2017-04-07 13:21:00

Giornata internazionale rom e sinti, inclusione ancora lontana


“Nel 2016 si è rischiato che 'il superamento dei campi' intraprendesse derive lesive dei diritti umani, tramutandosi di fatto in sgomberi forzati". Così l’Associazione 21 luglio che in occasione della Giornata internazionale dei rom e sinti, l'8 aprile, ha presentato al Senato il suo rapporto annuale. Dall’indagine risulta che sono 28 mila i rom in emergenza abitativa, lo 0,05% della popolazione italiana. Di essi 18 mila vivono in insediamenti monoetnici gestiti dalle autorità pubbliche, mentre 10 mila negli insediamenti informali. Il monitoraggio nel 2016 evidenzia 250 sgomberi forzati e 175 episodi di discorsi di odio registrati, 90 in meno rispetto al 2015. Eugenio Murrali ha intervistato il presidente dell’associazione, Carlo Stasolla:

R. – Per la prima volta in Italia viene pubblicata una mappatura precisa, esatta, circostanziata di quanti e dove sono gli insediamenti formali e informali presenti nel territorio. Fino ad oggi si è parlato sempre di 35-40mila persone. In realtà, a seguito di una mappatura durata circa due anni, oggi possiamo dire con certezza che i rom in emergenza abitativa sono 28 mila di cui 18 mila presenti in insediamenti creati, gestiti e organizzati dalle istituzioni, mentre circa 10 mila si trovano nei cosiddetti insediamenti informali.

D. - La Strategia Nazionale di inclusione Rom, Sinti e Caminanti che risultati sta dando?

R. - A fronte del fatto che impegna l’Italia entro il 2020 a superare i mega campi monoetnici, di fatto noi abbiamo registrato come dal 2012 ad oggi si sono spesi circa 30 milioni di Euro per costruire nuovi campi. Oggi, ad esempio nella città di Napoli, viene inaugurato un nuovo campo. Questo è un dato gravissimo che va contro i principi della Strategia Nazionale.

D. - Quindi ha senso oggi questa Giornata internazionale rom e sinti …

R. - Di fronte al fatto che in altri Paesi viene celebrata questa giornata con convegni, feste, in Italia non viene fatto nulla, ma, anzi si reitera con una politica dei campi fatta di sgomberi forzati, di allontanamenti, di segregazione abitativa dei rom nel nostro Paese.

D. - Ancora politiche discriminatorie …

R. - Sì, siamo ancora lontani dall’inclusione. Manca conoscenza presso le autorità locali, mancano competenze, mancano strumenti, mancano da parte del governo centrale fondi e indirizzi politici.

D. - L’Italia è anche stata oggetto di molte raccomandazioni da parte degli enti internazionali …

R. - L’ultima è da parte dell’autorevolissimo Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite, siamo in grosso ritardo e quindi siamo anche vicini ad una procedura di infrazione per la quale anche noi come associazione stiamo lavorando a Bruxelles. Si tratta di una procedura di infrazione sul diritto all’alloggio dei rom che potrebbe cadere come una tegola sul governo italiano a partire già dal 2017.

D. - Parlava di sgomberi forzati. C’è un problema molto serio su questo punto …

R. - C’è un Comitato per i diritti sociali, economici e culturali delle Nazioni Unite che stabilisce come deve essere operato uno sgombero. In realtà nel nostro Paese da Roma a Milano, passando per Napoli, le autorità non eseguono quanto previsto. Sempre oggi a fronte della nuova costruzione del campo, a Napoli, per esempio, si conclude uno sgombero forzato di 1300 rom nell’insediamento di Gianturco che era il più grande insediamento informale italiano. Qui registriamo e segnaliamo una violazione sistematica dei diritti umani.

D. - I discorsi di odio nella politica quanto influiscono?

R. - Sono la benzina sul fuoco. Di fronte a questa incapacità delle amministrazioni locali, poi i discorsi politici incidono in maniera molto forte. Noi, anche qui, abbiamo segnalato - nel 2016 - 175 episodi di discorsi d’odio, così come dieci gravissime azioni di odio rivolte alle comunità rom, anche se, da questo punto di vista, dobbiamo dire che sui discorso d’odio, anche per il grande lavoro fatto dalla società civile, registriamo un decremento rispetto agli anni precedenti e quindi questo fa ben sperare.

D. - Voi puntate molto sull’educazione per l’integrazione come “Associazione 21 luglio” …

D. - E' uno dei nostri assi. Non ci occupiamo solamente dei diritti umani, facciamo anche un lavoro all’interno della comunità attraverso percorsi di educazione, di formazione all’attivismo rivolti sia ai bambini, ai bambini più piccoli attraverso percorsi educativi, ma anche attraverso itinerari formativi rivolti ai giovani, rom e non rom, percorsi di formazione all’attivismo dei diritti umani.

D. - Dal vostro rapporto sembrerebbe che l’Italia continui ad essere il peggior Paese nel panorama europeo per un cittadino di etnia rom. Roma, in particolare, ha il primato per le baraccopoli …

R. - Esattamente. Premesso che in tutta Europa ci sono varie forme di discriminazione verso i rom, in Italia è centrale la questione abitativa. Quindi possiamo sicuramente affermare che per un cittadino che è povero, che non ha strumenti, che non ha mezzi per vivere, l'Italia è il Paese peggiore dal punto di vista abitativo. Si ha certezza di finire in una baraccopoli informale o, peggio ancora, in un campo creato e gestito dalle autorità.








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