2017-05-26 15:08:00

G7 a Taormina. Le Ong: concretezza su migrazioni e fame


Tra imponenti misure di sicurezza, 7000 gli uomini messi in campo, si è aperto stamattina a Taormina il G7 a presidenza italiana. Dopo la cerimonia inaugurale e la prima foto di famiglia alle 11.30 al Teatro Greco, i leader hanno dato il via al confronto politico. In agenda: terrorismo, clima, commercio, immigrazione. "Al G7 chiediamo risultati, sappiamo che non sarà un confronto semplice”, ha detto il premier Paolo Gentiloni. "Non c'è dubbio che è il più difficile dei G7”, ha ribadito Donald Tusk, presidente del Consiglio Ue. Numerosi gli appelli delle associazioni umanitarie perché il Vertice prenda decisioni concrete. Al microfono di Adriana Masotti, Marco De Ponte, portavoce di Agire, rete che raccoglie nove Ong:

R. - E' molto facile dire che i vertici internazionali sono solo strette di mano e non servono a niente, però in realtà quando funzionano si prendono degli impegni, si allocano risorse. In particolare sulla questione del diritto al cibo, ad esempio, il G8 che si tenne all’Aquila, otto anni fa, allocò 22,5 miliardi di dollari e quindi ci furono conseguenze positive per la lotta alla fame, ma il lavoro è ancora enorme. Quindi esiste una fortissima preoccupazione che si guardi la punta dei piedi piuttosto che l’orizzonte. Quindi noi diciamo “No: questo vertice è un’opportunità che non va mancata”. Purtroppo sappiamo che i leader entrano al Vertice senza un accordo, anzi sappiamo che questa dichiarazione finale di domani potrebbe essere regressiva rispetto agli accordi già presi per esempio in sede di Nazioni Unite. Quindi facciamo un appello accorato al fatto che non è il caso di tornare indietro per rispondere magari agli istinti che tendono a chiudere i Paesi occidentali rispetto al resto del mondo; invece, bisogna continuare sulla strada degli investimenti. In particolare siamo preoccupati per la crisi alimentare in Africa Orientale.

D. - A creare scetticismo, forse, è la constatazione di differenze tra le impostazioni politiche dei vari leader. Pensiamo a Stati Uniti e Unione Europea, ad esempio …

R. - Senz’altro. Non c’è solo timore, purtroppo c’è una constatazione dello stato dei negoziati sino a questa mattina. Sappiamo che la divisione è forte. Noi riteniamo comunque - siccome il G7 funziona con una dichiarazione finale del presidente di turno - che l’Italia debba fare la propria parte ed eventualmente anche esporre quelle che sono le differenze prendendo però degli impegni in prima persona. Sul tema dell’immigrazione, per esempio, noi sottolineiamo una volta di più il fatto che ciò che preoccupa le opinioni pubbliche occidentali in realtà riguarda 200mila persone, ma le migrazioni nel mondo riguardano 65 milioni di persone! Sfide enormi che Paesi con molte meno risorse affrontano come se fosse normalità. C’è una questione molto importante sull’Agenda del G7: la parità di genere. Ricordiamo per esempio che le donne in tutto il mondo posseggono solo l’uno percento delle terre coltivabili legalmente; sappiamo che la parità di genere è una questione di giustizia, ma anche di ritorno economico. Insomma, sono tante le questioni sul tappeto. Se non c’è accordo tra questi sette leader del mondo occidentale, poi nei prossimi anni diventerà molto più difficile trovare accordi anche più ampi per esempio con la Russia, con la Cina su questioni come quella del clima.

D. - Come a ogni G7 anche a Taormina si svolgerà il controvertice, promosso dai movimenti “No G7”. Qual è la sua importanza secondo lei?

R. - Certo, ci sono anche coloro che ritengono che il G7 non abbia una legittimità perché è un gruppo di Paesi che si radunano senza un processo democratico dietro, quindi con interessi che riguardano solo loro. Però sicuramente Action Aid e le altre organizzazioni di Agire non si schierano contro il G7: schierarsi contro una riunione non ha alcun senso; ciò che ha senso è pretendere che questa riunione di Stati faccia veramente la sua parte, che non ci si fermi ai sorrisi o alle strette di mano, ai tacchi più meno a spillo delle signore … Qui si parla di cose serie! Il Vertice deve avere dei frutti tangibili, devono esserci degli accordi sui temi che abbiamo trattato prima. Non si tratta di essere pro o contro: si tratta di far funzionare le cose nell’interesse del Pianeta.








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