2017-05-28 09:00:00

Giornata del Sollievo: Italia all’avanguardia nelle cure palliative


Ricorre questa domenica la Giornata nazionale del Sollievo, promossa dal Ministero della Salute e dalla Conferenza delle Regioni allo scopo di diffondere, attraverso un'idonea informazione e iniziative di sensibilizzazione e solidarietà, la cultura del sollievo dalla sofferenza fisica e morale. "Dietro la terapia del dolore c'è un'azione di civiltà, un accompagnamento dolce, estremamente importante per le famiglie", ha commentato il ministro Beatrice Lorenzin intervenendo alla presentazione dell’appuntamento arrivato alla XVI edizione. Ma qual è la situazione della ricerca in Italia in questo settore della medicina? Marco Guerra lo ha chiesto a Giuseppe Tonini, responsabile dell’Unità operativa complessa di oncologia del Policlinico universitario Campus biomedico di Roma:

R. – Ma … io credo che stiamo facendo notevoli passi in avanti; devo dire che le strutture oncologiche italiane che sono state accreditate dalla Società Europea di Oncologia, l’Esmo, sono tantissime e sicuramene questo è un fatto importante, perché significa organizzare le strutture italiane in maniera migliore e adeguata. In Italia abbiamo avuto recentemente la “consensus conference” sulle terapie simultanee. Che significa? Che mentre facciamo cure attive, quindi terapie antitumorali, possiamo anche occuparci dell’aspetto palliativo. Si è visto che iniziare precocemente le cure palliative ha un impatto sulla sopravvivenza dei pazienti – ci sono degli studi – e migliora la qualità di vita. Devo dire che in Italia stiamo seguendo moltissimo questa nuova via delle terapie simultanee …

D. – In una società che invecchia e in cui, un numero sempre maggiore di persone con malattie croniche, necessitano di tali cure, come si può diffondere a livello sanitario, anche tra la popolazione, la cultura delle cure palliative?

R. – Io credo che questa iniziativa sia importante e possa aiutare moltissimo a tutti i livelli. Nella struttura oncologica universitaria in cui lavoro, ci fermiamo ormai molto sull’aspetto più importante, che è la formazione dei giovani già durante il corso di laurea in medicina, ma anche nei corsi di laurea di scienze infermieristiche, nelle scuole di specializzazione, nei master che stiamo facendo. Oggi anche il Ministero della Sanità e anche il Miur stanno portando avanti questa conferenza permanente sulle cure palliative e la terapia del dolore: anche questo consentirà di fare un ulteriore passo in avanti. Sicuramente bisogna fare cultura, bisogna far capire che il dolore, soprattutto neoplastico ma anche per le malattie croniche, deve essere eliminato: questo è un imperativo categorico che noi dobbiamo realizzare.

D. – Dietro alla terapia del dolore c’è un’azione di civiltà, ha detto il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. Ma oggi, tutte le strutture sanitarie sono in grado di fornire questo supporto?

R. – Questo non avviene sempre: se noi facciamo una fotografia italiana, vediamo che gli hospice e le assistenze domiciliari non sono presenti in tutto il territorio nazionale. Questo è l’obiettivo che abbiamo: pensare anche a hospice per i bambini. Il dolore in un bambino che è affetto da tumore non è una cosa giusta. Devo dire che sta crescendo la cultura delle cure palliative, sta migliorando la situazione italiana: siamo, insieme alla Germania, il Paese che ha questi accreditamenti della Società europea di oncologia.

D. – La lotta al dolore prevede solo un intervento farmacologico, è c’è bisogno di un’alleanza tra medico, paziente e familiari che curi anche l’aspetto psichico del malato?

R. – Io credo che i farmaci siano importanti; è chiaro che bisogna trattare in maniera adeguata il dolore. Però, credo che sia importante anche avere un’alleanza con il paziente, con la famiglia e con tutte le strutture che possono aiutare. E’ chiaro che anche gli psicologi e anche le associazioni di volontariato … oggi c’è un grande aiuto di “cross-talk” tra tutte queste entità, proprio per combattere questa malattia. Bisogna lavorare per non lasciare mai soli i pazienti e i familiari, di fronte alla malattia.








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