2017-05-05 12:04:00

Card. Sandri: mondo non abbandoni cristiani perseguitati


In questi giorni la Congregazione per le Chiese Orientali ha celebrato il proprio centenario insieme a quello del Pontificio Istituto Orientale. Il Dicastero è in questo periodo fortemente impegnato a sostenere le comunità cattoliche d'Oriente colpite da guerre e persecuzioni. Su questo importante anniversario, Sergio Centofanti ha intervistato il cardinale prefetto Leonardo Sandri:

R. – Possiamo certamente dire che questo anniversario è molto importante per la vita della Congregazione e per il Pontificio Istituto Orientale; è un momento di riflessione sulla grande importanza che hanno le Chiese orientali cattoliche nella Chiesa cattolica di Roma e come per la Chiesa sia cresciuta questa coscienza di avere una ricchezza che viene dagli Apostoli, dalle Chiese apostoliche, e che si traduce nella disciplina, nella Liturgia, nella patristica, nella spiritualità, che sono veramente fonti importantissime anche per oggi, come lo ha sottolineato a suo tempo Giovanni Paolo II, per affrontare il nostro cammino verso l’essere discepoli di Cristo.

D. - Lei ha detto in questi giorni che tanti passi sono stati fatti, ma altri passi sono ancora da compiere …

R. - Esattamente, perché questa consapevolezza, non solo dell’esistenza, ma dell’importanza di queste Chiese per la vita spirituale della Chiesa, significa anche che dobbiamo tenere conto dei problemi di oggi come quello dell’emigrazione di tutti quelli che scappano a causa della guerra, specialmente in questo periodo in Medio Oriente. La persecuzione e l’esilio hanno fatto sì che tanti nostri fratelli cristiani, cattolici, orientali, si spostino nei nostri Paesi in cerca di sicurezza, pace e una prospettiva di futuro con più speranza. Per questo significa che tutto il nostro lavoro deve orientarsi anche a venire incontro a tutte queste necessità. In questo senso abbiamo sempre la collaborazione di tutta la Chiesa latina – vescovi, sacerdoti e fedeli – che ringraziamo. E questo è il cammino che per il futuro si troverà per le Chiese cattoliche orientali, certo, non abbandonando mai il Medio Oriente, in modo tale che ci sia sempre una presenza cristiana, non solamente di monumenti e di pietre che non parlano e che non pensano, ma di pietre vive che seguono Cristo perché una fattore di pace, di equilibrio per tutti questi Paese. Saremo pochi cristiani, non saremo molti, ma saremo sempre al servizio di questi Paesi per la riconciliazione e per la pace dei loro abitanti.

D. – Cosa si può chiedere di più alla comunità internazionale per i cristiani in Oriente che stanno vivendo momenti così difficili?

R. - La comunità internazionale è stata esortata sempre da tutti i Papi a trovare e a cercare la pace. In questo senso voglio mettere in risalto tutti gli appelli di Papa Francesco e anche l’ultimo suo viaggio in Egitto dove ha chiamato giustamente alla pace e alla riconciliazione, alla difesa della dignità della persona umana e dei valori che sono giustamente il fondamento di una convivenza possibile per tutti, evitando sempre la violenza, evitando sempre la divisione, l’odio e il terrorismo, e in questo senso, che nessuna religione possa mai essere per nessuno ispirazione per la violenza e per l’odio. Tutto questo lo fa la Chiesa nel suo insegnamento nelle scuole e in tutte le istanze che sono sotto il suo controllo. Gli appelli alla comunità internazionale sono sempre moltissimi e speriamo che ci sia questa risposta da parte loro, specialmente dei Paesi che hanno più incidenza in questa Regione perché presto, al più presto, ci sia pace, sicurezza in Siria, in Iraq e in tutto il Medio Oriente.








All the contents on this site are copyrighted ©.