2017-04-24 12:49:00

Malaria: ogni due minuti muore un bimbo, pronto nuovo vaccino


La malaria continua a uccidere più di 400.000 persone ogni anno. Lo rende noto l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), in vista della Giornata internazionale per la lotta contro la malattia che ricorre il 25 aprile. Il servizio di Giada Aquilino:

“Una spinta alla prevenzione”. Questo il tema, per il 2017, della Giornata mondiale per la lotta contro la malaria, una malattia infettiva che - rende noto l’Oms - nel solo 2015 ha provocato 429.000 morti: oltre i due terzi sono piccoli sotto i cinque anni. Vale a dire: ogni due minuti muore un bambino di malaria. Dati allarmanti, soprattutto per certe zone dell’Africa. In Angola, Mozambico, Etiopia, Uganda, Tanzania, Sud Sudan e Sierra Leone opera con progetti ad hoc Medici con l’Africa Cuamm. L’epidemiologo Giovanni Putoto ne è il responsabile programmazione:

“Il 90% dei casi di malaria, che sono in totale 212 milioni, e il 92% delle morti avvengono nell’Africa Subsahariana e ad essere più esposti al rischio di contagio sono i bambini, perché non hanno ancora sviluppato alcuna immunità. Infatti due terzi delle morti riguarda bambini sotto i cinque anni e sono stati circa 303 mila solo nell’Africa Subsahariana. La malaria è trasmessa da una zanzara – la Anopheles femmina - che è particolarmente suscettibile alle condizioni ecologiche e in particolare alla temperatura, all’umidità, alla disponibilità di acqua. Le zone tropicali nel mondo, in particolar modo in Africa, sono le aree ideali per permettere all’Anopheles di sviluppare e trasmettere il parassita, iniettandolo da un corpo all’altro. Poi oltre ai fattori ambientali, ecologici, ci sono anche dei fattori legati all’organizzazione umana. È fondamentale che le abitazioni abbiano reti di protezione per impedire alle zanzare, specie durante le ore serali, di entrare in casa. Anche l’avere dei vestiti che coprano gran parte del corpo è un ulteriore elemento protettivo. In molte parti del mondo e purtroppo in Africa Subsahariana tali condizioni nono ci sono”.

L’Oms ha annunciato che in Kenya, Ghana e Malawi nei prossimi mesi partirà una nuova vaccinazione contro la malaria, che interesserà almeno 360 mila bambini. Ancora Putoto:

“C’è un nuovo vaccino che si chiama ‘Mosquirix’ che ha superato le tre fasi di test clinico. Sono fasi sperimentali, obbligatorie per tutti i tipi di vaccini, incluso quello della malaria. Questo però è un vaccino interessante perché sarà testato su numeri importanti nei tre Paesi africani e sarà inserito nel programma vaccinale di ciascuno di essi. Quindi i bambini dai 5 ai 17 mesi, in Kenya, Ghana e Malawi, oltre alle vaccinazioni tradizionali contro la poliomielite, la difterite, il tetano, riceveranno anche questo vaccino. Si inizierà nel 2018. I risultati saranno monitorati costantemente, riguardo all’efficacia e alla sicurezza, e dovremmo apprezzare i primi risultati intorno al 2022”.

Quest’anno, per la Giornata mondiale, si è voluto porre l’accento sulla prevenzione. Determinante, secondo il responsabile programmazione di Medici con l’Africa Cuamm:

“Ogni volta che c’è un vaccino si diffondono nuove speranze. Ma il vaccino da solo non riesce a ridurre il livello di contagio e a risolvere il problema. È necessario che sia preceduto ed integrato da servizi di prevenzione. Nel caso della malaria, questi servizi sono di varia natura. Il più importante è la distribuzione e l’uso corretto a livello familiare delle zanzariere impregnate di sostanza a base di piretro. Quindi c’è una grande attività - in Africa e altrove - di distribuzione di queste zanzariere che vengono date alle donne durante le visite prenatali; a loro viene anche insegnato come utilizzarle correttamente. La seconda attività di prevenzione riguarda le donne in gravidanza. Vengono somministrate da due a tre dosi di un farmaco antimalarico per aiutare la donna in gravidanza a non infettarsi e a non avere delle sequele gravi legate alla malaria, come possono essere l’anemia o addirittura l’insufficienza placentare, con effetti negativi sulla crescita del feto. Poi ci sono gli accessi - quando ci sono gli eventi febbrili provocati dalla malaria - a diagnosi e terapie immediate il più vicino possibile ai luoghi dove vivono le popolazioni. Oggi c’è una grande diffusione dei test rapidi per la malaria, che possono essere fatto anche nei più piccoli villaggi”.








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