2017-05-26 06:00:00

Bagnasco: il Papa a Genova incontrerà una Chiesa vicina alla gente


Aspettiamo il successore di Pietro con gioia e gratitudine. Così il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente del Consiglio delle Conferenze dei Vescovi d'Europa, che domani accoglierà il Papa in visita alla città della Lanterna. Il nostro inviato Massimiliano Menichetti ha chiesto al porporato quale Chiesa incontrerà Francesco:

R.  – Una Chiesa discreta, com’è il carattere dei genovesi e nello stesso tempo molto laboriosa, con il desiderio e l’impegno di stare vicino alla gente nelle proprie comunità, senza svolazzi particolari, senza proclami - con la discrezione del carattere genovese - e quindi operativa.

D. – Lei ha detto: mi auguro che il Papa porti una spinta alla missionarietà…

R. – Perché la missionarietà fa parte della Chiesa. La Chiesa o è missionaria o non è se stessa. Inoltre in questo anno, come conseguenza del Congresso eucaristico dell’anno scorso, è in atto una particolare iniziativa missionaria, chiamata “Missione dei giovani ai giovani”: circa un centinaio di ragazzi genovesi si sono preparati alla missione, ad annunciare il Vangelo nei diversi ambienti di vita - università, scuola, lavoro, il mondo del tempo libero, dello sport - appunto ai giovani. Quindi una missione di settore, se vogliamo dire così, che è in atto e vedremo i risultati.

D. – Il porto di Genova evoca la partenza, l’accoglienza, le gru, il lavoro. Due temi, quello dei migranti e del lavoro, molto cari alla città e anche complessi da dipanare. Come si affronta questo?

R.  – Ho vissuto vicino al porto, nei vicoli di Genova, da bambino. Il porto è il biglietto da visita di Genova: le gru, questi grandi strumenti di lavoro, tipicamente portuali sono veramente l’identità della città. Certamente c’è molta altra industria manifatturiera e servizi, il turismo che sta crescendo, però il porto è fondamentale. Il porto era in grave crisi, adesso ci sono dei segnali di superamento, di sviluppo, promettenti. C’è una grande storia di vicinanza della Chiesa genovese al mondo del lavoro perché l’associazione “Armo” - l’assistenza religiosa, morale, al mondo del lavoro - purtroppo è stata abolita ma è continuata a Genova con un piccolo nucleo di cappellani, di sacerdoti, che con puntualità, tutte le settimane vanno e sono conosciuti da tutti, a tutti i livelli. Questo ha creato un clima di fiducia, di simpatia, fra il mondo del lavoro, di qualunque appartenenza politica, ideologica, e la Chiesa genovese, tanto che con l’arcivescovo c’è un rapporto di confidenza, di fiducia e di rispettosa collaborazione.

D. – Genova ha più migranti di tutta la Liguria. E’ una delle sfide?

R. – Solo le nostre strutture ne stanno accogliendo quasi 300 e non sono soltanto accolti, quindi la prima accoglienza, ma sono soprattutto avviati ad un processo di integrazione attraverso la conoscenza della lingua, che è alla base, ma anche attraverso scuole di lavoro, avviamento, laboratori di lavoro, come la falegnameria, l’edilizia, la sartoria, l’agricoltura, sperando che questo sia un processo di vera integrazione. Il risultato finora è molto positivo.

D. – Che cosa si aspetta da questa visita del Papa e cosa gli dirà?

R. – Aspettiamo le sue parole, i gesti, ciò che vorrà dire con la sua persona. E questo ci sarà più che sufficiente per guardare avanti. Vogliamo stringerci attorno a lui. Io dirò semplicemente quello che Genova ha mostrato in questi mesi e che mostrerà e cioè che gli vogliamo bene.








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