2017-05-22 14:02:00

Greenaccord: su nucleare Svizzera in linea con l'Ue


La Svizzera abbandona l’energia nucleare. Ieri infatti ha vinto il “si”, con il 58,2% delle preferenze, al referendum sull’energia. Il Paese andrà dunque verso una graduale dismissione dell’atomo a vantaggio delle fonti rinnovabili. L’adesione più consistente si è stata registrata nei cantoni di Vaud e Ginevra, tra i contrari quello di Argovia. Massimiliano Menichetti ne ha parlato con il prof. Andrea Masullo presidente comitato scientifico di Greenaccord:

R. – Certamente la decisione è in linea, anche se la Svizzera non fa parte dell’Unione Europea, con le strategie dell’Ue di sviluppo e di strategie energetiche compatibili con la grande sfida dei cambiamenti climatici. La rinuncia al nucleare è dovuta soprattutto a questioni di mercato; è un’energia che è stata forzatamente ritenuta a basso costo quando nella realtà non lo è. Tutti quei Paesi che l’hanno sviluppata da molti anni si stanno accorgendo di quanto costa lo smantellamento e la gestione delle scorie, per altro per le quali non esistono ancora soluzioni definitive. Tutti i Paesi come la Francia, infatti, stanno ritardando il più possibile queste operazioni di smantellamento che saranno costosissime. Anche la Francia, un Paese molto nuclearizzato, sta sviluppando strategie che si muovono verso tutt’altra direzione, ovvero le fonti rinnovabili.

D. - In Europa ci sono 187 centrali nucleari concentrate in 17 Paesi. 15 però risultano in costruzione: in Bulgaria, Finlandia, Francia, Russia Slovacchia e Ucraina …

R. - Il dato vuol dire che l’era del nucleare, almeno quella che conosciamo fino adesso, è conclusa; stiamo parlando di pochissimi nuovi impianti a fronte di decine e decine che nei prossimi anni dovranno essere smantellati.

D. - Lo smantellamento è sicuro?

R. - Per quanto riguarda le scorie diciamo a bassa intensità - quelle che in poco più di un secolo si spengono, diventano poco o nulla pericolose - esistono indubbiamente delle tecniche di stoccaggio. Ma per quanto guarda le scorie contenti transuranici come il plutonio, la sfida diventa veramente insensata, una sfida all’impossibile perché questi materiali devono essere conservati e controllati per oltre 100mila anni! La civiltà umana ha 12mila anni! Spesso ci dimentichiamo questo piccolo dato. 100mila anni è un’eternità: è un’impresa impossibile è un tempo che va ben oltre la nostra civiltà.

D. - Dove si sta andando a livello di produzione di energia?

R. – Verso le energie rinnovabili, che spesso sono state sottovalutate semplicemente perché valutate all’interno di un sistema fondato su produzioni centralizzate come quelle fossili o quelle nucleari. Quindi grande potenza e grande distribuzione in rete. Dobbiamo rimodellare il nostro sistema produttivo e di consumo su reti locali di produzione di energia connesse tra di loro. Il programma europeo infatti parla di energy union, creare una rete di interconnessioni europee in modo che si sia in grado di bilanciare le differenze di produzione nell’arco del tempo. Per fare un esempio pratico: laddove ci sarà una carenza di energia solare in un nodo della rete, potrebbe esserci un’eccedenza eolica da un’altra parte dell’Europa.








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