Il lavoro è una “capacità innata” e un “bisogno fondamentale”. Lo scrive il Papa nel Messaggio alla professoressa Margaret Archer, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, in occasione della sessione plenaria dell’organismo, in corso fino al prossimo 2 maggio. Tale affermazione, spiega Francesco, è ben più forte rispetto al concetto di lavoro come “diritto”: la storia insegna infatti che “i diritti possono essere sospesi o addirittura negati; le capacità, le attitudini e i bisogni, se fondamentali, no”.
Partecipazione sociale e interrelazione tra persone
Il tema della plenaria, “Verso una società partecipativa: nuove strade per l’integrazione
sociale e culturale”, invita a riflettere – aggiunge il Pontefice – sulla questione
della partecipazione sociale. Dal momento che la società è “una realtà partecipativa
per il reciproco interscambio”, dobbiamo rappresentarla come “un tutto irriducibile
e come un sistema di interrelazione fra le persone”. La giustizia, prosegue il Papa,
può essere allora ritenuta la “virtù” degli individui e delle istituzioni, che nel
rispetto dei legittimi diritti mirano “alla promozione del bene di coloro che vi prendono
parte”.
Fraternità, dignità e libertà
Richiamando al senso di “fraternità” e all’impegno “per l’allargamento dello spazio
di dignità e di libertà delle persone”, Francesco nota che “ciò che è più inquietante
oggi è l’esclusione e la marginalizzazione dei più da una partecipazione equa nella
distribuzione su scala nazionale e planetaria dei beni sia di mercato sia di non-mercato”,
come la dignità, la libertà, la conoscenza, l’appartenenza, l’integrazione, la pace.
Proprio le diseguaglianze, “insieme alle guerre di predominio e ai cambiamenti climatici”,
sono le cause della più grande migrazione forzata nella storia, “che colpisce oltre
65 milioni di esseri umani”, senza dimenticare il “dramma crescente” delle nuove schiavitù
nelle forme del lavoro forzato, della prostituzione, del traffico di organi, che sono
“veri crimini contro l’umanità”: è “allarmante” - conclude - “che oggi il corpo umano
si compri e si venda, come fosse una merce di scambio”.
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