2017-04-22 13:56:00

Afghanistan: oltre 140 soldati uccisi dai talebani


Sarebbero oltre 140 le vittime in Afghanistan di un attentato compiuto dai talebani contro la base militare nella provincia settentrionale di Balkh. Secondo fonti ufficiali gli assalitori erano sei, di cui 5 uccisi e 1 arrestato. La stampa locale, invece, parla di almeno 11 terroristi. L’attacco è stato rivendicato dal portavoce talebano Zabihullah Mujahid come “vendetta” per l’uccisione di un loro leader nella provincia di Mazar-i-Sharif. Giorgio Saracino ne ha parlato con Vittorio Emanuele Parsi, professore ordinario di Relazioni Internazionali all'Università Cattolica del Sacro Cuore:

R. - L’impressione è che i talebani in questo momento siano in difficoltà perché stanno perdendo una parte del consenso all’interno del Paese e in qualche modo cercano di reagire a questa situazione. Ultimamente si sono trovati in difficoltà soprattutto sul piano militare, nel senso che nonostante in Afghanistan la situazione sia tutt’altro che brillante, alcuni capi importanti sono stati localizzati ed eliminati. Penso alla super-bomba che è caduta in Afghanistan qualche giorno fa, lanciata dagli americani. E questo è il loro modo di reagire a questo tipo di situazione.

D. - Qual è la situazione ora in Afghanistan?

R. - La situazione  purtroppo non è molto diversa da quella che è stata lasciata dopo l’episodio di Isaf. Il presidente in carica, in realtà fa fatica a tenere il Paese sotto controllo. Ci sono due problemi che conoscevamo fin dall’inizio. Da un lato per poter mettere in sicurezza questo Paese occorre un numero di forze militari e paramilitari imponenti e che ha un costo gigantesco; dall’altro c’è la preoccupazione per il rallentamento delle attività dei donors internazionali. Quindi, insomma un po’ un paradosso perché l’uscita dell'Isaf dall’Afghanistan ha privato il governo del principale strumento attraverso il quale la situazione si era parzialmente stabilizzata. Quindi questo ha riaperto un meccanismo infernale, riportando l’Afghanistan indietro di parecchi anni. Tutto questo nonostante la buona volontà del governo del presidente in carica. Sicuramente l’Afghanistan in questi anni di presenza dell'Isaf è entrato brutalmente a contatto con il mondo esterno, quindi questa situazione di totale isolamento che c’era prima dell’intervento militare negli anni più bui del governo talebano, non c’è più.

D. – Quale sarà il futuro dell’Afghanistan?

R. - Credo che sia da escludere un tracollo immediato del nuovo Afghanistan, però credo sia anche difficile immaginare una riunificazione sotto un governo nazionale dell’intero Paese, anche perché non dimentichiamo che il Pakistan continua ad avere un ruolo ambiguo nei confronti dell’Afghanistan, così come ha un ruolo ambiguo l’Iran. Oggi sicuramente l’Iran ha un’influenza sull’Afghanistan che 15 anni fa non poteva neanche sognare. Il Pakistan ha perso una parte della sua influenza, ma continua ad averne in maniera rilavante sulla parte orientale del Paese ed è da lì che in qualche modo continua a tessere le sue linee per impedire una stabilizzazione dell’Afghanistan che vada troppo a svantaggio di quella che è la concezione di opportunità strategica che ha ossessionato i governi pakistani fin dall’indipendenza del Paese.








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