2017-05-29 11:30:00

Giornata Forze di Pace. Paniccia: rinnovare ruolo missioni Onu


Si celebra oggi la Giornata Internazionale delle Forze di pace delle Nazioni Unite. Istituita dall’Assemblea generale Onu nel 2002, vuole rendere omaggio a uomini e donne che prestano sevizio nelle operazioni di pace. Si vogliono ricordare anche le migliaia di operatori civili e militari che hanno perso la vita nello svolgimento di questo prezioso servizio: circa 3.400 dal 1948. Giorgio Saracino ne ha parlato con Arduino Paniccia, docente di Relazioni internazionali presso l’Università di Trieste:

R. – Le Missioni di pace delle Nazioni Unite sono una parte importante non solo del diritto internazionale umanitario, ma anche della stessa costituzione delle Nazioni Unite. Naturalmente hanno avuto un’evoluzione nel corso degli ultimi anni e decenni. La Giornata è quindi l’occasione per rinsaldare i vincoli, ma è anche l’occasione per tracciare delle nuove linee e strategie per rendere questo strumento più adatto ai tempi della globalizzazione in cui viviamo.

D. – Qual è il ruolo di queste Missioni di Pace dell’Onu?

R. – Il loro ruolo è partito ormai nel lontano 1946 come forza di interposizione nell’allora vicenda del Pakistan. Sono diventate missioni sempre più complesse che si sono trasformate poi nel tempo in operazioni molto vicine al problema militare e a quello della ricostruzione degli Stati. Quindi pian piano il ruolo è diventato un ruolo importante che ha coinvolto centinaia di migliaia di soldati, eserciti di oltre 100 Paesi, alcuni preparati, altri molto meno; ha visto la partecipazione delle superpotenze – persino della Repubblica popolare cinese –, ma lo strumento è ormai per alcuni punti di vista superato ed invecchiato. Le missioni, con il terrorismo, hanno assunto aspetti sempre meno legati alle vicende delle stragi e dei conflitti tra Stati, e sempre più legati invece alle vicende delle guerre civili, tribali, religiose.

D. – Quali sono alcune Missioni di Pace che possiamo ricordare ora?

R. – Le Missioni di Pace più importanti sono state sicuramente quelle degli anni Settanta e Ottanta negli Stati africani: tutte quelle relative alle vicende della Repubblica del Congo, che poi sono state abbandonate e sostituite da missioni di forze africane con risultati anche molto dubbi, proprio per la mancanza di coordinamento stretto con il comando delle Nazioni Unite.

D. – Quali sono nel tempo gli effetti delle Missioni di Pace? Ce ne sono alcuni collaterali?

R. – Gli effetti diventano positivi soltanto se vi è una fortissima collaborazione civile-militare. Quindi le missioni devono essere più studiate, più integrate; devono tenere conto dei nuovi fenomeni e delle situazioni geopolitiche abbandonando anche vecchi modelli che possono non servire più.

D. – Quali sono oggi le Missioni di Pace in atto?

R. – Le Missioni sono molteplici, forse da un certo punto di vista troppo frantumate. Su questo la Giornata potrebbe servire per fare finalmente un punto globale della situazione o ridividendo seriamente per aree e per interventi subcontinentali, oppure per una ristrutturazione generale dello strumento che è partito ormai alla fine della Seconda Guerra Mondiale e va – appunto – rivisto e modificato in base alle nuove esigenze. 








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