2017-04-16 11:59:00

Pasqua di guerra in Siria. Mons. Audo: Chiesa cruciale per la gente


Quella di oggi è la settima Pasqua che la Siria celebra da quando nel Paese infuria la guerra, iniziata a marzo 2011. In un clima di violenza continua, aggravata dall’attacco chimico del 4 aprile a Khan Sheikhun, nella provincia nord-occidentale di Idlib, e da nuovi bombardamenti, la piccola comunità cristiana si ritrova nella speranza che - come ha auspicato più volte Papa Francesco - la Risurrezione di Cristo favorisca nei cuori e nelle coscienze “di quanti hanno responsabilità politiche a livello locale e internazionale” un sentimento di pace per porre fine alla tragedia. Lo testimonia mons. Antoine Audo, vescovo di tutti i caldei della Siria e presidente della Caritas nazionale, raggiunto telefonicamente ad Aleppo da Giada Aquilino:

R. - La situazione è sempre tragica, ogni volta che abbiamo una celebrazione come quella di oggi, la festa di Pasqua, siamo veramente in un atteggiamento di fede: malgrado tutto, nella gioia. Sentire di essere in comunione, in comunità, ritrovandosi insieme: è molto importante per noi come cristiani dell’Oriente sentirsi in famiglia, nella comunità ecclesiale.

D.  – Come la popolazione ha vissuto la Settimana Santa?

R. – Per noi la Settimana Santa e poi la domenica di Pasqua sono momenti molto forti. Si vivono con molte preghiere. In particolare il Venerdì Santo, soprattutto nel quartiere dei cristiani, tutte le famiglie vanno da una chiesa all’altra, in pellegrinaggio in almeno sette chiese, per compiere un cammino di penitenza, di conversione e anche di solidarietà. Nonostante tra i cristiani ci si renda conto che stiamo diminuendo come numero nella società, facciamo di tutto per essere insieme, per attraversare e superare queste violenze. Malgrado tutto, c’è davvero una speranza in Siria che la pace sia possibile.

D. - Dalla Risurrezione che senso di rinascita può venire per la Siria? Cosa le hanno detto i fedeli?

R. - Quando si celebra la Risurrezione si dice che è possibile riprendere la convivenza, il vivere insieme, la prosperità.

D. – Di fronte alla tragedia dell’attacco chimico nella provincia di Idlib, ai bombardamenti, alle violenze, cosa dice la gente dell’emergenza umanitaria? Come si vive oggi in Siria?

R. – Dicono che senza l’aiuto delle Chiese, degli organismi internazionali, della Caritas, del sostegno del Santo Padre non sarebbe stato possibile vivere. Sarebbe veramente soltanto una grande tragedia. Tanti dicono che col supporto della Chiesa e della comunità internazionale la gente può vivere: almeno mangiare, andare a scuola, avere medicine.

D. – Per questa Pasqua ci sono stati contatti anche con le altre comunità religiose del Paese?

R. - In questo giorno di Pasqua sono venuti alcuni leader musulmani da noi e in tutte le chiese per presentare i loro auguri, per esprimere solidarietà, fratellanza. E’ molto importante. Un altro esempio è che dalla Domenica delle Palme fino ad oggi, il Patriarca siro-cattolico Ignace Joseph III Younan è venuto ad Aleppo per visitare la zona ed è andato anche nella grande moschea della città, che in parte è distrutta, per incontrare il Muftì di Aleppo. Sono gesti importanti che continuano. E questa è la direzione della Chiesa: il Santo Padre dà un messaggio di mutuo rispetto, di ascolto, di pazienza, che ci aiuta molto.








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