2017-06-04 14:22:00

Furto della reliquia di Don Bosco: la Chiesa torinese in preghiera


Non si attenua lo sconcerto e la preoccupazione per il furto di un'importante reliquia di San Giovanni Bosco, avvenuto venerdì sera nella Basilica di Colle Don Bosco, a Castelnuovo nell'astigiano. Gli inquirenti lavorano nel massimo riserbo e non si esclude nessuna pista, mentre nelle celebrazioni odierne per la Solennità di Pentecoste, tutti i sacerdoti della Diocesi di Torino ricordano nella preghiera la comunità salesiana. Il servizio di Marco Guerra:

Tutta la Chiesa piemontese oggi si è stretta con la preghiera attorno alla comunità salesiana di Castelnuovo. L’invito è arrivato dall’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, che ieri ha esortato quanti hanno rubato la reliquia “a restituirla subito, senza condizioni, perché si possa chiudere questa pagina dolorosa e continuare degnamente a poter onorare la memoria di don Bosco nel suo luogo natale”. Il cervello di San Giovanni Bosco è stato trafugato la sera di venerdì dal retro della parete absidale della Basilica Inferiore di Castelnuovo, in frazione Morialdo, dove Giovanni Bosco nacque nel 1815. Sull'importanza di questa reliquia e di questo luogo, meta di continui pellegrinaggi, sentiamo il responsabile della comunicazione dei salesiani del Piemonte e della Valle D'Aosta, don Moreno Filipetto:

R. – Di fatti, è importante tutto il sito, tutto il plesso del Colle don Bosco. Il Colle don Bosco è la casa di don Bosco: lo stesso Papa Giovanni Paolo II ci aveva invitato a far diventare questi luoghi un po’ la Assisi salesiana, l’Assisi dei giovani. Qua don Bosco è nato, qua don Bosco è vissuto, qua don Bosco ha fatto il sogno che ha indirizzato la sua vita, il sogno dei nove anni in cui con la mansuetudine e con una maestra, che è Maria, poter educare i giovani e trasformarli in agnellini che possono camminare verso il bene, correre verso il bene, verso la felicità, verso le beatitudini che sono poi il Paradiso, cristianamente. E questo luogo diventa così un luogo fondamentale: ci portava i giovani, qui, nelle passeggiate autunnali e ancora adesso è pieno di pellegrini che vengono, affascinati da quel Santo – il Santo dei giovani – che ancora oggi tocca i cuori e che li trasforma per farli diventare collaboratori della sua missione. Questo è quello che si vede tutti i giorni al Colle don Bosco.

Intanto, i Carabinieri e la Procura di Asti sono al lavoro. All'esterno della basilica ci sono telecamere e dall'esame dei filmati si attendono indicazioni utili. Gli specialisti hanno gia' fatto tutti i rilevamenti del caso e  per ora nessuna pista è esclusa, dall’estorsione in piena regola all’azione di uno squilibrato. E anche oggi i pellegrini sono tornati ad affollare la Basilica eretta nel luogo dove il fondatore dei Salesiani nacque. Ascoltiamo ancora don Filipetto: 

Una considerazione, che credo vada fatta e sia doverosa e che il Rettore della Basilica ci ricorda, è che si può portare via una reliquia di don Bosco, ma dal Colle don Bosco, come da tutto il mondo, non si può portare via don Bosco. Non lo si può portare via alla famiglia salesiana, non lo si può portare via a quei fedeli che credono, come don Bosco, che l’educazione dei giovani sia la strada importante che la Chiesa deve compiere.

D. – La fede si alimenta anche con segni tangibili: d’altra parte Dio si è fatto carne. Le reliquie di don Bosco cosa rappresentano per la comunità salesiana?

R. – Rappresentano il segno della sua presenza, un segno che è certificato da una cosa: il fatto che don Bosco è santo, ossia si trova nella comunione dei Santo, insomma è vivo. La sua vita ha avuto successo: è una vita in cui il cronos, il tempo che si vive è diventato kairos, è diventato Paradiso, è diventato una vita per sé. Questo segno della presenza lo si può realizzare grazie ai luoghi in cui don Bosco è vissuto, lo si può realizzare grazie alle reliquie che portano il suo nome e che ci ricordano della sua presenza. Ma soprattutto credo che lo si realizzi con la presenza di tanti salesiani e di tanti amici di don Bosco, che ancora oggi continuano a fare una cosa: a essere don Bosco, vivo, oggi per gli altri.

D. – Don Bosco è vivo, appunto, e forse questa azione così inspiegabile, però ha amplificato il grande amore che c’è per il Santo …

R. – Questo di sicuro. Ma è un amore che non è mai sopito. L’abbiamo respirato ancora pochi anni fa con almeno due eventi: la peregrinazione dell’urna di don Bosco in tutto il mondo e poi con il bicententenario, che si è concluso il 15 agosto 2015. Quindi, un compleanno: 200 anni di don Bosco, ma non li dimostra questi 200 anni; è sempre una figura molto fresca. Lo testimonia una cosa: che in 132 Paesi nel mondo c’è qualcuno che prova a interpretare e a vivere il suo carisma e a renderlo attuale oggi.








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