2017-04-18 15:02:00

Migranti, ancora sbarchi. Don La Magra: chi salva è angelo in mare


E’ arrivata a Vibo Valentia, in Calabria, una nave con a bordo circa 1.800 migranti, perlopiù minori non accompagnati e donne in stato di gravidanza. Sono di provenienza subsahariana e fanno parte del gruppo di circa novemila persone soccorse nei giorni scorsi al largo delle coste libiche e del canale di Sicilia. Per domani è atteso l’arrivo di altre 400 persone a Salerno. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

Novemila in due giorni, sono le persone salvate nel Mediterraneo, dirette verso le coste italiane a bordo delle solite navi di fortuna. Arrivano dalla Nigeria, dal Senegal, da altri Paesi dell’Africa subsahariana, sono donne, bambini, anche di soli pochi mesi, uomini, se così si vogliono definire ragazzi poco più che ventenni. A Lampedusa il centro accoglienza è di nuovo al collasso, circa 400 i posti previsti, quasi mille le persone presenti in questo momento. La riflessione di Don Carmelo La Magra da ottobre è il nuovo parroco dell’isola:

“I migranti conoscono la comunità parrocchiale come un luogo di rifugio, quando riescono a uscire dal centro vengono qui anche solo per pregare o chiedere qualcosa di cui hanno bisogno. La gente è sempre molto sollecita, anche se spesso non riesce a fare tutto il necessario per un numero così grande di persone. La popolazione di Lampedusa è anche preoccupata nel vedere sempre bambini, donne, giovani uomini, vittime di violenze. Quando arrivano qui a Lampedusa raccontano le violenze subite in Libia, le torture, la detenzione, i soldi che vengono chiesti fino allo sfinimento, e la popolazione di Lampedusa assiste in prima linea a tutto questo, c’è molta preoccupazione anche per la sorte e la vita di queste persone. Spesso ci fanno vedere le ferite, le cicatrici, le bruciature, segno di queste torture che quasi tutti gli uomini subiscono, la gravidanza delle donne è spesso simbolo poi di un’altra violenza subita, anche donne molto giovani. Quindi, ormai, la Libia per loro non è un Paese sicuro e noi chiediamo che queste persone presenti in Libia vengano aiutate ad allontanarsi dalla Libia e non riportate lì come qualcuno magari pensa di fare. Riportare in Libia significa mettere muri, significa consegnare la gente a chi li ha torturati. A volte qualcuno riesce anche a farci arrivare delle foto dei luoghi di detenzione o dei posti di attesa che assomigliano molto ai lager nazisti”.

In Italia le polemiche in questo momento riguardano soprattutto il capitolo spese per soccorso e accoglienza contenute nel Def che, nel 2017, potrebbero salire fino a 4,6 miliardi di Euro. Un miliardo in più dell’anno scorso, cifra che ha suscitato le proteste della destra e della Lega. Intanto, mentre da una parte si chiede all’Europa di farsi carico degli arrivi dei migranti, un problema che non può essere affrontato solo dall’Italia, all'altra c’è anche chi chiede, all’Italia stessa, di revocare l’accordo con la Libia. Negli ultimi tempi, inoltre, si è molto discusso del ruolo delle organizzazioni impegnate nel salvataggio dei migranti ritenute da alcuni, seppur inconsapevolmente, fiancheggiatori dei trafficanti di uomini. Ancora don La Magra:

“Le organizzazioni umanitarie con le loro navi e la guardia costiera con la marina italiana sono quelli che più di tutti si spendono per salvare le vite. Già tante persone muoiono in mare, senza l’aiuto delle organizzazioni umanitarie certamente non  potrebbero diminuire le partenze, ma diminuirebbero gli arrivi di persone in vita. Sono angeli in mare che salvano vite umane ed è assurdo che si debba quasi giustificare e difendere da accuse chi salva le vite piuttosto che coloro che permettono che le persone muoiano. Venite a vedere a Lampedusa quello che non riescono a trasmettere i mezzi di comunicazione. Qui c’è una comunità che accoglie che condivide, a volte non può fare tanto a livello materiale, ma può stare vicino alle persone raccogliendo la sofferenza di moltissimi, tutti innocenti e, spesso, giovani; persone che cercano un futuro per loro e per le loro famiglie. Chiediamo che si cerchi di proteggere le persone più che proteggere i confini. Lo ribadiva anche il nostro vescovo: fino a quando l’Europa cercherà di mantenere la sicurezza non risolverà il problema”.








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