2017-05-30 14:30:00

Attentati Is a Baghdad: 40 morti e 140 feriti nel Ramadan


Più di 40 morti e almeno 140 feriti in Iraq. Questo il bilancio dei tre nuovi attentati firmati dal sedicente Stato Islamico avvenuti a Baghdad, in Iraq. Su questa nuova fase della strategia dell’Is, Giancarlo La Vella ha intervistato Massimo Campanini, docente di Studi Islamici all’Università di Trento:

R. – Certamente, c’è il fatto che dal punto di vista della guerra guerreggiata, lo Stato Islamico sembra ormai sconfitto. Mi sembra che non ci sia più spazio per una realtà territoriale. Quindi l’organizzazione potrebbe star cercando di trovare luoghi, dove sia possibile reimpiantarsi, ma soprattutto dove proseguire un’opera di destabilizzazione, funzionale alla sua sopravvivenza.

D. - Come si pensa in questo momento lo Stato Islamico stia foraggiando le sue azioni?

R. – L’Is non sarebbe potuta nascere senza aiuti esterni. L’organizzazione in sé è emersa improvvisamente, unendo insieme spezzoni disgregati di varia provenienza, quindi il catalizzatore deve essere stato sicuramente esterno, anche se naturalmente è difficile dire oggi quale organizzazione o Stato internazionale possa ancora sostenere questa impresa.

D. - Un po’ per come successe per al Qaeda, c’è il rischio che dalla dissoluzione dello Stato islamico poi nascano altri movimenti terroristici?

R. – Naturalmente, sì. E’ certamente possibile che prima o poi emerga un terzo soggetto, che abbia intenzioni terroristiche, ma questo ha una motivazione molto concreta: cioè, non si sono mai affrontate in maniera seria, definitiva e risolutiva le cause e le motivazioni della nascita di Al Qaeda e poi dell'Is. In primo luogo, gli errori della politica occidentale in Medio Oriente, che continuano a proseguire; in secondo luogo, c’è un impoverimento nelle classi medie delle società dei Paesi arabi, che vengono esasperate da questa situazione di crisi economica e, quindi, cercano delle soluzioni, che possono essere anche delle vie di uscita eversive. In terzo luogo c’è il fatto che, ormai da decenni, il Medio Oriente, in generale, manca di un centro di gravità permanente, cioè manca di una potenza di riferimento, come era stata negli anni ’60-’70 l’Egitto, che possa compattare quelle che sono le diverse tendenze di una regione strategica, ma contemporaneamente fragile. Quindi è chiaro che, non risolvendo le cause che sono state alla base della nascita del jihadismo, è estremamente possibile e verosimile che l'estremismo islamico riprenderà in qualche modo vigore.








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