. Non una morte serena. Basta pensare che quando un corpo non ha acqua, tutte le membrane si asciugano: la bocca, il naso e i polmoni. Una terribile agoniaDurante il procedimento di valutazione presso la mia struttura infermieristica, dovevamo esaminare gli ordini di fine vita e io ero in commissione. Alla fine della procedura i risultati plausibili erano essenzialmente due: o non rianimare oppure la morte per disidratazione".

Il punto di vista di Kristina Hodgetts è radicalmente cambiato dopo aver avuto un ictus dal quale si è poi ripresa:

"Passo dopo passo, rischiamo di andare oltre i limiti, facendoci complici di atti che avremmo precedentemente considerato indicibili. Non si può approvare una legge che consenta agli operatori sanitari, con o senza il consenso del fiduciario, di sospendere l'idratazione di un paziente non terminale".

In vista dell’arrivo in aula, Alessandro Fiore di ProVita ha poi elencato le criticità della legge, dall’mancato diritto all’obiezione di coscienza per la struttura sanitaria alla scrittura privata di disposizioni fatte “ora per allora”:

"Una persona potrebbe redigere questo documento persino anni prima per dire che, nell’eventualità in cui cadesse in coma o perdesse la coscienza, i medici devono sospendere ogni trattamento salva-vita, inclusi alimentazione e idratazione. E questo dà vita a situazioni difficilissime per il medico, per cui anche quando si ricorre al giudice tutelare, nel frattempo si rischia che il medico non possa neanche applicare i trattamenti immediatamente necessari e urgenti.








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