2017-05-29 14:56:00

Sri Lanka: oltre 170 morti nelle alluvioni


Dopo quattro giorni di inondazioni è dramma sfollati in Sri Lanka. Almeno 500mila persone non hanno più nulla, il bilancio delle vittime è salito a 177 e si teme per i circa 102 dispersi. Altre precipitazioni sono attese nelle prossime ore ed è allerta anche per i coccodrilli che potrebbero invadere le strade dopo lo straripamento del fiume Nilwala. II governo ha organizzato una grande macchina dei soccorsi. Il servizio di Gabriella Ceraso:

Oltre 263mila euro per le operazioni di soccorso: tanto ha stanziato da subito il presidente Sirisen per far fronte allo scenario apocalittico che mostra la sua isola. Il potente monsone sud-occidentale che la sta attraversando nel più grave disastro meteorologico dal 2003, ha spazzato via case, scuole e alberi, trasformando le strade in una mare di fango da cui svettano solo tetti. Il distretto di Manaar quello più colpito. Si fatica a raggiungere molte aree: procedono solo carri armati, elicotteri e barche militari che guadano le strade e sollevano con enormi cavi le persone riuscite a mettersi al riparo. In 100mila hanno trovato rifugio finora in 299 campi di soccorso allestiti a sud, area più martoriata, e a ovest dell’isola. La testimonianza da Colombo di Beppe Pedron, di Caritas Sri-Lanka

“In alcuni punti del Paese l’acqua sta già defluendo; in altri punti proprio per niente. E con oltre 140mila famiglie colpite, la popolazione si ritrova in alcuni centri di accoglienza, che sono principalmente le scuole e ricevono al momento cibo, vestiti di ricambio e soccorso”.

Non c’è acqua né cibo raccontano i testimoni e il governo di Colombo ha lanciato un avvertimento per il possibile proliferare di malattie ed epidemie. Ancora Pedron: 

“Particolarmente in questo periodo, cioè ormai da qualche mese a questa parte, lo Sri Lanka è colpito da una epidemia di febbre Dengue. Ed ovviamente quest’acqua, che diventa un bacino, non potrà che peggiorare nei prossimi mesi la situazione”.

Questa è la principale emergenza: il ministero della Salute ha inivato squadre speciali laddove possibile e ha avviato una distribuzione aerea dei medicinali. Tutta la comunità internazionale è mobilitata, a partire dall’Onu per rifornimenti medici e per l’allestimento di campi: in arrivo carichi di merce e personale medico dall’India e supporti analoghi da Stati Uniti e Pakistan:

“Sono attive la Protezione Civile e poi le organizzazione governative e non governative del Paese, ma anche dei Paesi esteri. L’India ha già inviato delle barche per portare i soccorsi nelle zone allagate; ha inviato anche del personale per affrontare e rispondere alle emergenze. Anche altri Stati stranieri stanno contribuendo con degli aiuti economici ma anche con beni di prima necessità”.

Dallo scorso 26 maggio l’isola asiatica è flagellata da piogge battenti, tipiche della stagione dei monsoni, che ormai quasi ogni anno si trasformano in alluvioni disastrose data la deforestazione di intere aree per colture da export come tè e gomma:

“Si aggiunge il fatto che c’è poca consapevolezza da parte del governo stesso e quindi poi delle popolazioni di una preparazione che è precedente al disastro. E quindi la pulizia dei canali, evitare di gettare la spazzatura per la strada, che poi blocca i canali di scolo. Le persone che di solito soffrono di più di queste calamità naturali sono sempre i poveri, perché spesso colpiscono magari a ridosso dei fiumi, sul letto dei fiumi, terreno demaniale dove possono costruire: tutto ciò vistosamente aumenta il loro livello di vulnerabilità".








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